Alla fine delle trattative tra Unicredit-Mef per l’acquisizione di larga parte degli asset senesi da parte della banca milanese guidata da Andrea Orcel, il Tesoro – con tutta probabilità – resterà nel capitale della nuova aggregazione bancaria come socio di minoranza, ma senza voce in capitolo nella governance.
Anche se le percentuali azionarie sono ancora in discussione e dipenderanno dal perimetro della nuova aggregazione (l’ipotesi più accreditata parla di 150 filiali Mps, specialmente meridionali, che non confluiranno in Unicredit), nella comunità finanziaria c’è la convinzione che la quota azionaria che resterà in mano al Tesoro dovrebbe oscillare tra il 3 e il 5% del capitale.
Ma c’è anche la convinzione che l’azionista pubblico non interferirà nella gestione della banca che sarà capitanata da Orcel. In buona sostanza, il Tesoro riceverà azioni senza diritti di voto ma certamente godrà, percentualmente, dei benefici della distribuzione dei dividendi che la nuova Unicredit promette per i prossimi anni, quando saranno ottimizzate le sinergie derivanti dalla fusione Unicredit-Mps se le trattative avranno esito positivo.
Non a caso, la Borsa guarda con ottimismo al negoziato in corso e anche ieri i titoli di Unicredit e del Monte dei Paschi hanno chiuso la seduta a Piazza Affari in rialzo. Rilevante soprattutto il balzo della banca milanese che ha fatto segnare un progresso del 2,40%.