Unicredit torna in utile. La Banca più internazionale d’Italia ha chiuso il 2012 con profitti per 865 milioni, dopo la maxi perdita di 9,2 miliardi del 2011 (dovuta alle svalutazioni). Il dato, diffuso oggi dopo il via libera del Cda, è comunque inferiore alle stime del consensus degli analisti, che indicavano un utile di 1,24 miliardi. Dopo la pubblicazione dei conti, il titolo di Unicredit ha girato in negativo, arrivando a perdere due punti a Piazza Affari.
Il Consiglio ha proposto la distribuzione di un dividendo da 0,09 euro per azione (l’anno scorso non era stato distribuito alcun dividendo, mentre nel 2010 era stato di 0,03 euro per azione). In questo caso il dato è superiore alle stime degli analisti, che avevano previsto una cedola di 0,06 euro.
“Oggi Unicredit è molto più forte rispetto a un anno fa dal punto di vista del capitale, dello stato partimoniale e della liquidità e può guardare con fiducia alle sfide del 2013 – ha detto l’amministratore delegato, Federico Ghizzoni -. I risultati di Unicredit hanno mostrato una buona tenuta nel 2012, nonostante le persistenti difficoltà del contesto economico mondiale”.
Malgrado il buon andamento dell’anno scorso, nel solo quarto trimestre 2012 il gruppo ha registrato una perdita netta di 553 milioni, contro l’utile di 114 milioni del quarto trimestre 2011 e l’utile di 335 milioni del terzo trimestre 2012. Il dato è peggiore rispetto alle stime del consensus degli analisti, che indicavano una perdita di periodo di 173 milioni. Il margine d’intermediazione si è attestato nel quarto trimestre a 5,7 miliardi (-5,6% rispetto al quarto trimestre del 2011 e -6,1% rispetto al trimestre precedente).
Unicredit ha annunciato inoltre che rivedrà le proiezioni finanziarie del piano industriale “in considerazione delle eccezionali difficoltà del contesto macroeconomico le proiezioni finanziarie del piano saranno riviste”.
Intanto, la controllata Unicredit Bank Austria ha siglato un accordo di compravendita con KazNitrogenGaz, società interamente controllata da Galimzhan Yessenov, che prevede la cessione da parte della banca italiana del 99,75% di AtfBank per un corrispettivo totale “pari a circa il patrimonio netto del gruppo Atf alla data di perfezionamento dell’accordo”.