Ma chi sono, o meglio, cosa sono Harvey e Irma? E prima di loro Ike, Wilma e Katrina… Quest’ultimo, tra i cinque uragani più gravi della storia degli Stati Uniti (2005), in termini di danni economici e uno dei più gravi dal punto di vista del numero di morti (1.836!). Li conosciamo per nome di battesimo… E già viene da domandarci: ma da dove provengono i nomi degli uragani? La risposta ce la dà l’Organizzazione Meteorologica Mondiale, che ha stilato sei liste di nomi, usate a rotazione anno dopo anno. Ogni lista è composta da nomi propri, uno per ogni lettera dell’alfabeto (a eccezione delle lettere Q, U, X, Y, Z).
I nomi sono “unisex”: inizialmente l’usanza prevedeva solo nomi femminili ma dal 1978 sono stati aggiunti anche nomi maschili. Il criterio adottato stabilisce inoltre che i nomi attribuiti a uragani catastrofici vengano eliminati dalla lista e sostituiti: così Katrina per esempio, indicherà per sempre la tragedia vissuta a New Orleans.
E cos’altro sappiamo di loro e dei fenomeni metereologici a cui sono legati?
Sono molte le tesi paventate sulle cause scatenanti del fenomeno legato agli uragani, e tra queste c’è quella del surriscaldamento globale… “Arriva a quasi il 30% il contributo da parte dell’uomo alla quantità totale della pioggia che scaturisce dalla tempesta”… Cita la prestigiosa rivista TheAtlantic.com.
Gli scienziati del clima, studiosi del sistema Terra nel suo complesso, si legge nella rivista statunitense, sono spesso reticenti nel collegare un evento meteo a un cambiamento climatico globale. Ma concordano nell’affermare che sia nel caso di Harvey che nella recente storia dei cicloni tropicali in tutto il mondo, non si possa indicare il global warming come causa diretta… Tuttavia, questi fenomeni hanno potenziato ulteriormente le precipitazioni che le tempeste tropicali portano.
Di fatto, il cambiamento climatico è causato dal rilascio di gas a effetto serra come l’anidride carbonica e il metano nell’atmosfera. Questi gas impediscono alcuni raggi del sole a rimbalzare indietro nello spazio, bloccando il calore nel sistema planetario e aumentando le temperature dell’aria in tutto il mondo.
Alcune testimonianze raccolte dagli esperti del Pianeta, ci raccontano che: “È difficile stabilire esattamente quanto il cambiamento climatico abbia contribuito all’impatto di Harvey ma l’azione dell’uomo ha assolutamente esacerbato gli effetti, in particolare, dell’inondazione”, dice alla Xinhua Andrew King, studioso di condizioni climatiche estreme presso la School of Earth Sciences dell’Università di Melbourne.
Limitare i danni futuri per questo tipo di eventi potrà sicuramente essere visto come un incentivo a seguire l’Accordo di Parigi e a cercare di mantenere il riscaldamento globale al di sotto dei 2°C”, aggiunge King. Il più forte effetto di Harvey si è manifestato attraverso la sua intensa e prolungata piovosità, osserva lo studioso. “Sappiamo che il cambiamento climatico sta aumentando le precipitazioni estreme.
Un’atmosfera che diventa più calda può contenere più umidità, circa il 7% in più per ogni aumento di temperatura di 1 grado Celsius”, spiega King. “Ciò significa che quando ci sono le circostanze per precipitazioni estreme, è probabile che il cambiamento climatico renda questi eventi peggiori di quanto sarebbero stati altrimenti – continua – Senza un’analisi completa, è difficile quantificare esattamente l’effetto, ma in sintesi, cieli più umidi portano pioggia più intensa”, rimarca.
“Non si può dire che il cambiamento climatico abbia “causato” l’uragano Harvey, ma la gravità della tempesta e dei danni associati sono stati “peggiorati” dalle attività umane, in particolare le emissioni di gas a effetto serra che stanno riscaldando gli oceani e l’aria sovrastante”, sottolinea Richard Allan professore di Processi climatici all’Università di Reading. “Un oceano più caldo e l’aria sovrastante sono in grado di iniettare maggiori quantità di umidità nella tempesta che porta ad una intensificazione delle precipitazioni già estreme, dice. Inoltre, l’aumento del livello del mare causato dal riscaldamento climatico combinato con l’abbassamento costiero legato alle attività umane ha aumentato l’impatto della tempesta mentre gli sviluppi urbani come la pavimentazione dei terreni erbosi hanno probabilmente intensificato l’inondazione”, secondo Allan.
Dal punto di vista economico, secondo la stima di alcuni analisti, il passaggio di Harvey su Houston avrà un impatto sulla crescita economica americana, rallentandola nel terzo trimestre di almeno lo 0,2% (Goldman Sachs ndr). Tra luglio e settembre, è stato previsto un freno di consumi che coinvolgerà soprattutto Houston, città maggiormente colpita e quarta metropoli negli Stati Uniti, con inevitabili effetti sul pil americano. In attesa di conteggiare gli ulteriori danni che causerà, purtroppo, il passaggio di Irma.
In un’epoca di secolarizzazione, escludendo le cause dei disastri meteo a forme di “punizione divina”, non ci rimane che affidarci alle tesi della comunità scientifica che, pur non attribuendo all’opera del genere umano una responsabilità diretta, non ci esonera per cause concorrenziali che risvegliano la nostra coscienza e ci invitano ad un’opera di contenimento per danni futuri irreversibili.
Dal sito Eniday.com.