Il 2023 sarà più complicato del 2022. Si vedrà comunque un rallentamento, con diminuzione delle stime del PIL e aumento dell’inflazione, ma non una recessione. A dirlo è Andrea Orcel, Ceo di Unicredit, intervenendo all’ottava edizione dell’Italian Ceo Conference, evento annuale organizzato da Mediobanca che quest’anno riunisce in presenza oltre 50 Ceo di aziende italiane quotate e più di 180 investitori italiani e stranieri appartenenti alle principali case di investimento.
“L’anno più complicato sarà il 2023. Per quest’anno, siamo arrivati già a giugno accumulando un certo numero di risultati” dice Orcel. Per l’anno prossimo “pensiamo comunque che ci sarà un rallentamento e non una pesante recessione, anche se avremo un’idea migliore col passare dei mesi”.
Unicredit conferma Piano e guidance
Riferendosi poi a Unicredit, Orcel ha detto che “nello scenario di rallentamento dell’economia, senza una pesante recessione, siamo ancora in grado di raggiungere gli obiettivi del Piano. Al momento non vediamo ragioni per cambiare la nostra guidance”, ha aggiunto, spiegando che restano validi gli assunti macro comunicati con i conti del primo trimestre.
“Questa aspettativa non cambia. I dati potrebbero essere leggermente migliori di quanto stimato alla fine del primo trimestre”.
Rispetto alla Russia siamo coperti per ogni eventualità
Quanto ai rapporti di Unicredit con la Russia, Orcel ha detto che verrà dato “un aggiornamento alla fine del secondo trimestre. Alla fine del primo trimestre abbiamo deciso di avvicinarci il più possibile a quello che riteniamo il peggior scenario possibile e abbiamo coperto il 70% dello shock che potremmo subire e il 100% dell’esposizione diretta della controllata locale – ha aggiunto -. Pensiamo di essere stati prudenti e di essere ben coperti per ogni eventualità“.
Il banchiere ha anche evidenziato che considerando il franchise esclusa la Russia, “nello scenario di slowdown nell’economia”, UniCredit “può generare il valore che supporta la distribuzione agli azionisti”.
Più in generale Orcel vede “una decelerazione nell’asset management e nelle decisioni di investimento di famiglie e imprese, mentre dal punto di vista delle commissioni, confermiamo quanto comunicato in precedenza: saranno in leggero aumento anno su anno”.
Orcel ha aggiunto di non essere preoccupato dai movimenti dei rendimenti dei titoli di Stato e dello spread. “Da un punto di vista della capital sensitivity, non siamo preoccupati, mentre dal punto di vista dell’impatto su aziende e famiglie che prendono in prestito, siamo in un ambiente benevolo. A questo punto pensiamo che l’Europa non seguirà gli USA, ma seguirà a un passo più lento”.
Continueremo nel buy back: meglio dell’M&A
Orcel è inoltre tornato a parlare di buyback, che preferisce rispetto a investimenti Marger and Acquisition talvolta a prezzi poco reali.
“Vista la valutazione delle nostre azioni in questo momento i buyback sono molto pù attraenti che fare M&A a prezzi gonfiati”, ha detto. “Commenteremo sulla seconda tranche di buyback” da un miliardo su 2,6 miliardi totali alla fine del secondo trimestre. “Al momento stiamo ancora seguendo il piano e siamo ottimisti che raggiungeremo gli obiettivi e quindi potremo chiedere l’autorizzazione per distribuire l’altro miliardo”.
“Detto questo – ha aggiunto – se in alcuni Paesi, per non dire tutti, potessi avere quattro, cinque sei punti di quota di mercato in più alle condizioni giuste potremmo costruire per il futuro e lo faremmo. Non siamo ancora stati in grado di farlo”.
“Se dovessi comprare una banca dove tutto quello che ottengo sono sportelli e prodotti con bassa redditività perché dovrei farlo? Gli sportelli non sono più un indicatore di quota di mercato, bisogna guardare alla quota di mercato che conta: bisogna vedere quello che sto comprando dal punto di vista del numero di clienti e di cosa posso vendere a quei clienti nei mercati che ci interessano. Se non c’è questo il costo deve essere davvero molto attraente. L’altra cosa che guardiamo – ha notato ancora Orcel – è se il possibile target per un’operazione di M&A “ha una tecnologia che può accelerare la nostra trasformazione“.
Nagel (Mediobanca): ruolo centrale delle banche e del Pnrr per la ripresa
Stamane, Alberto Nagel, Ceo di Mediobanca, nel suo discorso di apertura della Conferenza ha sottolineato il ruolo delle banche e del Pnrr nell’attuale situazione.
“In Europa le banche rimangono il principale mezzo di trasmissione della politica monetaria a servizio dell’economia reale e, in una certa misura, anche della politica fiscale, come è avvenuto durante l’emergenza Covid-19. È essenziale che le banche siano solide e robuste, in grado di mantenere il credito alle imprese e alle famiglie. Grazie alle decisioni dei regolatori adottate durante la pandemia, le banche europee stanno entrando in un’altra fase difficile ma con una posizione più forte, dal punto di vista del capitale e della liquidità. L’Italia non fa eccezione, anche grazie all’enorme politica di de-risking applicata negli ultimi anni. Il 2022 si sta rivelando un anno ricco di sfide con l’inflazione in aumento e il conflitto in atto in Ucraina. Il recovery plan è fondamentale per l’Italia” “Le banche centrali devono giocare un ruolo decisivo nel contenere l’aumento dei prezzi”, ha concluso Nagel