Più di un anno fa avevamo parlato di uno studio congiunto delle prestigiose università statunitensi Stanford e Cornell che indicava la ‘ricetta’ per rendere autosufficiente dal punto di vista energetico lo stato di New York entro il 2030 con l’utilizzo delle sole fonti rinnovabili (acqua, sole e vento), di particolare rilevanza il fatto che lo studio si riferiva ad una copertura al 100% non dei soli consumi elettrici ma dei consumi energetici complessivi che comprendevano quindi l’energia necessaria per i trasporti, per la climatizzazione degli ambienti (riscaldamento, aria condizionata) e per l’industria, quindi si parlava di un dispiegamento di impianti a fonti rinnovabili per ben 254 GW di nuova potenza installata principalmente da fonte solare ed eolica.
Lo stesso team di ricerca capeggiato dal Prof. M.Z. Jacobson ha riproposto uno studio similare, che usa la medesima metodologia, ma applicato allo studio dell’ indipendenza energetica dello Stato della California (il lavoro scientifico è a pagamento ma è possibile trovarne copie in ‘chiaro’ sul web senza troppa difficoltà) per il quale si prevede una completa elettrificazione degli usi finali di energia entro il 2050. I risultati dello studio sono certamente interessanti, secondo gli autori della ricerca l’utilizzo di fonti rinnovabili permetterà l’indipendenza energetica dello stato californiano dalle fonti fossili entro il 2050, per il 2030 è previsto invece uno stadio intermedio in cui l’80-85% del consumo potrà essere coperto da rinnovabili. La California per la sua maggiore insolazione è sicuramente più adatta all’installazione di impianti solari di quanto non lo sia lo stato di NY ma comunque si tratta anche in questo caso è richiesto un dispiegamento di tutto rispetto di nuovi impianti a fonti rinnovabili che per la precisione assommerebbero complessivamente a 598,2 GW di potenza complessiva costituita da :
- 25.000 turbine eoliche on-shore da 5 megawatt (MW) l’una;
- 7.800 turbine eoliche off-shore da 5 MW ;
- 1.200 impianti solari a concentrazione da 100 MW ;
- 15 milioni di impianti fotovoltaici domestici da 5 kW l’uno;
- Impianti FV di medie/grandi dimensioni su tetti per 53.600 MW complessivi;
- 3.450 impianti FV di grandi dimensioni a terra da 50 MW l’uno;
- 72 impianti geotermoelettrici da 100 MW;
- 5.000 impianti a forza maremotrice (onde) da 0,75 MW;
- 3.400 impianti a forza maremotrice (maree) da 1 MW.
Con le rinnovabili il Golden State diventerebbe a tutti gli effetti un Green State, si creerebbero centinaia di migliaia di posti di lavoro (220 mila) e si eviterebbero tutte le esternalità legate all’uso dei combustibili fossili abbandonando nel frattempo gradualmente anche la fonte nucleare.
Ci sarebbe inoltre un calo del consumo complessivo di energia dovuto a misure di efficienza energetica, la richiesta complessiva di energia sarebbe del 44% inferiore rispetto alle proiezioni 2050.
I costi della transizione sono stati calcolati come pari a 1.100 miliardi di dollari e nello studio vengono confrontati ai costi sanitari derivanti dall’uso di combustibili fossili ed ai costi conseguenti ai cambiamenti climatici indotti dalle emissioni CO2 in modo da poter certificare che quella proposta è una strategia win-win.
La questione è sicuramente molto complessa ma qualche dubbio a proposito della ragionevolezza di una strategia forzatamente 100% green l’avevano sollevato in occasione del precendente studio sullo stato di NY gli analisti di Bloomberg New Energy Finance (BNEF) i quali calcolavano che per la realizzazione dei soli impianti di generazione (254 GW) al 2030 sarebbero stati necessari 382 miliardi di dollari. L’analista senior di Bloomberg Angus McCrone diceva “è troppo ambizioso pensare di fornire tutta l’energia necessaria allo stato con le fonti rinnovabili, anche se potrebbero essere fatti grandi progressi“. Ed inoltre rimarcavano come porre l’obiettivo dell’indipendenza energetica già al 2030 fosse piuttosto ottimistico e come secondo i ricercatori di Bloomberg “Potrebbe essere più realistica per il 2030 una combinazione diversa, ad esempio con più fotovoltaico residenziale di piccola scala e un maggiore uso dell’efficienza energetica“.
Nel nuovo lavoro sulla California si è aggiustato il tiro e l’asticella dell’indipendenza energetica si è posta al 2050, una data convenientemente lontana che rende più difficile qualsivoglia critica metodologica. I ricercatori nel nuovo studio hanno inserito (come richiesto) nel mix energetico della California una massiccia dose di FV (residenziale e non) ed un buon uso di misure per l’efficienza, nel nuovo paper si è persino specificato che in California c’è spazio a sufficienza per accogliere tutti gli impianti FV ed eolici previsti (altro punto che era stato criticato da Bloomberg perché nel caso di NY l’eolico onshore avrebbe richiesto il 13% della superficie dello stato).
Vedremo quindi se con questo corposo lifting la ricerca otterrà l’endorsement della BNEF o se arriverà un’altra stroncatura rimarcando che (probabilmente) l’ottimo dal punto di vista tecnico/economico/ambientale non è una soluzione 100% green ma un giusto mezzo, un mix equilibrato che si sposti gradualmente verso fonti low-carbon. Nel qual caso non sarà comunque un grosso problema, lo stesso studio dettagliato potrebbe essere aggiustato e riproposto per i rimanenti 48 stati Usa*, dove potrebbe sollevare le stesse obiezioni, tranne forse nel caso delle Hawaii, isole dove l’elettricità viene prodotta principalmente da centrali che usano olio combustibile che deve viaggiare per mezzo mondo e dove l’energia elettrica ha costi effettivamente esorbitanti. In questo caso però il problema diventerebbe la necessità di superfici da dedicare ad impianti eolici. [gb]
* 47 stati per la verità perchè per lo stato di Washington (insieme a New York e California) è già stato fatto uno studio dettagliato. Mentre per la totalità degli stati Usa è stata predisposta un’analisi meno dettagliata.