Mercati delusi dai dati americani. A marzo l’indice Ism non manifatturiero degli Stati Uniti si è attestato a 54,4 punti, dai 56 di febbraio. Lo ha comunicato oggi pomeriggio l’Institute for Supply Management. La rilevazione è inferiore alle stime degli analisti, che attendevano un dato invariato a 56 punti. In ogni caso, l’indice si mantiene oltre la soglia dei 50 punti, che marca il confine fra espansione e contrazione.
Quanto alle principali componenti, è in calo l’indice sui nuovi ordini, che si porta a 54,6 punti dai precedenti 58,2. Scende anche quello sulla produzione, da 56,9 a 56,5. Il dato relativo ai prezzi pagati cala da 61,7 a 55,9, mentre quello sulle scorte si porta da 54 a 55. In discesa anche l’indice relativo all’occupazione, da 57,2 a 53,3.
Notizie peggiori del previsto anche dal mercato del lavoro americano. A marzo l’occupazione nel settore privato americano, secondo il dato mensile redatto da Macroeconomics Avdisers e dall’agenzia che si occupa di preparare le buste paga Automatic Data Processing, sono stati creati 158 mila posti di lavoro, meno dei 192 mila attesi dagli analisti. Il dato di febbraio, invece, è stato rivisto al rialzo di 39 mila unità, a quota 237 mila unità.
Il dato, come sempre, viene pubblicato immediatamente prima del rapporto sull’occupazione del dipartimento al Lavoro. Quello di marzo è atteso per venerdì: secondo le previsioni l’aumento di posti di lavoro dovrebbe raggiungere le 200 mila unità (dopo il +236 mila di febbraio), mentre il tasso di disoccupazione dovrebbe rimanere fermo al 7,7%.