Nel terzo trimestre, in Italia, il saldo tra aperture e chiusure delle imprese è stato positivo di 12.934 unità: il dato più basso degli ultimi dieci anni. Secondo i calcoli di Unioncamere, nel periodo in esame si sono registrate 76.942 iscrizioni di nuove imprese (1.923 in più rispetto allo stesso trimestre del 2012) e 64.008 cessazioni di imprese esistenti (in aumento di 3.498 unità rispetto all’anno scorso).
A soffrire di più è l’artigianato. Tra luglio e settembre il saldo tra aperture e chiusure di aziende artigiane è stato negativo per 1.845 unità, anche in questo caso il dato peggiore degli ultimi dieci anni. La flessione è legata quasi per intero alla chiusura di ditte individuali (-1.587 unità, pari all’86% del saldo negativo).
Unioncamere fornisce anche alcuni dati relativi alle iniziative dei giovani: delle quasi 300mila imprese nate tra l’inizio dell’anno e la fine di settembre, oltre 100mila (il 33,9%) hanno alla guida una o più persone sotto i 35 anni. Il 38,5% delle nuove imprese giovanili è nato al Sud (quasi 40mila attività aperte in nove mesi).
I settori in cui i giovani sembrano individuare le maggiori possibilità di successo sono quelli del commercio (dove opera il 20,5% delle neo-imprese giovanili), delle costruzioni (9,4%) e dei servizi di ristorazione (5,6%).
Nella grande maggioranza dei casi (76,8%) si tratta di imprese individuali, la forma più semplice – ma anche la più fragile – per operare sul mercato. Il 15,6% ha scelto invece la forma della società di capitale, più idonea a sostenere progetti di sviluppo ambiziosi.