Nel Labour day, agli US Open, si celebra la grande giornata del tennis italiano, ovviamente virato al femminile – che i maschi, come si sa, arrancano -, ma anche l’uscita, che assomiglia pericolosamente a un commiato dalla grandezza passata, di Roger Federer, sbattuto fuori da Tommy Robredo agli ottavi di finale.
Procediamo con ordine. Le nostre signore del tennis ormai sono una certezza e non fanno quasi più notizia. Mercoledì Flavia Pennetta e Roberta Vinci si troveranno una di fronte all’altra nei quarti di finale per giocarsi l’accesso tra le prime quattro giocatrici del torneo, proprio come Sara Errani lo scorso anno.
La tarantina, n. 10 del mondo (a conferma della sua continuità ad alti livelli) ormai non è più una sorpresa. Per arrivare fino a questo punto ha dovuto fare i conti con un’altra italiana, la nuova leva Camila Giorgi, regolata in due set (6-4, 6-2) con una rimonta prepotente dopo una partenza choc. Per la ventunenne di Macerata un torneo comunque esaltante (tra le sue vittime anche l’ex numero 1 del mondo Caroline Wozniacki) e una promessa implicita, quella di non far rimpiangere le sorelle d’Italia quando verrà il suo momento.
Più sorprendente, se vogliamo, il torneo di Flavia Pennetta, che non ha perso ancora un set e ha sconfitto una in fila all’altra tre teste di serie: Sara Errani, Svetlana Kuznetsova e la romena Halep, dopo una sospensione di 6 ore per pioggia. Una sorpresa fino a un certo punto, chiaro, perchè la brindisina ha già disputato altre tre volte (l’ultima nel 2011) i quarti a Flushing Meadows, ma negli ultimi due anni pareva essersi persa tra troppi guai fisici e avere imboccato la strada senza ritorno che porta al declino.
Una strada su cui sembra passeggiare pericolosamente anche Roger Federer, anche se recitare il De profundis per un campione del genere è sempre imprudente, quando non sbagliato. Lo svizzero non ha semplicemente perso, ma è stato umiliato in 3 set da un giocatore, l’onesto Robredo, che non l’aveva mai battuto in 10 confronti.
Federer, a cui è mancata una delle sue capacità migliori, quella di piazzare l’allungo decisivo nei momenti importanti, sprecando un’infinita teoria di palle break, rischia adesso di uscire dalla top eight e di essere escluso dalla Masters Cup. Salta, inoltre, l’attesa sfida ai quarti con Rafa Nadal: ora, per il maiorchino la strada verso la finale pare spianata, con Gasquet, Ferrer e, appunto, Robredo da quel lato del tabellone.
Dall’altre parte, invece, tutto sembra apparecchiato per una semifinale tra Andy Murray e Novak Djokovic che dovranno vedersela, tra gli altri, con il redivivo Hewitt e con un Berdych sempre atteso al salto di qualità definitivo.