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Unioncamere: produzione manifattura -5,3% nel primo trimestre

INDAGINE DEL CENTRO STUDI UNIONCAMERE – La flessione registra punte del -6,5% per le imprese con meno di 50 addetti e del -7,2% per l’artigianato – Nelle regioni del Mezzogiorno il calo della produzione raggiunge il 9%, con la punta estrema della Calabria, che tocca il -15,6%.

Unioncamere: produzione manifattura -5,3% nel primo trimestre

Le difficoltà del settore auto e dell’edilizia rallentano l’economia manifatturiera di diverse regioni del Nord e del Centro. La crisi dei consumi penalizza il settore tessile e l’intera industria del Made in Italy, soprattutto in Toscana e nelle Marche. Il bilancio della produzione manifatturiera nazionale del primo trimestre 2013 segna una riduzione del 5,3% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, con punte del -6,5% per le imprese con meno di 50 addetti e del -7,2% per l’artigianato. E pesa come un macigno soprattutto sulle regioni del Mezzogiorno dove il calo della produzione raggiunge il 9% con la punta estrema della Calabria che tocca il -15,6%. I dati sono contenuti nell’indagine congiunturale sulle imprese del manifatturiero realizzata dal Centro studi di Unioncamere.

“L’andamento della produzione industriale nei primi tre mesi dell’anno – sottolinea il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello – segna ancora una flessione consistente che, nel Mezzogiorno ma anche in tanti contesti distrettuali del Centro-Nord, suscita preoccupazione. Penalizzata dal difficile contesto attuale è ancora e soprattutto la piccola impresa, più legata ai consumi interni che stentano a ripartire”.

Secondo Unioncamere, tutti i comparti sono coinvolti dalla discesa dei volumi prodotti: la filiera del legno-arredo (-8,3%) e quella delle altre industrie manifatturiere (-7,8%) sono le più penalizzate, risentendo più marcatamente delle difficoltà di tutte le attività legate all’edilizia. Le industrie dei metalli e la meccanica riportano entrambe battute di arresto superiori al -5%, soglia su cui si ferma il calo del sistema moda. Risentono meno degli effetti del ciclo avverso le industrie elettriche ed elettroniche, l’alimentare e la chimica, ma le flessioni sono comunque superiori al 2,4%. 

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