Per la prima volta da sette mesi la fiducia dei consumatori negli Stati Uniti è calata. A sorpresa l’indice Michigan ha fatto registrare a marzo una flessione a quota 74,3 punti, dai 75,3 di fine febbraio. Gli analisti avevano invece previsto un incremento a 75,6 punti.
Scomponendo l’indicatore, tuttavia, la componente che misura le condizioni attuali dell’economia è salito a 84,2 punti, dagli 83 di fine febbraio. Quella che misura le condizioni future è caduta invece da 70,3 a 68 punti. Le attese sull’inflazione a 12 mesi sono salite al 4% dal 3,3% dell’ultima rilevazione, mentre quelle a 5 anni sono salite al 3% dal 2,9%.
Quanto alla produzione industriale, è rimasta invariata a febbraio rispetto al mese precedente. Il calo dell’attività di estrazione mineraria ha compensato i passi in avanti del settore manufatturiero. Anche questo dato è peggiore delle attese, considerando che gli economisti attendevano un aumento dello 0,4%.
La Federal Reserve ha fatto sapere che la capacità di utilizzazione degli impianti è calata al 78,7 % dal 78,8% del mese precedente, con gli analisti che si aspettavano un dato sostanzialmente invariato al 78,8%. Scomponendo l’indicatore, da segnalare che mentre la produzione delle imprese di utility è rimasta invariata, dopo un calo del 2,2% a gennaio, la produzione di veicoli a motore è scesa dell’1,1% e il settore manufatturiero, escludendo quello automobilistico, è avanzato dello 0,4%.
Nonostante questi dati negativi, in apertura il Nasdaq e il Dow Jones si muovono intorno alla parità.
