Unicredit archivia il primo trimestre 2021 con un utile netto contabile di 887 milioni di euro. Il risultato si confronta con la perdita da 2,7 miliardi dello stesso periodo del 2020, sui cui pesavano, tra le altre cose, rettifiche per far fronte all’emergenza coronavirus.
I ricavi sono aumentati del 7,1%, a 4,7 miliardi, grazie alla crescita delle commissioni (+4,3%) e delle attività di negoziazione (+466 milioni).
Sul versante patrimoniale, al 31 marzo il Cet1 capital ratio fully loaded si attesta al 15,92%, con Cet1 MDA buffer fully loaded a 689 punti base, al livello più elevato di sempre, in crescita di 78 punti base trimestre su trimestre.
Il margine di interesse (NII) è pari a 2,2 miliardi, in calo del 3,1% su base trimestrale, con tassi sui finanziamenti condizionati dai tassi di mercato più bassi, dalla concorrenza e dai prestiti garantiti dallo Stato in Italia.
A fine marzo il rapporto costi/ricavi era al 51,5%, il più basso in oltre un decennio. Questo risultato, spiega la banca, è stato possibile grazie a una riduzione del numero di FTE più rapida del previsto, che ha determinato una diminuzione dei costi HR anno su anno, e grazie a un miglioramento nei costi non HR anno su anno, trainato dalla diminuzione delle spese per viaggi e immobiliari.
Il costo del rischio contabile per il gruppo è stato contenuto nel trimestre, sottolinea Unicredit, per effetto della stagionalità, nonché delle riprese di valore e dell’anticipazione di impatti economici futuri effettuata nel 2020. Il costo del rischio sottostante per il 2021 è ora atteso al di sotto dei 60 punti base.
Il rapporto tra crediti deteriorati lordi e totale crediti lordi è al 4,8%: il completo azzeramento del portafoglio Non Core è confermato per il 2021.
Per quanto riguarda l’esercizio 2021, Unicredit prevede utile netto sottostante e ricavi sostanzialmente in linea con la guidance. I costi per l’intero anno sono confermati sui livelli del 2019. Confermato anche il completo azzeramento del portafoglio Non Core entro il 2021.
“Avremo bisogno di tempo per rilanciare e rafforzare il business – sottolinea il Ceo di Unicredit, Andrea Orcel, da poco arrivato alla guida dell’istituto – passando da una fase di ridimensionamento a una caratterizzata da una crescita disciplinata della redditività e da una creazione di capitale sana ed organica. Rafforzeremo la centralità del cliente in tutto ciò che faremo”.
Inoltre, “a seguito delle decisioni prese in passato in termini di propensione al rischio – continua Orcel – il margine di interesse continuerà probabilmente per un certo periodo ad affrontare condizioni di mercato sfavorevoli anche rispetto ai concorrenti. In futuro, potremmo anche non beneficiare nella stessa misura dei fattori che hanno positivamente compensato questo trimestre. Realizzeremo una maggiore integrazione della tecnologia nelle nostre attività e semplificheremo il nostro modo di lavorare rimuovendo gli ostacoli che ci impediscono di fornire ai nostri clienti un servizio adeguato”.
In ogni caso, “abbiamo bisogno di tempo per garantire che i cambiamenti che abbiamo in mente vengano apportati, sempre nel miglior interesse a lungo termine del nostro business – ha concluso il Ceo – mentre noi siamo già impegnati a valutare, rivedere e sviluppare un piano che determinerà la nostra strategia per i prossimi anni”.
Unicredit prevede che la review strategica avviata successivamente all’insediamento del nuovo Ad e del nuovo cda sarà portata a termine nel secondo semestre e verrà comunicata ai mercati in un Capital Markets Day.
“L’utile netto sottostante di UniCredit è migliorato nel primo trimestre a 0,9 miliardi di euro – precisa Stefano Porro, cfo di UniCredit – Si tratta di una performance rilevante e di un inizio d’anno incoraggiante, considerando che l’impatto del Covid-19 sulle economie e sulla vita delle persone ha continuato a farsi sentire. Abbiamo assistito a una ripresa dei nostri ricavi, con il livello più alto di commissioni raggiunto da oltre cinque anni e una forte dinamica dell’attività commerciale. Questa ripresa della performance top-line, unita a una rigorosa disciplina dei costi, ci ha permesso di ottenere il più basso cost-income ratio in oltre un decennio, al 51,5%. Abbiamo anche registrato un costo del rischio particolarmente basso, grazie alla qualità del credito che è rimasta stabile. Questo ci ha permesso di remunerare i nostri azionisti con un ritorno di capitale complessivo che per quest’anno è stimato a oltre 1 miliardo di euro tramite distribuzione di dividendi e riacquisto di azioni, equivalente a un rendimento di circa il 6%”.