Quali che siano gli sviluppi giudiziari del caso Palenzona, nel quale il potente vicepresidente della prima banca italiana per totale attivo è indagato dalla Procura di Firenze per reati finanziari aggravati dal favoreggiamento a clan mafiosi che riportano al boss Matteo Messina Denaro, l’ad di Unicredit, Federico Ghizzoni ha deciso di battere subito un colpo lanciando un segnale forte ai mercati per difendere la reputazione della banca. Lo farà ancor prima del lancio del nuovo piano industriale del prossimo 11 novembre nella consapevolezza che senza il pieno recupero della credibilità il piano partirebbe con il freno tirato.
Ghizzoni vuol rivedere i meccanismi di governance del gruppo ma anche attuare al più presto un repulisti che non lasci ombre di dubbio sulla reputazione e sulla trasparenza di Unicredit. E’ per questo che viene ritenuta altamente probabile la convocazione a breve di un consiglio d’amministrazione straordinario nel quale potrebbero cadere le teste di importanti top manager come il responsabile rischi, Massimiliano Fossati e il responsabile del corporate ed investment banking, Alessandro Cataldo.
Per Ghizzoni il repulisti e la nuova governance, che tra l’altro vieterà i rapporti tra i manager e i consiglieri d’amministrazione della banca, sono essenziali per lucidare l’immagine della prima banca italiana davvero internazionale, in qualche modo indebolita – ancor prima che scoppiasse il caso Palenzona – dall’uscita a sorpresa di un top manager del calibro di Roberto Nicastro, sacrificato sull’altare della riorganizzazione interna e dell’accentramento delle funzioni in capo allo stesso Ghizzoni.
Il giro di vite delle prossime ore sarà solo la prima tappa dell’operazione di rilancio che Ghizzoni ha in mente e che farà capo al nuovo piano industriale che, secondo le prime indiscrezioni, sarà ancor più robusto del previsto e che verosimilmente prevedrà un numero di esuberi maggiore di quello inizialmente calcolato in almeno 10mila unità, principalmente concentrati in Germania e Austria ma tali da riguardare anche l’Italia sia pure con esodi incentivati e uscite concordate.
Per riconquistare il favore dei mercati l’ad di Unicredit sa del resto che deve sgombrare il campo da ogni sorta di incertezza e che solo misure forti possono prevenire il rischio di un nuovo aumento di capitale che gli azionisti come la Borsa vedono come il fumo negli occhi.