Fabrizio Palenzona ha dato le dimissioni dal cda di Unicredit per consentire la cooptazione, avvenuta all’unanimità, di Fabrizio Saccomanni. Il board di piazza Gae Aulenti ha dunque ritenuto che l’ex ministro del Tesoro rappresenti “il candidato ideale” per la carica di presidente, che potrebbe occupare nel prossimo triennio di mandato del consiglio d’amministrazione, dal 2018 al 2021, sostituendo il presidente uscente Giuseppe Vita. Lo si legge in una nota diffusa da Unicredit.
Saccomanni è stato cooptato per ora quale amministratore non esecutivo, carica che occuperà fino alla prossima assemblea di dicembre, chiamata ad approvare il bilancio di esercizio 2017 ed a rinnovare l’intero consiglio di amministrazione di Unicredit .”Come presidente del gruppo sono onorato di dare il benvenuto a Fabrizio Saccomanni all’interno del nostro consiglio di amministrazione – afferma il presidente Giuseppe Vita -. Saccomanni vanta una straordinaria esperienza del settore bancario ed una profonda conoscenza del contesto regolamentare europeo unitamente ad un ampio network di relazioni internazionali di cui la banca potrà beneficiare. Siamo onorati di poterci avvalere del suo contributo e della sua partecipazione attiva alla definizione del prossimo consiglio di amministrazione della banca”.
AGGIORNAMENTO 9 NOVEMBRE ORE 7.30
Unicredit ha chiuso il terzo trimestre con un utile netto rettificato di 838 milioni, in rialzo dell’87% su anno, risultato rettificato per la cessione di Pioneer (2,1 miliardi) e per un costo non ricorrente di 80 milioni registrato nella non core2, sostenuto dai primi risultati di transform 2019. Utile netto contabile a 2,8 miliardi.
I ricavi si sono attestati a 4,6 miliardi (-8,5% su trimestre, -3,9% su anno), per effetto della stagionalità e del calo del trading dovuto ad uno scenario di settore non favorevole.
Il margine d’interesse ha raggiunto quota 2,5 miliardi (-2,4% su trimestre al netto della componente non ricorrente del 2trim17 nel commercial banking germany, pari a 90 milioni), con il contributo positivo dei tassi sui depositi e del term funding, parzialmente compensato dagli effetti derivanti dal calo degli spread e dei volumi medi dei prestiti. Previsione per il 2017 confermata a 10,2 miliardi.
Commissioni a 1,6 miliardi, in calo del 7,9% su trimestre per effetto della stagionalità e in rialzo del 4,2% su anno grazie alle commissioni da servizi di investimento e transazionali.
I costi operativi hanno registrato un’ulteriore riduzione a 2,8 miliardi (-1,6% su trimestre, -4,3% su anno) grazie alle minori spese del personale. Rapporto costi/ricavi (c/i) al 60,5% (+4,2% su trimestre, -0,3% su anno).
Le rettifiche sui crediti hanno toccato i 598 milioni (+6,0% su trimestre, -38,8% su anno) e costo del rischio (cor) a 53 pb. Rote rettificato al 6,8%.
“Tutto questo è a testimonianza che il nostro piano Transform 2019 sta generando risultati tangibili e conferma l ’andamento sostenuto del business a livello di gruppo – ha commentato l’amministratore delegato di Unicredit, Jean Pierre Mustier – Grazie alle misure decise adottate negli ultimi 12 mesi e al rilancio delle nostre reti, stiamo assistendo ad una vigorosa dinamica commerciale in tutte le divisioni, con una crescita di 423.000 clienti e con nuovi prestiti erogati per €52 mld dall’inizio del 2017. UniCredit vanta un elevato CET1 ratio fully loaded pari al 13,81 per cento grazie alla vendita di Pioneer e ad una organica generazione di utili. Il de-risking del bilancio continua, con crediti deteriorati netti attualmente pari a €22,3 miliardi, vicini al nostro target di €20,2 miliardi al 2019. Il rapporto di copertura dei crediti deteriorati rimane solido al 56,5 per cento. Il ridotto costo del rischio si attesta a 53 pb nel trimestre e stimiamo che sia compreso tra 55 e 60 pb per l’intero anno. Il progresso di Transform 2019, grazie all’impegno di tutti i dipendenti di UniCredit e alla velocità con cui stiamo implementando i cambiamenti, è ampiamente confermato dal miglioramento del rating di UniCredit S.p.A da parte di S&P a BBB con outlook stabile”.