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Unicredit paga maxi-multa in Usa per violazione dell’embargo

Pixabay

Una maxi multa da 1,3 miliardi di dollari, tra le più alte mai comminate dagli Stati Uniti a una banca europea, per aver violato l’embargo nei confronti dell’Iran. Questa la sanzione prevista dall’accordo transattivo raggiunto tra la banca di Piazza Gae Aulenti, le autorità Usa e lo Stato di New York che chiude una vicenda che si trascina da anni. (2002-2012 il periodo di riferimento).

Per pagare la multa, che colpisce non solo Unicredit e ma anche due controllate (la tedesca Unicredit Bank Ag e Unicredit Bank Austria), il gruppo ha già accantonato nello scorso bilancio una cifra anche superiore all’importo stabilito, nonostante esso risulti superiore alle precedenti stime, pari a circa 800 milioni.

“Le somme dovute da ciascuna delle banche sono interamente coperte dagli accantonamentistanziati e, conseguentemente, l’ammontare oggetto dell’accordo transattivo finale porterà ad una liberazione delle risorse accantonate nel primo trimestre del 2019 a livello di Gruppo, con un impatto positivo sul conto economico, al netto delle tasse, pari a circa 300 milioni e avrà un’ulteriore impatto positivo sul ratio CET1 di Gruppo pari a circa +8,5 punti base”, spiega Unicredit in una nota.

Secondo il dipartimento del Tesoro statunitensi tra il gennaio 2007 e il dicembre 2011, Unicredit, attraverso le sue controllate – Unicredit Bank Ag e Unicredit Bank Austria, avrebbe effettuato molte operazioni “vietate”, gestendo oltre duemila pagamenti per un valore complessivo di 500 milioni di dollari, violando le sanzioni stabilite nei confronti di Paesi come l’Iran.

Nel dettaglio, secondo la Federal Reserve, a cui andranno 158 milioni di dollari del totale, Unicredit ha avuto “pratiche non sicure legate a controlli inadeguati sul [rispetto delle] sanzioni e a una supervisione inadeguata delle sue sussidiarie”. Il Tesoro Usa ha invece annunciato tre patteggiamenti per 611 milioni che “risolvono le inchieste sulle violazioni apparenti di vari programmi di sanzioni Usa, inclusi quelli legati alla proliferazione di armi di distruzione di massa e al terrorismo globale, nei seguenti Paesi: Myanmar, Cuba, Iran, Libia, Sudan e Siria”.

“Le banche – si legge ancora nella nota di Unicredit – collaborano da numerosi anni alle indagini condotte dalle autorità statunitensi e dello Stato di New York, anche condividendo i risultati di ampie indagini svolte internamente, e rimangono impegnate al fine di garantire una collaborazione continuativa e a livello globale con le autorità competenti”.

Già prima dell’avvio delle indagini, “Unicredit ha volontariamente implementato un piano correttivo sia a livello globale che a livello di ogni singola banca al fine di rafforzare le proprie policies, procedure, supporti e controlli necessari a garantire il pieno rispetto del regime sanzionatorio e degli obblighi di controllo interno di volta in volta applicabili”, conclude la nota.

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Categories: Finanza e Mercati