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Unicredit può salire al 29,9% di Commerzbank: via libera dell’Antitrust tedesco

Dopo l’ok della Bce, arriva il via libera incondizionato dell’Antitrust tedesco. Unicredit può ora convertire in azioni i derivati in suo possesso. La banca Italiana: “Avanti solo se l’operazione rispetterà rigorosi parametri finanziari”

Unicredit può salire al 29,9% di Commerzbank: via libera dell’Antitrust tedesco

Via libera dell’Antitrust tedesco all’acquisizione di una quota di Commerzbank da parte di Unicredit che detiene attualmente una partecipazione del 28% nella banca tedesca, il 18,5% della quale in derivati che ora potranno finalmente essere convertiti in azioni.

La decisione era attesa da tempo e rappresenta un ulteriore (e importante) passo avanti per la banca italiana in attesa del nuovo governo guidato dal cancelliere Friedrich Merz, che si insedierà a inizio maggio, con il quale la banca spera di instaurare colloqui costruttivi volti a convincere la Grande Coalizione della bontà dell’operazione, dopo che negli ultimi mesi l’intero panorama politico tedesco aveva espresso la propria contrarietà alle possibili nozze tra i due istituti. Il governo uscente, d’altronde, non sembra aver ancora cambiato idea e si limita a prendere atto della decisione dell’autorità antitrust del paese, ha detto un portavoce del ministero dell’Economia, aggiungendo che l’esecutivo continua a respingere l’approccio unilaterale e ostile di Unicredit. “Le acquisizioni ostili nel settore bancario non sono appropriate, soprattutto quando si tratta di banche di importanza sistemica”, ha ribadito il portavoce. La strada, dunque, è tutta in salita.

Il parere dell’Antitrust tedesco

Dopo l’autorizzazione della Bce a salire fino al 29,9%, arrivata lo scorso 14 marzo, Unicredit incassa dunque anche l’ok – per di più incondizionato – del Bundeskartellamt, l’Antitrust tedesco.

“L’acquisizione di minoranza rafforzerà la posizione di mercato nel settore del private banking e del corporate banking in Germania. Abbiamo quindi esaminato attentamente i segmenti interessati”, ha sottolineato Andreas Mundt, presidente dell”Autorità, commentando il via libera. “Altri concorrenti significativi sono attivi in tutti i settori, motivo per cui la transazione è stata approvata“, ha aggiunto.

Entrando nel merito della questione, l’Antitrust della Germania spiega che “le indagini si sono concentrate sulle attività regionali con clienti privati e commerciali. Sia per le parti della fusione che per i loro principali concorrenti – tra cui casse di risparmio, banche cooperative e altre banche private – sono state esaminate le filiali e la loro copertura geografica in tutta la Germania. Anche nelle aree in cui vi è una maggiore concentrazione, non sono stati individuati problemi legati alla fusione per quanto riguarda le attività con i clienti privati e commerciali con un fatturato fino a circa 10 milioni di euro, grazie alla struttura diversificata dei fornitori”, si legge nella nota. 

D’altro canto, la fusione riguarda mercati o segmenti a livello sovraregionale. Ciò vale in particolare per i prestiti destinati alla cosiddetta classe alta, vale a dire alle imprese di medie dimensioni con un fatturato relativamente elevato e la loro fornitura di attività di commercio estero supportate dalle banche, nella misura in cui le aziende interessate sono attive nell’import e/o nell’export. L’Ufficio federale dei cartelli ha condotto indagini approfondite sui principali concorrenti, quali Deutsche Bank, Dz Bank, Helaba, Lbbw e BayernLb. Si sono svolti colloqui anche con la Kfw e con le associazioni delle piccole e medie imprese che rappresentano gli interessi delle aziende interessate.

Per quanto concerne “il segmento dei prestiti sindacati alle Pmi”, prosegue il comunicato “sebbene le parti coinvolte abbiano una posizione di mercato significativa in questo settore, esistono alternative nazionali sotto forma dei già citati istituti attivi a livello nazionale. Inoltre, anche le banche estere stanno entrando in questo segmento con l’aumento dei volumi di prestito. Per alcuni mutuatari della fascia media superiore del mercato, esistono anche opzioni di finanziamento alternative, come i prestiti cambializzati o le obbligazioni, a seconda delle specifiche esigenze di finanziamento”.

“Non sono emersi indizi attendibili di un significativo impedimento alla concorrenza effettiva legato alla fusione, la soglia di intervento per il divieto di una fusione. È vero che Commerzbank detiene in alcuni casi una posizione di forza o di leadership nei mercati nazionali dei servizi di finanziamento al commercio, come crediti documentari, incassi e garanzie bancarie, in cui opera anche UniCredit. Tuttavia, anche diversi concorrenti hanno una posizione di mercato significativa o il potenziale per espandere la loro posizione di mercato, il che significa che dopo la fusione rimarranno alternative rilevanti per i clienti”, spiega ancora il Bundeskartellamt

Unicredit: “Avanti solo se l’operazione rispetta i nostri parametri”

A livello pratico, la decisione dell’autorità per la concorrenza permette a Unicredit di detenere una quota di poco inferiore al 30% delle azioni Commerzbank. Dopo l’ok di Bce e Antitrust tedesco, la banca italiana potrà dunque convertire in azioni i derivati i suo possesso, corrispondenti a una quota 18,5%.

Attraverso una nota, Unicredit ribadisce comunque che quello in Commerzbank “rimane un investimento, con protezione da eventuali ribassi”. La banca “si è assicurata l’opzionalità di poter eseguire l’operazione solo se rispetterà i suoi rigorosi parametri finanziari e se migliorerà il suo stimolante piano di base”.

Commerzbank, da parte sua, ha detto che l’approvazione dell’Antitrust non cambia la situazione di fondo. “Unicredit continua ad essere un azionista di Commerzbank“, ha dichiarato la banca tedesca.

La Borsa

Dopo l’annuncio, il titolo Unicredit guadagna l’1,87% a Milano salendo a quota 47,185 euro per azione. Fa ancora meglio Commerzbank che a Francoforte segna +2,35% a 22,24 euro.

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