Detto, fatto. Il presidente americano Joe Biden aveva in agenda un ridimensionamento dello strapotere dei giganti tecnologici, cioè i soliti noti Google, Apple, Facebook e Amazon, ed è passato dalle parole ai fatti. I deputati democratici hanno infatti dato il via all’esame di un massiccio pacchetto legislativo che andrebbe a revisionare le leggi vigenti sull’antitrust. Si tratta in particolare, scrive il New York Times, di impedire ai colossi di Internet di imporre i propri prodotti online: la sanzione può arrivare a consistere persino nell’obbligo di spacchettamento delle varie società che ruotano intorno ai grandi nomi della Silicon Valley.
Nei sei disegni di legge presentati alla Camera si prevede che l’obbligo di cessione di parte delle attività può scattare in caso di possibile conflitto di interessi. Non solo: le aziende tech non potranno più sponsorizzare i loro prodotti meglio degli altri sulle loro pagine. Ad esempio, su Apple Store non si potrebbe quindi più indicare per primo un prodotto Apple. L’esempio di Apple non è casuale visto che proprio Tim Cook, il Ceo di Cupertino, è stato tra i primi boss a reagire: secondo quanto scrive sempre il NY Times, ci sarebbe già stata una telefonata tra il manager e Nancy Pelosi, speaker dei dem.
Pare che ora i CEO vogliano fare pressione per ammorbidire alcune norme. Ad esempio, il divieto di acquisizione da parte di grandi gruppi di servizi concorrenti. Ne sa qualcosa Facebook, che negli anni ha rilevato sia Whatsapp che Instagram, garantendosi l’accesso a miliardi di preziosissimi dati degli utenti. Proprio a loro tutela, uno dei disegni di legge (già approvato, questo) prevede la facilitazione per gli utenti di trasferire i propri dati su altre piattaforme con la possibilità di comunicare anche con altri utenti di altre applicazioni.
L’iter per far passare questa epocale riforma non dovrebbe essere troppo tortuoso, al netto di pressioni esterne: il consenso verso norme di questo tipo arriva infatti anche da parte di diversi membri del Partito repubblicano. Uno di loro ha recentemente affermato che il potere incontrollato delle aziende tecnologiche “minaccia l’equità economica e persino la stessa democrazia americana”. Google, Apple, Facebook e Amazon promettono però battaglia.