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Usa e tecnologia: i posti di lavoro persi non torneranno

FIRSTonline

I posti di lavoro persi dall’inizio della Grande recessione al suo nadir sono stati circa 7.5 milioni. Ma dal giugno 2009 (quando la recessione finì – non che ci sia stata una gran ripresa poi…) ad oggi ne sono stati recuperati solo 3,5 milioni. E c’è di peggio. Circa la metà dei posti persi erano di fascia media (con remunerazioni annuale da 38 a 68mila dollari). Ma dei posti di lavoro creati poi solo il 2% sono di fascia media: il 69% hanno remunerazioni più basse e il 29% più alte.

La ragione? Andrew McAfee, ‘principal research scientist’ al Center for Digital Business del Massachusetts Institute of Technology e co-autore di “Race Against the Machine” ha detto: “Non ho mai visto un periodo in cui i computer esibiscono tali e tante capacità e abilità come in questi ultimi anni”. Questa difficoltà di creare posti di lavoro viene talvolta ascritta alle migrazioni di produzioni verso i paesi emergenti, ma la ragione principale, secondo McAfee, sta nella tecnologia. 

I posti nei call center vengono rimpiazzati da sistemi automatizzati, i lettori dei contatori sono sostituiti dagli ‘smart meter’, gli agenti di viaggio cedono il posto alle prenotazioni online e l’e-commerce ad intensità di lavoro molto più bassa rispetto ai negozi ‘veri’ toglie lavoro a commessi e commesse. Dopo aver ridotto i posti di lavoro nella manifattura l’informatica ora li sta riducendo nei servizi.Anche qui, tuttavia, ci sono ottimisti e pessimisti: i primi pensano che i bisogni umani sono infiniti e i servizi spiazzati dall’automazione e dall’informatica saranno sostituiti da altre attività che soddisfano altri bisogni.

 

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