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Unicredit, Russia verso un aumento della exit tax: sarà ancora più difficile lasciare il Paese

Imagoeconomica

La Russia si avvia a varare un ulteriore inasprimento delle regole valide per le banche e le aziende occidentali che decidono di lasciare il Paese. Oltre alle misure già adottate, il Cremlino vorrebbe infatti aumentare la cosiddetta exit tax al 35% dall’attuale 15% allo scopo di fare cassa, ma anche di penalizzare le società provenienti dai Paesi Nato che hanno imposto sanzioni a Mosca dopo l’invasione dell’Ucraina. Non solo, secondo Mf, lo sconto minimo che il venditore dovrà accettare nell’ambito della dismissione degli asset russi passerà dal 50 al 60% del loro valore nominale.

Russia: cosa prevede la nuova stretta

In base a quanto previsto, le società che intendono lasciare Russia dovranno versare a Mosca il 25% del valore dell’accordo d’uscita entro 30 giorni dalla chiusura dell’operazione. Un ulteriore 5% dovrà essere pagato entro un anno e il restante 5% entro due anni. Si arriva così al 35%. Non solo, all’entrata in vigore del nuovo provvedimento, scrive Mf, gli accordi per un valore superiore a 50 miliardi di rubli (517,6 milioni di dollari) avranno bisogno dell’approvazione personale del presidente, Vladimir Putin. 

Unicredit e Raiffeisen Bank tra le più penalizzate

Tra le società su cui le novità potrebbero impattare maggiormente figurano Unicredit e Raiffeisen Bank International, due banche ancora presenti in Russia che da anni provano a dismettere le proprie attività anche allo scopo di rispettare le richieste della Bce. 

All’inizio del 2024 l’Eurotower ha chiesto agli istituti di credito una road map chiara per uscire dal mercato russo, mentre lo scorso maggio il governatore di Bankitalia, Fabio Panetta, ha detto che le banche italiane “devono uscire” a causa dei rischi reputazionali. 

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Categories: Finanza e Mercati