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Unicredit nel mirino Ue: rischia sanzione di 2 miliardi

L’assemblea degli azionisti della banca si è aperta con la notizia di un’indagine della Commissione Ue per violazioni della normativa Antitrust in relazione a titoli di Stato europei – L’Ad Mustier: “Molto rumore per nulla” – Il presidente Saccomanni: “L’allarme Fmi sulle banche è esagerato”.

Unicredit nel mirino Ue: rischia sanzione di 2 miliardi

“Unicredit è una grande banca europea”, dicono all’unisono il presidente Fabrizio Saccomanni e l’amministratore delegato Jean-Pierre Mustier, aprendo l’assemblea degli azionisti chiamata ad approvare un bilancio, quello del 2018, che registra la miglior performance operativa da dieci anni e che pone l’istituto di piazza Gae Aulenti in netto anticipo rispetto ai target fissati dal piano Transform 2019.

Una notizia meno positiva arriva però dalla stessa Europa nella quale si colloca il cuore del business di una banca che ormai fattura e fa più utile all’estero che in Italia: alla vigilia dell’assemblea, Unicredit ha infatti comunicato di aver ricevuto lo scorso 31 gennaio uno “Statement of Objections” da Bruxelles nell’ambito di un’investigazione della Commissione Europea riguardante presunte violazioni della normativa Antitrust in relazione a titoli di Stato europei per periodi compresi tra il 2007 e il 2012. Nello specifico, la Commissione sospettava che otto banche europee avessero fatto cartello per distorcere la concorrenza nel trattare titoli di Stato europei e ha indagato sul fatto che i traders impiegati si scambiassero informazioni sensibili e coordinassero le proprie strategie di vendita.

“Qualora la Commissione dovesse concludere che vi è sufficiente evidenza di una violazione della normativa – recita la nota della banca italiana -, potrà adottare una decisione che proibisca la condotta in esame e che imponga il pagamento di una sanzione per un ammontare massimo del 10% del fatturato annuo mondiale della società”. Cioè potenzialmente pari, stando al fatturato 2018 di Unicredit, a quasi 2 miliardi di euro. Unicredit ha avuto accesso a tutti gli elementi del fascicolo della Commissione Europea a partire dal 15 febbraio 2019 e “in seguito all’analisi del fascicolo, la banca non considera più remoto, ma possibile, sebbene non probabile, un esborso di cassa volto al pagamento di una potenziale sanzione in conseguenza dell’esito del procedimento. Sulla base delle informazioni attualmente a disposizione, non risulta possibile quantificare in maniera attendibile l’importo di una eventuale sanzione alla data del presente supplemento”. La scadenza per la presentazione da parte della banca di una risposta alle obiezioni sollevate è fissata al 29 aprile, salvo possibili proroghe la cui concessione rimane a discrezione della Commissione.

Non è però questa l’unica “grana” che anima la riunione degli azionisti, che si tiene a Milano nella sede della Borsa Italiana, a Palazzo Mezzanotte, dove l’Ad Mustier è arrivato a bordo di una Fiat 500L di colore rosso, rispondendo con un “no comment” ai giornalisti che gli chiedevano di commentare l’inchiesta dell’Ue. Un gruppo di investitori istituzionali, tra cui Schroders, Candriam e Storebrand, che rappresentano oltre 1.400 miliardi di dollari, hanno inoltre chiesto al manager francese di “adottare un divieto di finanziamento generale delle imprese che dipendono fortemente dall’estrazione di carbone o da energia elettrica prodotta dal carbone, vietare il finanziamento a lungo termine di infrastrutture e progetti legati alle miniere di carbone e alle centrali a carbone in tutto il mondo e adottare un piano chiaro e definito nel tempo per eliminare gradualmente l’attuale esposizione alle attività carbonifere“.

L’Ad Mustier, aprendo i lavori, si è inizialmente limitato a ricordare all’assemblea dei soci i risultati raggiunti fin qui: “Siamo in anticipo sui target del piano Transform al 2019”, ha esordito il manager, che il prossimo dicembre presenterà a Londra il nuovo piano strategico, “il rapporto tra i crediti deteriorati lordi e il totale dei crediti lordi è sceso al 4,1%, ormai vicinissimo alla media dell’EBA. Abbiamo già effettuato il 93% delle 944 chiusure di filiali programmate nel piano, e grazie a questo i costi operativi sono già scesi sotto il target degli 11 miliardi. Inoltre, l’utile rettificato è aumentato rispetto al 2017 e abbiamo proposto la distribuzione di un dividendo pari a 0,27 euro per azione”.

Molto rumore per nulla – ha poi ribadito Mustier, citando Shakespeare, in una conferenza stampa con i giornalisti durante la pausa dei lavori assembleari -. Non commentiamo l’inchiesta della Commissione europea e nemmeno le voci di un’aggregazione tra Deutsche Bank e Commerzbank. Posso solo dire che in Germania siamo molto cresciuti e il nostro business con la controllata Hvb è solido”. Nel corso della conferenza è intervenuto, su questioni di carattere più generali, anche il presidente Saccomanni: “L’economia italiana ha buoni fondamentali e noi li sosteniamo. Il rapporto con tutti i Governi nei Paesi in cui lavoriamo, compresa l’Italia, è buono. L’allarme lanciato dall’Fmi sulle banche? E’ un po’ esagerato”. La notizia dell’inchiesta Ue, che in mattinata aveva preoccupato gli investitori (il titolo Unicredit era arrivato a perdere oltre il 2%), è stata dunque minimizzata da Mustier, il che ha rassicurato la Borsa, dove nel primo pomeriggio il titolo è risalito in territorio positivo.

L’articolo è stato aggiornato alle 13.40 di giovedì 11 aprile

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