Il settore bancario italiano è in fermento, non solo per le manovre strategiche degli istituti di credito, ma anche per le implicazioni politiche che potrebbero riscrivere gli equilibri finanziari del Paese. A giocare la partita più complessa è Andrea Orcel, amministratore delegato di Unicredit, che oggi, 3 marzo, è a Roma per una serie di incontri cruciali con i funzionari del governo. Sul tavolo c’è il dossier più caldo del momento: l’offerta pubblica di scambio (Ops) su Banco Bpm. Ma la partita è ancora più ampia e tocca anche la scalata a Commerzbank e la crescente influenza di Piazza Gae Aulenti su Generali.
Il Golden Power e le frizioni tra Unicredit e il governo
La battaglia per Banco Bpm è entrata nella fase decisiva. Venerdì 28 febbraio, Unicredit ha ufficialmente depositato il prospetto informativo aggiornato presso la Consob, dando il via al conto alla rovescia per l’approvazione dell’operazione. Se tutto procederà senza intoppi, la Bce darà il suo via libera entro il 27 marzo, seguito dall’ok della Consob, con il probabile lancio dell’Ops a metà aprile. Ma il cammino è tutt’altro che spianato.
Banco Bpm non è rimasta a guardare. Lo stesso 28 febbraio, gli azionisti hanno approvato un rilancio dell’offerta su Anima, alzando il prezzo per azione da 6,2 a 7 euro. Un’operazione difensiva che mira a complicare la vita a Unicredit, rendendo più costoso e meno appetibile l’acquisto di Piazza Meda.
Ma la vera incognita è il Golden Power. Il governo Meloni, dopo una pre-notifica a dicembre e la notifica ufficiale a febbraio, ha avviato l’istruttoria (che potrebbe durare altri 45 giorni, con possibilità di estensione) per valutare l’impatto dell’operazione. Il Comitato Golden Power ha fino a fine aprile per esprimersi e potrebbe introdurre limiti, i cosiddetti “remedies”, per proteggere gli interessi strategici nazionali. Un veto assoluto appare improbabile, soprattutto perché Unicredit è una banca di diritto italiano, sebbene con azionisti internazionali che potrebbero non gradire un’eccessiva ingerenza della politica italiana. Tuttavia, eventuali restrizioni potrebbero rallentare l’operazione o modificarne i termini.
Non è un mistero che il blitz di Orcel sul Banco non sia stato apprezzato da Palazzo Chigi, i cui rapporti sono molto tesi. L’offensiva di Unicredit ha mandato in fumo i piani del Tesoro, che puntava a un consolidamento tra Banco Bpm e Mps (ora in corsa per Mediobanca) per creare un “terzo polo” bancario capace di sfidare Intesa Sanpaolo.
Commerzbank: la resistenza tedesca e l’ostilità a Orcel
Oltre alla battaglia su Banco Bpm, Unicredit sta portando avanti un’altra offensiva: la scalata a Commerzbank. Finora, l’istituto italiano ha acquisito il 4,5% della banca tedesca dallo Stato e un ulteriore 4,5% sul mercato, arrivata a una posizione potenziale del 28%, in attesa dell’ok della Bce per arrivare al 29,9%, oltre la quale sarebbe obbligata a lanciare un’Opa.
Qui, la battaglia si fa ancora più complessa, con un muro che sembra più di orgoglio nazionale che di pura strategia bancaria. Sascha Uebel, presidente del consiglio di fabbrica di Commerzbank, ha fatto sapere che l’istituto tedesco renderà il cammino di Orcel “il più fangoso e profondo possibile”, lasciando intendere che l‘acquisizione non sarà facile.
Non è solo la dirigenza di Commerzbank a opporsi a Orcel, ma anche il governo tedesco, che ha definito l’operazione di Unicredit una “scalata ostile”. Intanto, l’Antitrust tedesco sta indagando sull’impatto di questa acquisizione sulla concorrenza nel mercato bancario tedesco e avrà fino a quattro mesi per esaminare la questione e decidere se e come l’operazione potrà andare avanti.
Generali: l’ombra di Unicredit preoccupa il governo
C’è poi la questione Generali. Unicredit ha acquisito il 5% della compagnia assicurativa e potrebbe giocare un ruolo decisivo nell’assemblea dell’8 maggio (probabilmente anticipata a fine aprile) dove si discuterà il futuro del gruppo. Questo ha messo in allerta il governo italiano, già preoccupato per l’accordo tra il management di Generali e Natixis per la creazione di un polo europeo del risparmio gestito. Roma non vede di buon occhio questa operazione e teme che possa ridurre il controllo italiano sul Leone di Trieste.
La partita si intreccia con altri pesi massimi della finanza italiana: Leonardo Del Vecchio e Francesco Gaetano Caltagirone, già azionisti influenti di Generali, sono coinvolti anche nel risiko Mediobanca-Mps.
Orcel si muove su un terreno minato. Da un lato, ha numeri e capitalizzazione dalla sua parte, dall’altro deve affrontare resistenze politiche in Italia e in Germania. Roma potrebbe dargli le garanzie necessarie per procedere, oppure complicare ulteriormente il quadro. Tutto questo non fa che aumentare il fascino della partita. Gli investitori sono in attesa di capire come si evolverà la situazione, ma una cosa è chiara: il risiko bancario con tutte le sue incertezze continuerà a riservare sorprese.