Jean Pierre Mustier non si ricandiderà alla guida di Unicredit e alla fine del suo attuale mandato, cioè nel prossimo aprile, non sarà più il Ceo. Lo annuncia una nota ufficiale della banca di Piazza Gae Aulenti dopo l’infuocato Cda straordinario di domenica, nel quale il Ceo francese è finito in minoranza. E in minoranza è finita la sua strategia stand alone, contrastata dal resto del board, che ritiene invece che Unicredit debba partecipare al risiko bancario e in particolare trattare con il Tesoro per l’acquisizione con dote del Monte dei Paschi, rinunciando alle velleità di un gruppo paneuropeo con la costituzione di una subholding delle attività estere, come invece proponeva Mustier.
È lo stesso Mustier a rendere esplicito il dissenso: “Nel corso degli ultimi mesi – ha dichiarato il Ceo uscente – è emerso che la strategia del Piano Team 23 e i suoi pilastri fondanti non sono più in linea con l’attuale visione del Consiglio di Amministrazione. Di conseguenza, ho preso la decisione di lasciare il Gruppo alla fine del mio mandato ad aprile 2021, in modo da consentire al Consiglio di definire la strategia futura. In ogni caso – ha aggiunto Mustier – ho sempre sostenuto che cinque anni sono il periodo di tempo ideale per svolgere il ruolo di Ceo in un’azienda e i miei cinque anni in Unicredit sono stati, per non dire altro, un’esperienza straordinaria. Sono orgoglioso di ciò che abbiamo raggiunto e di quanto realizzato in così poco tempo”.
Per la verità il dissenso sulle alleanze è stato solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Le critiche alla gestione Mustier erano nate da tempo, da quando cioè si è andato accentuando il divario tra Unicredit e Intesa Sanpaolo, enfatizzato dall’Opa vittoriosa della banca di Carlo Messina su Ubi Banca. Ma anche altre mosse di Mustier non erano piaciute agli azionisti, critici non solo per la mancanza di una visione e di una strategia chiara, ma anche per la cessione di asset fondamentali come la partecipazione di controllo in Fineco.
Ora si apre una nuova stagione in Unicredit, nella quale un ruolo decisivo sarà svolto dal futuro presidente Pier Carlo Padoan, che contribuirà a scegliere un nuovo Ceo coerente con la svolta strategica della banca e con il probabile matrimonio con Mps, che, da ministro del Tesoro, lo stesso Padoan ha contribuito a salvare negli anni scorsi. Quanto al Ceo, è inutile dire che il totonomine è già partito e comprende candidature sia interne che esterne che presto porteranno alla fumata bianca.