Unicredit ha chiuso il 2013 con una perdita netta record di 14 miliardi di euro, che si confronta con l’utile di 865 milioni messo a segno nel 2012. Il risultato è molto lontano dalle stime degli analisti, che avevano previsto un leggero utile. Sul dato, spiega l’istituto, hanno impattato “svalutazioni su avviamento e accantonamenti aggiuntivi su crediti”.
Il Cda, inoltre, proporrà all’assemblea del 13 maggio la distribuzione di uno “scrip dividend”, ovvero di un dividendo tratto da riserve di utili, pari a 10 centesimi di euro per azione, mediante attribuzione di azioni Unicredit di nuova emissione oppure, su specifica richiesta degli azionisti, mediante versamento in contanti.
Unicredit ha annunciato anche di voler quotare entro il 2014 Fineco Bank, la controllata online del gruppo. La Banca conferma di voler proseguire la gestione attiva del portafoglio di partecipazioni e di pensare alla vendita di Uccmb, UniCredit Credit Management Bank, la controllata che ha la responsabilità di gestire e incassare la parte principale dei crediti in sofferenza originati in Italia.
L’istituto fa sapere poi che il beneficio della rivalutazione della quota in Banca d’Italia per il 2013 è stato pari a 1,4 miliardi di euro prima delle tasse, ma se venisse valutato a patrimonio netto “la perdita netta di gruppo sarebbe più elevata di 1,2 miliardi” nel 2013. Quanto al 2014, la Banca prevede tornare all’utile, realizzando profitti di gruppo pari a circa due miliardi di euro.
I numeri di Unicredit hanno pesato sul titolo in Borsa della società, che dopo una mattinata in territorio positivo aveva girato in rosso, arrivando a perdere circa due punti e mezzo percentuali intorno alle 14 e 30. Le notizie relative alla quotazione di Fineco e alla possibile vendita di Uccmb hanno però invertito nuovamente la tendenza sul titolo, che nei minuti immediatamente successivi è tornato a guadagnare oltre un punto percentuale.
PIANO STRATEGICO
Il Cda di Unicredit ha varato oggi anche il nuovo piano strategico 2013-2018, che prevede un utile netto di 6,6 miliardi al 2018, con un Roe di gruppo del 13% e un Cet1 Ratio al 10%, “anticipando pienamente gli effetti di Basilea3”.
Nel piano si prevede anche la “distribuzione di un dividendo con un pay out medio del 40% circa”. La qualità dell’attivo, si legge nel comunicato diffuso dall’istituto, “rimane una priorità, con un tasso di copertura target al di sopra del 50% sui crediti deteriorati e un costo del rischio al di sotto di 70 punti base nel 2018”.