Il Pil italiano del 2023 crescerà dello 0,6%, mentre quello dell’anno prossimo salirà dell’1,4%. Lo scrive l’Ufficio parlamentare di bilancio nella Nota sulla congiuntura di febbraio. Rispetto alle previsioni diffuse lo scorso novembre dall’UPB, il dato relativo a quest’anno è confermato, mentre quello del 2024 è stato rivisto al rialzo dello 0,2%. Quanto al 2022, la stima dell’Ufficio – formulata sulla base dei dati trimestrali Istat e corretta per effetti di calendario – si attesta al 3,8%.
L’inflazione rallenta, ma il potere d’acquisto crolla
Per quel che riguarda l’inflazione, l’UPB attende un calo graduale per l’allentamento delle tensioni sui mercati delle materie prime (energetiche e non). Tuttavia, la dinamica dei prezzi dovrebbe rimanere molto più sostenuta rispetto alla crescita dei redditi da lavoro dipendente, causando una perdita rilevante di potere d’acquisto.
A livello internazionale, l’Ufficio parlamentare di bilancio sottolinea che, con i prezzi dell’energia che hanno iniziato a normalizzarsi, l’inflazione sembra aver raggiunto il picco sulle due sponde dell’Atlantico: negli Stati Uniti a giugno (al 9,0%) e nell’area dell’euro a ottobre (al 10,6). Il tasso è sceso al 6,5 per cento a dicembre negli Stati Uniti e all’8,5 a gennaio nell’area dell’euro e ora le aspettative di inflazione sembrano stabilizzate tra il 2 e il 2,5 per cento tanto negli Usa quanto nell’Eurozona.
L’indice dei prezzi al consumo ha rallentato in Italia a dicembre (all’11,6 per cento, dall’11,8 di novembre) e più decisamente a gennaio (al 10,1 per cento), il che potrebbe suggerire che il picco sia ormai superato anche nel nostro Paese. Tuttavia, la flessione è dovuta alle componenti più volatili, soprattutto energetiche, mentre l’inflazione di fondo continua ad aumentare, seppure in misura marginale, rallentando il processo di disinflazione.
Consumi
A spingere l’attività economica italiana è la domanda interna. Nella media del 2023 e del 2024 la spesa delle famiglie è vista in crescita di circa un punto percentuale, seppure in rallentamento rispetto al biennio scorso a causa della perdita di potere d’acquisto indotta dall’inflazione. Il tasso di risparmio dovrebbe continuare la discesa graduale dai picchi raggiunti nel 2020.
Dopo il balzo della scorsa primavera primavera (2,5%), i consumi privati sono cresciuti allo stesso ritmo anche nel terzo trimestre 2022. L’incremento è stato finanziato soprattutto dai risparmi, dato che il potere d’acquisto è stato poco più che stagnante; l’aumento dei redditi nominali (1,9%) è stato infatti largamente eroso da quello dei prezzi (1,6%). L’erosione del potere di acquisto ha pesato sui consumi delle famiglie soprattutto in autunno.
Investimenti
Anche per gli investimenti l’Ufficio parlamentare di bilancio stima un rallentamento (al 2,7% in media nel biennio 23-24), meno pronunciato per la spesa in costruzioni (3,2%) rispetto a quella in macchine e attrezzature (2,3%).
Nel 2022, gli investimenti sono cresciuti in tutti i trimestri, ma a un ritmo via via inferiore, passando dal 3,8 per cento di gennaio-marzo allo 0,8 per cento del periodo estivo
Commercio
Per le esportazioni, che l’anno scorso hanno fortemente sostenuto l’attività economica, la crescita dovrebbe frenare, allineandosi a quella del commercio internazionale (le quote di mercato estero delle imprese italiane dovrebbero quindi rimanere inalterate). Per le importazioni, invece, è prevista una decelerazione ancora più marcata.
Occupazione
Quanto all’occupazione, è vista quest’anno in crescita dello 0,5 per cento, un ritmo che dovrebbe raddoppiare nel 2024, poco al di sotto di quello dell’attività economica.