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Usa e Cina sempre più lontane: così il Messico torna ad essere il primo partner di Washington

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Le tensioni geopolitiche degli ultimi anni stanno cambiando lo scenario delle alleanze commerciali. La Cina, che ormai ha completato il sorpasso sugli Usa come potenza economica, guarda sempre più all’Africa e al Sudamerica, e gli stessi Stati Uniti, che per 20 anni hanno avuto in Pechino il primo partner commerciale nonostante tutte le divisioni sul piano politico e culturale, guardano oggi molto più vicino ai loro confini geografici. Nel primo semestre di quest’anno, infatti, il Messico è tornato ad essere il primo Paese dal quale gli States importano prodotti: non accadeva dal 2003, da vent’anni appunto.

Usa, Messico e Canada sempre più vicini

Nel dettaglio, nel primo semestre del 2023 gli americani hanno importato prodotti dalla Cina per 203 miliardi di dollari, il 25% in meno rispetto all’anno precedente, mentre gli acquisti dal confinante Messico sono aumentati del 5,4% a 236 miliardi. Adesso il Messico vale il 15,5% di tutte le importazioni statunitensi, davanti al Canada che pure ha superato la Cina col 13,8%, e Pechino al terzo posto con il 13,3%. In totale, tra gennaio e giugno di quest’anno, Usa e Messico hanno scambiato beni per 400 miliardi di dollari, un dato in crescita solo del 3,1%, dovuto al fatto che le esportazioni verso il Paese latino-americano sono rimaste sostanzialmente stabili.

La moda del nearshoring

Il nearshoring, cioè il preferire come partner commerciali Paesi vicini, ha subito un’impennata sotto la presidenza di Joe Biden ma era nell’aria già da tempo. Per fare alcuni esempi, HP ha annunciato che lascerà la Cina per spostare i suoi uffici in Tailandia o appunto in Messico, e la stessa cosa starebbe valutando di fare Apple, mentre già da diversi anni hanno puntato sul Messico altri giganti a stelle e strisce come Ford e General Motors. La tendenza è in crescendo: al di là del già significativo dato semestrale, va notato che proprio nel mese di giugno le importazioni Usa dalla Cina sono precipitate a 33,5 miliardi, il dato più basso dall’inizio della pandemia (quindi compresi i dati durante la pandemia).

Tra Usa e Messico resta il nodo migranti 

Nonostante le tensioni dovute al pugno duro di Washington contro i migranti che dal Centro America provano a entrare in territorio statunitense, le relazioni tra Usa e Messico sono dunque al loro apice di sempre, per lo meno dal punto di vista industriale: gli Usa importano automobili e componenti auto, petrolio grezzo, elettronica, frutta e verdura, carne e bevande come birra e tequila; e spediscono indietro soprattutto benzina e prodotti agricoli. Il sodalizio è cresciuto e si è intensificato sotto la presidenza di Lopez Obrador, il discusso presidente messicano dal 2018, che nonostante un orientamento sulla carta progressista-populista, si è dimostrato sin da subito molto filo-Usa, prima con Trump e poi con Biden.

Obrador passa la guida a Claudia Sheinbaum

Lopez Obrador, detto anche AMLO, lascerà la politica l’anno prossimo, quando si voterà per le presidenziali e a correre per prenderne il posto saranno per la prima volta due donne: la sua delfina Claudia Sheinbaum e l’outsider conservatrice Xóchitl Gálvez, che secondo i sondaggi ha non poche chance di vittoria, il che tutto sommato potrebbe andare ancora meglio agli States, vista la propensione dell’attuale senatrice indigena ad essere molto market-friendly. Imprenditrice milionaria, si dichiara femminista, favorevole all’aborto e al riconoscimento dei diritti Lgbt, ma in ambito economico è un falco: propone uno Stato sempre più snello per fare largo all’iniziativa privata. Con lei, il Messico potrebbe far sempre più parte del Nordamerica e sempre meno dell’America Latina. 

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