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Unieuro, il cda si spacca sull’opas di Fnac Darty: corrispettivo non congruo e criticità nell’informazione

Imagoeconomica

A Fnac Darty sarà sembrato di avere già tutto in pugno: opas a sorpresa sulle azioni di Unieuro e in più pochi giorni fa anche il sigillo della Consob. Ma al board di Unieuro non sono andati giù né la forma né il contenuto dell’operazione, benché la società francese della grande distribuzione nel settore della tecnologia, l’avesse definita “opa non ostile”. Non sono bastate ieri due riunioni fiume: alla fine il board si è spaccato. Ecco i dettagli.

Davvero un’opas “non ostile”?

L’Opa è stata annunciata ai mercati a fine luglio dalla società francese, ma non hanno pensato i francesi di farla precedere da un accordo, come vorrebbe il fair play, con i principali azionisti della società italiana, tra cui Iliad al 12,2%, la famiglia fondatrice Silvestrini al 6,2% e Amundi al 5,8%, mentre la stessa Fnac già possedeva il 4,4% delle azioni di Unieuro il giorno dell’offerta. Si sono solo limitati a dire che l’opa “non è da considerarsi ostile”.

Corrispettivo valutato non congruo: il cda si spacca

Ma anche i termini dell’offerta non sono piaciuti. Il cda, dopo aver esaminato le analisi degli advisor finanziari Equita e Mediobanca, non ha ritenuto congruo dal punto di vista finanziario il corrispettivo dell’offerta determinato a 9 euro per azione, più 0,1 azioni Fnac Darty di nuova emissione. Gli advisor invece, con l’applicazione di metodologie valutative in parte differenti, avevano “ritenuto congruo dal punto di vista finanziario il corrispettivo dell’offerta”. Come comunicato stamane prima dell’apertura dei mercati, il board non ha raggiunto una maggioranza: cinque consiglieri hanno ritenuto il prezzo congruo, cinque no e uno si è astenuto.

Inoltre il board, in modo unitario, ha rilevato alcune criticità con riferimento alle informazioni fornite dagli offerenti circa le motivazioni dell’offerta, i programmi futuri e le eventuali operazioni straordinarie successive all’Offerta stessa, confrontati con gli obiettivi strategici avviati e perseguiti dal gruppo Unieuro e comunicati al mercato.

Unieuro è stata valutata 12 euro per azione, con un premio del 42%, pari a 249 milioni di euro di capitalizzazione rispetto al prezzo medio ponderato alla chiusura del 15 luglio (la seduta precedente a quella dell’annuncio) e del 34% rispetto ai livelli degli ultimi tre mesi. In Borsa il titolo si è subito adeguato al prezzo dell’offerta rimanendo poco sotto i 12 euro. Stamane è a 11,66 euro (0,87%).

Iliad a favore, il ceo contro

Sul fronte del no si è schierato il ceo, Giancarlo Nicosanti Monterastelli, e la direttrice generale, Maria Bruna Olivieri, che controllano anche un consistente pacchetto di azioni della società. Nicosanti Monterastelli possiede oltre 496 mila azioni e, grazie ai piani di incentivi, arriverà a 550 mila azioni entro il 3 settembre, mentre Olivieri toccherà 50 mila azioni. Nel complesso, insomma, rappresentano poco meno del 3% di Unieuro.

Sul fronte del sì, invece, si trovano i rappresentanti di Iliad Italia – ossia il ceo, Benedetto Levi, e Giuseppe Nisticò, sales & customer care director – che di Unieuro, primo azionista con il 12,6%, sia il presidente di Unieuro, Stefano Meloni, che controlla 100 mila azioni. Ad astenersi, invece, è stato il consigliere, Daniele Pelli.

Unieuro è il leader italiano dell’elettronica di consumo e degli elettrodomestici con una quota di mercato del 17%. Lo scorso gennaio ha tagliato la sua previsione di fatturato per l’intero anno 2023/2024, dopo aver registrato un calo delle vendite anno su anno nei primi nove mesi. Nel primo trimestre di quest’anno, stagionalmente poco rappresentativo per il settore dell’elettronica di consumo, ha registrato ricavi per 533,9 milioni di euro, in calo del 7% rispetto al corrispondente periodo del precedente esercizio.

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