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Usa, contadini in rivolta: i dazi stanno già pesando su prezzi e stabilità finanziaria per margini troppo esigui

I crescenti costi associati alle tariffe statunitensi si stanno rapidamente materializzando in una crisi reale e consistente per gli agricoltori americani, che saranno probabilmente tra i primi a sopportare il peso delle ostilità commerciali. I problemi dell’agricoltura si stanno già trasferendo sui consumatori. E una domanda debole può portare a un rallentamento economco

Usa, contadini in rivolta: i dazi stanno già pesando su prezzi e stabilità finanziaria per margini troppo esigui

Qualcosa non torna più agli agricoltori statunitensi: quella che sembrava la loro granitica fiducia in Trump inizia a mostrare qualche crepa e qualche malcontento. I contadini Usa sono in rivolta contro le decisioni sui dazi: la stragrande maggioranza degli scambi commerciali globali di prodotti agroalimentari è rappresentata da commodity, cioè da materie prime agricole spesso indifferenziate i cui commerci sono guidati dalla variabile prezzo. Produzioni con bassa marginalità per le quali l’imposizione di un dazio può immediatamente spingere le imprese fuori mercato.

Trump ha storicamente goduto di un ampio sostegno nella US Farm Belt, dove ha vinto la maggior parte degli stati alle elezioni di novembre. Ma recenti decisioni, come il congelamento della maggior parte degli aiuti umanitari e un’ampia revisione della spesa federale che ha sospeso i finanziamenti, hanno sconvolto alcuni mercati agricoli e causato stress e confusione nel mondo agricolo.

I crescenti costi associati alle tariffe statunitensi si stanno rapidamente materializzando in una crisi reale e consistente per gli agricoltori americani, che saranno probabilmente tra i primi a sopportare il peso delle ostilità commerciali innescate dalla politica tariffaria di Washington. Alcuni analisti si chiedono quanto dureranno i dazi di Trump, dal momento che sono in aumento i prezzi per i consumatori americani, compresi i suoi elettori, che da tempo si lamentano dell’inflazione e dell’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari, tra i quali quello delle uova è diventato un benchmark. Se i consumatori si preoccupano così tanto della spesa alimentare da tagliare altre spese, ciò danneggerebbe l’economia nel suo complesso e potrebbe persino portare a una recessione.

L’appello di Trump a produrre solo per gli Usa

In un post su Truth Social, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump la scorsa settimana ha avvisato gli agricoltori americani che gli Stati Uniti avrebbero imposto tariffe sui prodotti “esterni” a partire dal 2 aprile, dicendo loro di prepararsi ad aumentare la produzione e a vendere i loro beni a livello nazionale.

Tuttavia, questo messaggio ignora le vulnerabilità dell’agricoltura americana, osservano gli analisti. Quando Washington ricorre di nuovo all’uso del bastone tariffario, sembra aver dimenticato una realtà cruciale: la forte dipendenza dell’agricoltura americana dai mercati internazionali. Ciò significa che gli agricoltori americani che esportano saranno probabilmente tra i più colpiti. In più dovranno fare i conti con i prezzi input, per importare fertilizzanti e macchinari agricoli.

Gli Stati Uniti rimangono uno dei maggiori esportatori di prodotti agricoli al mondo, con la sua produzione di colture principali come soia, mais e grano, così come altri prodotti come la carne bovina che superano significativamente la domanda interna: gli Stati Uniti esportano circa la metà della loro produzione di soia, circa il 40% della loro produzione di grano e oltre il 10%della loro produzione di carne bovina. Cina, Canada, Messico e molti altri paesi sono i principali acquirenti di prodotti agricoli statunitensi.

Gli agricoltori: non sono sufficienti gli Usa per i nostri prodotti

Ora gli agricoltori dicono che limitare le vendite ai mercati nazionali ostacolerebbe le loro attività. Gli Stati Uniti hanno esportato 83 miliardi di dollari in prodotti agricoli in Canada, Cina e Messico l’anno scorso, secondo il farm bureau. “Siamo davvero bravi a coltivare cibo sano, sicuro e conveniente, al punto che produciamo molto di più di quanto questo paese abbia bisogno”, afferma Chad Franke, presidente della Rocky Mountain Farmers’ Union, che rappresenta 14.000 agricoltori in Colorado, Wyoming e Messico. “Dire che lo venderemo solo a livello nazionale è come dire che dovresti mettere 20 galloni di benzina nel tuo serbatoio da 15 galloni.

Prendiamo l’industria lattiero-casearia. Circa il 20% della produzione di latte degli Stati Uniti viene esportato ogni anno, con circa il 40% di questa destinato a Canada, Messico e Cina, secondo Chuck Nicholson, professore associato presso l’Università del Wisconsin-Madison. Se l’industria lattiero-casearia nazionale riceve solo un po’ più di latte di quanto si aspettettano i commercianti, i prezzi scendono di conseguenza, afferma Nicholson. Quindi, se l’industria lattiero-casearia iniziasse a cercare di vendere quel 20% a livello nazionale invece di esportarlo, i prezzi crollerebbero, rendendo difficile per gli agricoltori continuare a operare. Le politiche dell’amministrazione Trump stanno già dando un grattacapo agli allevatori di mucche da latte, aggiunge Nicholson, dalle misure repressive sull’immigrazione all’aumento dei costi per le attrezzature agricole e i fertilizzanti. Proprio riguardo quest’ultimi gli agricoltori Usa potrebbero vedere la loro bolletta aumentare perché l’85% della potassa che gli agricoltori americani usano nei fertilizzanti proviene dal Canada, che fornisce anche del fertilizzante azotato.

Le contromisure di Cina e Canada

Del resto, nessun paese è propenso a sopportare passivamente le perdite economiche causate dalle azioni tariffarie dell’altra parte senza combattere. La Commissione tariffaria doganale cinese del Consiglio di Stato ha appena annunciato martedì che verrà imposto un dazio aggiuntivo del 15% su pollo, grano, mais e cotone importati dagli Stati Uniti, mentre un dazio del 10% verrà imposto su sorgo, soia, maiale, manzo, prodotti acquatici, frutta, verdura e latticini statunitensi, a partire da oggi 10 marzo.

Il primo ministro canadese Justin Trudeau ha detto che il Canada avrebbe imposto dazi del 25% su 155 miliardi di dollari canadesi (107 miliardi di dollari Usa) di merci americane se la tariffa statunitense fosse entrata in vigore come previsto. Anche le tariffe temporanee possono portare a perdite permanenti nei mercati e interruzioni nelle catene di fornitura agricole, avverte Nick Levendofsky, direttore esecutivo della Kansas Farmers Union. Ad esempio, sebbene gli Stati Uniti siano uno dei principali produttori di soia al mondo, la Cina si è rivolta a Brasile e Argentina durante il precedente conflitto commerciale e gli Stati Uniti non hanno mai riacquistato completamente i livelli di esportazione verso la Cina precedenti alla guerra commerciale.

I rischi dal congelamento dei fondi del Dipartimento dell’agricoltura (Usda)

Ma non ci sono solo i dazi a preoccupare gli agricoltori Usa. Il loro beniamino alle elezioni presidenziali, appena entrato alla Casa Bianca ha imposto il congelamento dei sussidi dell’USDA dicendo che sarebbe stato solo per i progetti di “energia pulita“. Ma le cose non stanno andando così e ciò mina la stabilità finanziaria degli agricoltori e molti di loro rischiano bancarotta. Agricoltori e organizzazioni alimentari di tutto il paese stanno tagliando il personale, bloccando gli investimenti e perdendo finanziamenti essenziali a causa di questo congelamento di una vasta gamma di sovvenzioni, hanno riferito alla Reuters più di due dozzine di agricoltori e gruppi di sostegno all’agricoltura in sette stati. Molti agricoltori temono di non essere risparmiati dal ridimensionamento del governo Trump. Cercando risposte, gli agricoltori hanno chiamato sul campo i loro rappresentanti al Congresso e i contatti locali presso gli uffici USDA. Parte dei fondi congelati dell’USDA è legata alla conservazione del suolo e dell’acqua, al cibo biologico e locale, ai sistemi alimentari regionali e rurali e alle minoranze e alle donne contadine.

Nel 2019, quanto incassato dai dazi di Trump è servito solo a risarcire i farmer

Gli agricoltori sanno per esperienza che queste tariffe di ritorsione li danneggeranno: ci sono già passati con la prima amministrazione Trump. Lo scenario attuale ricorda in modo inquietante il 2018, quando gli agricoltori americani erano tra le principali vittime di tali attriti commerciali avviati dagli Stati Uniti. Sotto la prima amministrazione Trump, gli agricoltori hanno ricevuto circa 217 miliardi di dollari in pagamenti agricoli, tra cui programmi di sostegno alle colture, calamità e aiuti, più che in qualsiasi precedente quadriennio dal 1933, secondo un esame dei dati USDA da parte di Reuters. Adeguato all’inflazione, l’unico periodo con una maggiore spesa per gli agricoltori è stato dal 1984 al 1988, quando una crisi economica agricola ha colpito l’America rurale. Nonostante ciò i fallimenti agricoli negli Stati Uniti sono comunque aumentati del 20% nel 2019, il livello più alto dal 2011, secondo la CNN.

In altre parole: nell’ultima guerra commerciale, circa l’80% del denaro che il governo degli Stati Uniti ha incassato dai dazi sulle importazioni cinesi è andato per pagare gli agricoltori che sono stati danneggiati dai dazi di ritorsione. Questa volta, la politica tariffaria di Trump non è rivolta esclusivamente alla Cina: vista la vasta portata delle nuove tariffe, è facile immaginare che lo shock per gli agricoltori americani sarà maggiore, dicon gli analisti.

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