Unicredit sorprende ancora una volta il mercato e annuncia di aver aumentato la sua partecipazione in Commerzbank al 21% grazie alla sottoscrizione di strumenti finanziari del valore di circa l’11,5% dell’istituto tedesco. Una quota che si aggiunge al 9% acquisito lo scorso 11 settembre. Non solo, la banca guidata da Andrea Orcel ha reso noto di aver “presentato istanza regolamentare per l’acquisizione di una partecipazione superiore al 10% e fino al 29,9% in Commerzbank”, a un passo dalla soglia dell’Opa. “Il relativo regolamento in azioni può avvenire solo subordinatamente all’ottenimento delle relative autorizzazioni”, precisa Unicredit. Parlando in parole povere, solo dopo aver ricevuto le autorizzazioni necessarie, la posizione lunga della banca italiana potrà essere convertita in azioni, consentendo a Unicredit di diventare primo azionista di Commerzbank.
L’annuncio arriva dopo che venerdì l’Agenzia federale delle finanze tedesca aveva fatto sapere che “il Governo federale”, che ha ancora in mano il 12,5% di Commerzbank e da cui Unicredit aveva acquistato il 4,5% del 9% complessivo rastrellato due settimane fa, non avrebbe venduto “altre azioni Commerzbank fino a data da destinarsi”. Una mossa che de facto rappresentava un tentativo di bloccare la scalata di Unicredit. Tant’è che a poche ore di distanza dal nuovo blitz, il cancelliere tedesco Olaf Scholz è intervenuto con parole durissime a commentare la notizia.
Scholz durissimo: “Acquisizioni ostili non sono una cosa buona per le banche”
“Attacchi non amichevoli, acquisizioni ostili non sono una buona cosa per le banche”, commenta Scholz, rispondendo a New York a una domanda sull’operazione odierna. “Il governo si è posizionato in modo netto e dice chiaramente: noi riteniamo che non sia adeguato in Europa e in Germania procedere con metodi non amichevoli, senza alcuno spirito di cooperazione e senza concordare nulla, per partecipare ad un’impresa”, conclude il cancelliere tedesco.
Rincara la dose il ministero delle Finanze tedesco, che aggiunge: “il governo tedesco sostiene la strategia di indipendenza di Commerzbank. Abbiamo preso atto delle azioni di Unicredit. Non siamo a favore di un’acquisizione. Lo abbiamo comunicato a Unicredit”.
Unicredit sale al 21% di Commerzbank: l’annuncio
La nota di Unicredit parla chiaro: la banca “ha presentato istanza regolamentare per l’acquisizione di una partecipazione superiore al 10% e fino al 29,9% in Commerzbank” e nel frattempo “ha sottoscritto nella giornata di oggi strumenti finanziari aventi a oggetto una partecipazione pari a circa l’11,5% del capitale sociale” della banca tedesca. La posizione complessiva di Unicredit in Commerzbank “pertanto ha raggiunto circa il 21%”.
Unicredit si dice però aperta a ogni possibile evenienza: cedere la partecipazione o incrementarla sono entrambe opzioni sul tavolo. “La maggior parte dell’esposizione economica di UniCredit è oggetto di copertura, al fine di assicurare piena flessibilità di rimanere a questo livello, cedere la partecipazione, con una copertura in caso di ribassi, o incrementarla ulteriormente, in funzione dell’esito delle interlocuzioni con Commerzbank, i suoi consigli di gestione e di sorveglianza e, più in generale, tutti i suoi stakeholder in Germania”, si legge ancora nella nota, in cui Unicredit afferma di vedere “un significativo potenziale di creazione di valore che possa essere estratto in Commerzbank, sia in uno scenario standalone che in Unicredit, a beneficio dell’intera Germania e di tutti i suoi stakeholder”. “Ciononostante – puntualizza -, come avvenuto per Unicredit stessa, lo sviluppo di tale potenziale richiede l’adozione di azioni concrete”.
Unicredit-Commerzbank: il riassunto delle puntate precedenti
Lo scorso 11 settembre, la banca guidata da Andrea Orcel aveva lasciato di stucco il mercato, annunciando di aver acquisito con un’azione in due mosse il 9% di Commerzbank: il 4,49% era stato rilevato nell’ambito di un’offerta di accelerated book building condotta per conto della Repubblica Federale, mentre il resto era stato acquistato mediante operazioni sul mercato.
L’annuncio aveva creato non poco scalpore in Germania, con un susseguirsi di polemiche che hanno coinvolto Governo, opposizioni e anche i maggiori sindacati del Paese. A quel punto il Governo federale ha aperto un’indagine sulla vendita di una quota delle proprie azioni di Commerzbank per esaminare nel dettaglio la sequenza di eventi che aveva portato alla cessione delle azioni in mano allo Stato e al motivo per cui nessuno dei soggetti coinvolti avesse previsto la possibilità che un investitore strategico acquistasse l’intero pacchetto del 4,5% del capitale del secondo istituto di credito tedesco. Berlino pensava infatti che diversi investitori istituzionali si sarebbero fatti avanti per acquistare piccole quote.
Da sottolineare anche che, in un’intervista a Bloomberg Tv, il ceo di Unicredit Andrea Orcel aveva affermato che il governo tedesco era “ben consapevole” del fatto che Unicredit aveva già accumulato una quota del 4,5% in Commerzbank al momento della vendita delle azioni possedute dallo Stato.
Venerdì, a mercati chiusi, il Governo di Berlino ha poi comunicato lo stop alla vendita di ulteriori azioni. Una scelta criticata dal principale quotidiano economico tedesco. Secondo Handelsblatt infatti, “Unicredit sarebbe un buon partner per Commerzbank” e quindi “il governo tedesco non dovrebbe ostacolare” l’operazione.
La reazione della Borsa
La decisione del Governo tedesco ha mandato Ko il titolo Commerzbank, che questa mattina è arrivato a cedere oltre il 4% del suo valore. Dopo l’annuncio di Unicredit, il titolo ha recuperato il terreno perso per poi tornare in rosso (-3,81%). Ha ampliato le perdite della mattinata il titolo Unicredit, che si è portato in fondo al Ftse Mib con un ribasso del 3,18%.
Tajani: “Unicredit ha fatto bene”
Il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani promuove la mossa di Unicredit su Commerzbank sostenendo che la banca italiana “fa bene a muoversi” sul mercato interno Ue. In un’intervista a Class Cnbc Tajani ha affermato che “essere europeisti soltanto a chiacchiere lascia un po’ a desiderare” e che “non ci si può sorprendere se qualche italiano va ad acquistare altrove”. “Spesso – ha aggiunto – si chiede all’Italia di aprire le porte a privatizzazioni, a presenze di stranieri, e poi quando le imprese italiane vanno fuori i confini si dice ‘allora no’, bisogna difendere la realtà di quei paesi”.
(Ultimo aggiornamento: ore 17.34 del 23 settembre).