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Unifil, Netanyahu vuole che vada via ed è scontro aperto con l’Onu e con la premier Meloni

Imagoeconomica

La tensione nel sud del Libano continua a crescere, e il confronto tra Israele, l’Onu e l’Italia sta assumendo contorni sempre più preoccupanti. Al centro dello scontro c’è ancora una volta Benjamin Netanyahu, che non sembra disposto a fare marcia indietro. Anzi, il premier israeliano sfida apertamente l’Occidente con dichiarazioni sempre più forti. “Via Unifil dal Libano“, ha tuonato Bibi.

Netanyahu non ha usato mezzi termini, accusando la missione di “fallimento” e di essere “completamente inefficace” nel contenere le crescenti minacce di Hezbollah. La sua decisione di chiedere la fine di Unifil ha scatenato un immediato scontro non solo con le Nazioni Unite, ma anche con importanti alleati. Tra questi, l’Italia, che con la premier Giorgia Meloni si è trovata improvvisamente in prima linea. Meloni, pur avendo coltivato una relazione di cooperazione con Netanyahu negli ultimi mesi, non ha esitato a difendere il ruolo dei soldati italiani impegnati nella missione.

Netanyahu contro l’Unifil: “Scudi umani per Hezbollah”

In un discorso registrato e inviato al segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, Netanyahu ha ribadito che la missione Unifil rappresenta un ostacolo alle operazioni contro il gruppo militante Hezbollah, presente nel sud del Libano. Secondo il premier israeliano, le truppe di pace sarebbero utilizzate come “scudi umani” dai miliziani di Hezbollah, rallentando così l’avanzata dell’Idf verso il nord del Paese. “Abbiamo chiesto più volte all’Unifil di andarsene”, ha dichiarato Netanyahu, sottolineando che la presenza dei peacekeeper mette a rischio la sicurezza delle forze israeliane impegnate sul terreno.

Le azioni di Netanyahu si sono fatte ancora più decise negli ultimi giorni, con episodi che hanno messo a dura prova la tenuta dei rapporti diplomatici. La missione Onu ha denunciato due nuovi episodi definiti “violazioni scioccanti”. Nel primo incidente, due carri armati israeliani hanno fatto irruzione in una postazione Unifil a Ramyah, distruggendo il cancello principale e rimanendo sul posto per oltre 45 minuti. L’operazione ha causato l’intossicazione di 15 peacekeeper a causa del fumo derivante dai colpi di arma da fuoco sparati nelle vicinanze dalle forze israeliane. Poco prima, l’Idf aveva bloccato il passaggio di un contingente dell’Onu a Meiss ej Jebel, episodio che ha spinto Unifil a chiedere spiegazioni.

L’Idf, intanto, cerca di distaccarsi dalle accuse emerse nei giorni scorsi, e il portavoce dell’esercito israeliano, Daniel Hagari, ha rilasciato una dichiarazione al Tg1 per chiarire la situazione riguardante gli spari contro le basi Unifil nel sud del Libano. “Ogni incidente in cui l’esercito ha eventualmente colpito le basi di Unifil è un errore. Non stiamo mirando a Unifil. L’Italia è un amico molto importante di Israele, e la nostra amicizia è sincera e rappresenta un’alleanza importante”, afferma il portavoce, “stiamo attaccando solo Hezbollah che in certi casi si nasconde vicino o dietro le basi dell’Onu”, ha aggiunto.

Meloni: “Attacchi inaccettabili”

Questa volta la reazione italiana è più dura del solito. L’Italia, che contribuisce con il più alto numero di truppe alla missione Unifil, ha espresso una ferma condanna. In una telefonata tra Giorgia Meloni e Benjamin Netanyahu, la premier italiana ha definito “inaccettabili” gli attacchi dell’Idf contro i peacekeeper, riaffermando il ruolo cruciale di Unifil nel mantenimento della stabilità lungo la Linea Blu, il confine tracciato tra Libano e Israele al termine del conflitto del 2006.

Fonti vicine al governo italiano hanno descritto il colloquio tra i due leader come estremamente teso. Netanyahu, confidando in un appoggio politico da parte della Meloni, ha chiesto alla premier di esercitare pressioni su Guterres per favorire il ritiro delle truppe Unifil. La risposta di Meloni, però, è stata ferma: non verrà esercitata alcuna pressione sull’Onu, poiché una mossa del genere, su richiesta unilaterale di Israele, “minerebbe la credibilità delle Nazioni Unite e della stessa missione”.

Anche il ministro della Difesa italiano Guido Crosetto ha definito l’attacco israeliano come “l’ennesimo incidente inaccettabile”. Il capo di Stato Maggiore, Luciano Portolano, ha chiesto al suo omologo israeliano Herzi Halevi di “evitare ulteriori azioni ostili” contro i peacekeeper. L’Italia, insieme ai partner europei, ha spinto per una risposta coordinata dell’Unione Europea contro gli attacchi all’Unifil, condividendo la condanna dell’operato israeliano.

Onu: “Attacchi all’Unifil possibili crimini di guerra”

Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha più volte ribadito che la missione Unifil non si muoverà dal sud del Libano. Guterres ha anche alzato i toni, avvertendo che “gli attacchi contro le forze di pace costituiscono una violazione del diritto internazionale e del diritto umanitario”, sottolineando come questi episodi potrebbero configurarsi come veri e propri crimini di guerra. “Il personale dell’Unifil e le sue strutture non dovrebbero mai essere attaccate”, ha affermato con fermezza il segretario generale.

Anche l’Unione Europea ha espresso grave preoccupazione per l’escalation lungo la Linea Blu, condannando duramente gli attacchi israeliani contro l’Unifil. Anche per l’Alto rappresentante dell’Ue, Josep Borrell, questi episodi costituiscono “una grave violazione del diritto internazionale e sono totalmente inaccettabili”. L’Ue ha rinnovato il suo sostegno incondizionato alla missione Unifil, esortando tutte le parti a rispettare gli obblighi internazionali per garantire la sicurezza delle forze di pace.

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