Le cessioni spingono l’utile semestrale di Unicredit: 3,2 miliardi, con un incremento del 51%. Nel secondo trimestre l’utile si attesta a 1,85 miliardi in crescita dell’81%. Escludendo le partite straordinarie rappresentate nel primo trimestre dalla cessione degli immobili in Germania e nel secondo dalla cessione del 17% di FinecoBank e di Ocean Breeze group, con un impatto rispettivamente di 258 e 825 milioni, l’utile netto semestrale rettificato si ferma a 2,2 miliardi (+1%), e quello trimestrale a 1 miliardo (+0,4%). Sono i dati approvati dal consiglio d’amministrazione di Unicredit martedì e diffusi prima dell’apertura della Borsa mercoledì mattina.
Nel secondo semestre, i costi operativi sono risultati in calo a 5 miliardi (-4,5%) e ricavi a 9,3 miliardi in diminuzione del 3,8% per le commissioni più basse (-4,6% a 3,1 miliardi) e la riduzione del trading a 0,7 miliardi (-11%). Le partite straordinarie rappresentate nel primo trimestre dalla cessione degli immobili in Germania e nel secondo dalla cessione del 17% di FinecoBank e di Ocean Breeze group, hanno avuto un impatto rispettivamente di 258 e 825 milioni.
Guardando invece ai dati del secondo trimestre, l’utile netto rettificato è pari a 1 miliardo, in rialzo dello 0,4% anno su anno e in calo dell’8,9% rispetto al primo trimestre 2019. I costi operativi si fermano a 2,5 miliardi in calo del 4,6% su anno e del 5,2% sul precedente trimestre. Le commissioni arrivano a 1,6 miliardi (-3% su base annua). Le rettifiche su crediti sono in rialzo del 41% sull’anno. Commercial banking Italy e Cee sono le divisioni che maggiormente contribuiscono all’utile netto.
Così Jean Pierre Mustier commenta i dati presentati al mercato:
“Nel primo semestre 2019, seppure in un contesto macroeconomico complesso, siamo stati in grado di conseguire ancora una volta risultati solidi. Rimaniamo fiduciosi nei fondamentali dell’Italia e dell’Europa. UniCredit continua a finanziare con successo l’economia reale dei Paesi in cui opera.
Confermiamo i nostri obiettivi a fine anno, tra cui un RoTE di Gruppo superiore al 9 per cento e un utile netto rettificato di 4,7 miliardi di euro, al quale si applicherà il pagamento in contanti dei dividendi del 30 per cento. Siamo in anticipo rispetto alla tabella di marcia nell’esecuzione del piano Transform 2019 e abbiamo già raggiunto l’obiettivo di riduzione degli FTE e il 98 per cento delle chiusure di filiali.
In un contesto come quello attuale, con tassi di interesse più bassi per un periodo più lungo di quello previsto, abbiamo deciso di modificare la nostra guidance sui ricavi dell’esercizio 2019 da 19 miliardi di euro a 18,7 miliardi di euro. Le esposizioni creditizie deteriorate lorde della Non Core sono state drasticamente ridotte e alla fine del 2019 si assesteranno vicine ai 10 miliardi di euro, ben al di sotto del nostro obiettivo iniziale Transform 2019″.
Tutti confermati gli altri obiettivi per fine anno: costi a 10,1 miliardi, costo del rischio a 55 punti base, esposizioni creditizie deteriorate lorde della non core per il 2019 “molto al di sotto di 14,9 miliardi e vicine a 10 miliardi.” L’utile netto rettificato è visto a 4,7 miliardi. Il CET1 MDA buffer è confermato al termine dell’anno nella parte superiore del range tra 200-250 punti base.
Non poteva mancare, nel corso della conference call con gli analisti a metà mattina, una domanda sugli esuberi dopo la fuga di notizie sui possibili 10.000 tagli a livello globale (non solo Italia). “Eventuali nuovi esuberi nel personale di UniCredit saranno gestiti in modo socialmente responsabile” ha assicurato Jean Pierre Mustier usando la stessa espressione contenuta nella lettera spedita a luglio scorso ai dipendenti del gruppo per rassicurare che le uscire sarebbero state gestire tramite prepensionamenti. Mustier ha ribadito più volte come, eventuali, altri dettagli saranno definiti nel “prossimo piano che presenteremo a dicembre”.
(Articolo aggiornato alle 12:51 di mercoledì 7 agosto 2019)