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Unicredit: più supporto all’export per uscire dalla crisi

Come la più grande banca italiana risponde concretamente alle esigenze della sua clientela che opera con l’estero? E quali sono le difficoltà che gli esportatori incontrano? Ci rispondono due dirigenti di Unicredit.

In questa intervista a due dirigenti di Unicredit, nei posti chiave della banca per seguire la clientela che opera con l’estero, emergono la capacità di colloquio banca-impresa, ma anche le molteplici difficoltà per le nostre imprese in questi momenti di turbolenza sui mercati internazionali, fra crisi regionali e concorrenza agguerrita. Emerge soprattutto la necessità di un maggiore supporto a livello di sistema per aiutare le nostre imprese a superare queste difficoltà, come succede nei paesi competitori.

 

Garioni: UniCredit è il gruppo bancario italiano con la maggiore rete estera e con una grande vocazione per l’internazionalizzazione delle nostre imprese. Quanta parte hanno le operazioni con l’estero nelle vostre attività con la clientela corporate? 

Francioni e Padovani: UniCredit è a tutti gli effetti una banca leader a livello europeo con forte radicamento locale, per cui le operazioni con l’estero con la nostra clientela corporate hanno una parte di assoluto rilievo. Il nostro Istituto intermedia, in Italia, una quota importante di queste operazioni, circa il 20%. Il nostro interesse per il settore, pertanto, non può che essere molto alto. UniCredit è uno dei principali gruppi finanziari europei con una forte presenza in 22 paesi – la più ampia rete bancaria internazionale nella regione dell’Europa centrale e orientale – e una rete internazionale complessiva distribuita in circa 50 mercati.

Grazie ad una rete di circa 4.000 corrispondenti bancarie ed ai numerosi accordi di collaborazione con primarie banche estere, è uno dei principali network del panorama bancario mondiale.

E’ evidente che essendo noi così “internazionalizzati”, siamo a conoscenza e quindi molto attenti  anche ai rischi, alle difficoltà ma anche alle opportunità connesse all’operare con l’estero delle nostre imprese. E’ anche questo bagaglio di esperienza che ci permette di essere sempre più vicini alla nostra clientela corporate, e non solo alle grandi imprese, ma a quelle di qualsiasi dimensione. L’attenzione alla clientela è dimostrata anche dalla nostra forte presenza sul territorio nazionale con una rete specialistica dedicata, che in Italia per quanto riguarda il trade finance è composta da una vasta rete di Foreign Trade Centers e di Specialisti Trade Finance, dedicati a fornire assistenza e soluzioni alla clientela che opera con l’estero.

 

Garioni: Dopo la grande crisi globale, quel minimo di ripresa che si è avuta in Italia è stata guidata dalle esportazioni. Ci sono stati settori in cui questo rilancio delle esportazioni si è manifestato maggiormente?

Francioni: Dopo un 2009 estremamente negativo, lo scorso anno abbiamo notato un’interessante ripresa nell’export. Per alcuni settori merceologici si è registrato anche un aumento del 30%. Fra questi, quelli che più degli altri si sono distinti sono stati: il settore chimico, quello  tessile, pelli e suoi prodotti e quello meccanico (dalla rubinetteria alle valvole ai macchinari in generale, in primis quelli per l’imballaggio). Noi crediamo fermamente che le esportazioni possono avere un duplice ruolo chiave: strategia di uscita dalla crisi nel breve periodo e strategia di crescita e di sviluppo nel medio-lungo termine. Insomma, per combattere la crisi occorre, da parte delle nostre imprese, più internazionalizzazione, e non meno proiezione estera.

 

Garioni: Ci sono strumenti del trade and export finance che in questi ultimi tempi sono più utilizzati dalle nostre imprese esportatrici? Nella sezione Export di FIRST online abbiamo pubblicato due importanti recenti vostri finanziamenti: quello per l’esportazione degli aerei ATR 72 in Russia e quello alla società russa VTB leasing: e per il resto?

Padovani: Abbiamo constatato come la recente crisi economica internazionale abbia reso le aziende più sensibili all’utilizzo di strumenti che offrono un maggiore livello di copertura dei rischi. In particolare abbiamo notato un maggior ricorso a strumenti di trade finance quali il credito documentario ed alle relative forme di copertura e finanziamento che possono essere offerte in abbinamento (commitment, conferma, sconto etc.) Per fare un esempio, sino al 2008 i crediti documentari confermati costituivano circa il 25-26% circa del totale dei crediti export ricevuti mentre nel 2009-2010 (e sino ad oggi) tale rapporto è cresciuto sino a picchi del 38% (attualmente 35%). E’ da notare che – sempre a seguito della crisi – alcuni mercati emergenti (ad esempio l’Algeria) hanno reso obbligatorio l’uso del credito documentario per le loro importazioni oppure non assicurano la copertura in divisa estera, qualora effettuati con altri mezzi di pagamento. Lo stesso succede per quanto riguarda l’emissione di garanzie internazionali a supporto delle varie fasi di esportazione di beni servizi (bid, advance e performance bond) così come per strumenti più specifici di export finance quali, ad esempio, i crediti fornitore (supplier’s credit) e i crediti acquirente (buyer’s credit), come le due operazioni da lei citate.  

 

Garioni: Secondo lei, perché, nonostante l’aumento della rischiosità di paesi e contropartite esteri, le nostre imprese stentano a utilizzare strumenti – finanziari ed assicurativi – per coprirsi dal rischio di credito? E, restando su questo tema, Unicredit valuta in maniera diversa (ad esempio a livello di rating interno di credito) l’impresa che ha un atteggiamento prudente rispetto a quella che non si copre da questi rischi?

Padovani: Come detto, le recenti turbolenze internazionali hanno indotto le aziende ad utilizzare maggiormente gli strumenti di trade and export finance, benché alcune di esse non siano ancora a conoscenza di tutti i servizi attualmente disponibili per la mitigazione del rischio. Proprio per questo da parte nostra è estremamente forte l’impegno di sensibilizzazione in tal senso, svolto non solo attraverso la nostra Rete Specialistica, ma anche attraverso interventi formativi mirati alle aziende, atti ad ampliare il loro livello di conoscenza, permettendo loro di valutare in maniera più approfondita le problematiche ma anche le opportunità che un’operazione può presentare.

Non ci risulta che le imprese, in genere, stentino ad utilizzare strumenti finanziari più tutelativi (come la conferma di crediti documentari, lo sconto di effetti e impegni di banche e così via). Certo, la protezione è cresciuta nei costi e questo potrebbe aver indotto alcuni esportatori in situazione finanziaria non agevole o con margini risicati a rinunciare, talvolta, all’utilizzo di strumenti di copertura. E’ chiaro che guardiamo con un occhio di assoluto riguardo da un punto di vista creditizio le aziende esportatrici che utilizzano prodotti che attenuano il rischio commerciale, in particolare in momenti di forte crisi in diverse aree geografiche, come quello attuale.

Per quanto riguarda la nostra esperienza come Istituto, le nostre esposizioni di natura commerciale, a supporto dell’export Italiano, hanno continuato a crescere dall’inizio della crisi, a testimonianza del supporto che offriamo alla nostra clientela che si coniuga con la disponibilità ad assumere rischi verso l’estero.  

 

Garioni : State pensando a qualche strumento innovativo per finanziare e coprire dai rischi le imprese italiane che vendono e investono all’estero? 

Padovani: La ricerca e lo sviluppo di nuove soluzioni o il miglioramento dell’attuale offerta di prodotti e servizi è parte integrante della nostra attività, nella quale crediamo molto. L’innovazione della gamma dei nostri  prodotti e servizi di trade finance è essenziale per offrire alle nostre aziende sempre nuove soluzioni che permettano di essere competitive e operare con maggiore tranquillità nei mercati internazionali. Possiamo affermare di poter offrire alle aziende una gamma di prodotti e soluzioni assolutamente innovative ed in alcuni casi, esclusive. Per quanto riguarda l’export siamo in grado di soddisfare ogni esigenza di copertura rischi sia di credito (commerciale e politico) sia di altra natura (quali ad esempio il rischio di trasporto merci). Lo stesso si può dire per quanto riguarda il finanziamento delle forniture (per l’export), degli acquisti (per l’import) e in generale per ogni altra attività legata all’internazionalizzazione dell’azienda. Vorremmo sottolineare che, nei mesi scorsi, abbiamo ricevuto il  premio ABI ed il primo premio Nazionale per l’innovazione (che ci è stato conferito dal Presidente della Repubblica), con il prodotto @Global Trade: una piattaforma completamente web-based (link: http://www.unicreditcorporate.it/servizi/global_trade.htm), multi-banca, multi-controparte di semplice utilizzo capace di supportare le imprese nelle transazioni legate al business di trade finance. Stiamo anche lavorando su nuove leve commerciali al fine di arrivare dove il nostro sistema Bancario non è ancora arrivato in forma compiuta, finanziare cioè il cliente estero corporate, attraverso lo sconto import (L/C) con regolamento differito e la Supply Chain Finance.

 

Garioni: Quanto viene utilizzata la vostra rete internazionale, soprattutto nei paesi della nuova Europa, per affiancare le imprese italiane che esportano ed investono all’estero? Mi riferisco soprattutto ai finanziamenti locali, di cui le imprese italiane hanno bisogno per operare nei vari paesi.

Francioni: In effetti il gruppo UniCredit, è in grado di offrire alle imprese italiane un supporto eccellente in tutti i mercati, in particolare nella nuova Europa, grazie ad una presenza capillare attraverso una rete di filiali che non ha eguali tra i nostri concorrenti.  Inoltre, in tutti i paesi siamo organizzati con dei Team dedicati a ricevere la clientela italiana (Italian Desk) a disposizione dei Gestori in Italia e dei clienti, per facilitare l’espletamento in loco di tutte le procedure bancarie necessarie (ad esempio apertura di conti, concessione di finanziamenti etc.). In particolare, per quanto riguarda i finanziamenti abbiamo  un prodotto dedicato denominato Cross Border Plus Credit.  In questo senso le aziende italiane possono contare su un’assistenza talmente efficiente da poter essere paragonata in tutto e per tutto a quella che già ricevono da noi in Italia.  Ed in mercati esteri dove burocrazia, pratiche locali e legislazioni diverse, e non ultimo la lingua, spesso costituiscono ostacoli non di poco conto, UniCredit è in condizione di offrire  un valore aggiunto concreto e tangibile. Un dato che sintetizza tutto questo è che in 3 anni abbiamo supportato, nell’espansione nell’Europa dell’Est, circa 15 mila imprese italiane. Abbiamo diverse iniziative per guidare l’export, l’ultima in ordine di offerta è “East Gate” (effettuata con il Patrocinio del Ministero dello Sviluppo Economico, si veda il link https://www.unicredit.it/it/progetti-territorio/eastgate/?idc=555). Si tratta di  un progetto focalizzato sui mercati vicini che interessa migliaia di nostri imprenditori che stanno pensando di entrare o potenziare il proprio flusso di esportazioni verso i mercati dell’Europa Centro Orientale.

 

Garioni: Quale parte ha la cultura internazionale nella formazione del vostro personale? Lo chiedo perché spesso nelle banche si nota, soprattutto nel settore crediti, una mancanza di conoscenza delle operazioni con l’estero, e quindi un’insoddisfacente valutazione delle necessità di fido della clientela. 

Francioni e Padovani: La nostra attenzione nel fornire consulenza alle Aziende, che definiamo specialistica, è possibile in quanto prestiamo molta attenzione alla formazione continua del nostro personale. Il nostro catalogo di corsi di formazione interna per quanto riguarda le tematiche legate al trade and export finance è sviluppato in modo da poter fornire ai destinatari la conoscenza approfondita dei vari aspetti in base ai vari ruoli (Gestore di relazione, Specialista, etc.) e contribuire al mantenimento – all’interno del nostro Istituto – del buon livello di cultura internazionale che ci ha storicamente contraddistinto. Particolare attenzione viene data alla definizione dell’intervento creditizio necessario per il singolo cliente e la singola operazione, in modo da consentire al settore crediti una valutazione più ragionata degli affidamenti proposti.

La nostra ferma volontà è quella di proseguire su questa strada mantenendo questa peculiarità, e perseguendo un’ottica di costante perfezionamento e miglioramento delle nostre capacità tese al pieno soddisfacimento delle esigenze della nostra clientela.

 

Garioni: Per anni non ci sono state variazioni di rilievo del nostro sistema di sostegno all’internazionalizzazione, che pure erano state annunciate, come ad esempio l’introduzione di un Testo Unico delle norme in materia, il riordino degli enti e così via. Non vi pare che questo, definiamolo così, “disinteresse” della politica penalizzi, oltre che le nostre PMI, anche le nostre banche? E quali sono le misure più urgenti che bisognerebbe adottare?

Francioni e Padovani: Possiamo rilevare che l’attenzione degli altri paesi per i loro clienti è sempre molto alta. I nostri maggiori competitors Europei, in primis Germania e Francia, organizzano con frequenza, per promuovere i loro clienti, eventi ed incontri nei paesi di maggior interesse, attraverso l’ausilio delle loro camere di commercio ed ambasciate. Occorre ricordare che nel periodo 2007 – 2010 abbiamo registrato un decremento della quota italiana su import ed export mondiale dello 0,5% e 0,6% rispettivamente ed una perdita di una posizione nelle graduatorie sia nell’import che nell’export mondiale, dove l’Italia è passata dal settimo all’ottavo posto.[1] I margini di miglioramento presenti in Italia ci vedono sicuramente pronti a fare la nostra parte nel contribuire al supporto delle aziende esportatrici e che investono all’estero con iniziative e soluzioni di business mirate ad accompagnarle con successo nei loro progetti di internazionalizzazione.

 


[1]  Quota Italia su export mondiale: decremento da  3,6 a  3% nel periodo 2007-10;  quota Italia su Import Mondiale decremento da 3,6 a  3,1% [Fonte Osservatorio Economico Ministero Sviluppo Economico su dati FMI-DOTS].

 


Allegati: CV_Augusto_Padovani.ppthttp://firstonline-data.teleborsa.it/news/files/126.ppt

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