Opa Unieuro, atto secondo. Fnac Darty non si ferma e dopo aver acquistato il 71,5%, ora vuole raggiungere il 90% del capitale per poter procedere più spedita verso il delisting della società ravennate fondata quasi 90 anni.
Nella prima parte dell’Opa, quella decisiva, svoltasi dal 2 settembre al 25 ottobre Fnac Darty, che fa parte della galassia del miliardario ceco Daniel Kretinsky insieme al quotidiano francese Le Monde e alla Royal Mail, le Poste britanniche, è salita dal 4,4% al 71,5%, offrendo circa 12 euro per ogni azione (9 in contanti, mentre altri 3 sono il valore corrispondente ad azioni francesi). Il 71,5%, per un valore complessivo vicino ai 250 milioni, è più della “soglia minima” che corrisponde ai due terzi. Da oggi e fino a venerdì 8 novembre, l’Opa viene riaperta per una seconda e ultima fase, con l’obiettivo di arrivare al 90%.
Morgan Stanley è arrivata al 10,2%
L’operazione ha spaccato il cda di Unieuro, che lo scorso 18 ottobre ha deliberato a maggioranza di non apportare le azioni proprie, pari allo 0,34% del capitale. Ad oggi, in attesa della consegna dei titoli a Fnac-Darty e a Ruby, l’azionariato di Unieuro appare piuttosto frammentato. Il 12,09% è in mano a Iliad, il 6,12% alla famiglia di Giuseppe Silvestrini, figlio del fondatore Vittorio, mentre il 5,1% fa capo ad Amundi.
Nel frattempo, Morgan Stanley, su richiesta della Consob, ha specificato domenica di essere salita oltre il 10% (10,2%) di Unieuro attraverso i suoi fondi lo scorso 23 ottobre, quasi raddoppiando la sua posizione nella società, aggiungendo di non agire d’accordo con parti terze e che nei prossimi 6 mesi potrebbe acquisire/cedere ulteriori azioni o strumenti finanziari in Unieuro, “in particolare nel contesto della facilitazione delle attività correlate ai clienti e in linea con il nostro normale corso aziendale. Ciò potrebbe comportare che le partecipazioni di Morgan Stanley superino/scendano al di sotto della soglia rilevante del 10%”.
In ballo non c’è soltanto il controllo di un’insegna con più di 500 punti negozi e una significativa presenza nel commercio on line, ma anche il destino professionale di centinaia di dipendenti, per cui i sindacati sono già in allerta.