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Unicredit: Ghizzoni accelera sul taglio dei costi, esclude l’aumento di capitale e lancia buddybank

Unicredit accelera in Borsa dopo la presentazione del piano industriale che spinge sul riassetto del gruppo per aumentare l’efficienza e il profitto. Un piano giudicato da Ghizzoni, che ha parlato in conference call con gli analisti, “sfidante ma raggiungibile, e pienamente focalizzato sulla nostra strategia di consegnare il massimo valore possibile ai nostri azionisti”. Il piano – come ha spiegato Ghizzoni – esclude ogni aumento di capitale (“sarebbe assurdo ora chiederlo”). La Borsa ha accolto bene anche i numeri del terzo trimestre che, nonostante il calo del 30% degli utili a 507 milioni, sono risultati migliori delle attese del consensus che si era fermato a 458 milioni”. E la prospettiva di un possibile dividendo ricco, Bce permettendo. L’indice di solidità Cet1 fully loaded si attesterà prima della distribuzione di dividendi al 12,6% nel 2018, sopra l’obiettivo interno dell’11,5%. Una solida base patrimoniale, che spiega il gruppo nella nosta sul piano industriale “ci consentirà una cospicua disponibilità per la distribuzione di dividendi, pari a una percentuale di distribuzione dell’utile del 40% in media nel periodo del piano”. “Lo Srep non è ancora terminato – ha detto Ghizzoni in conference call con gli analisti – e sul fronte dei dividendi la Bce scriverà una lettera con le raccomandazioni al riguardo. Noi abbiamo un monte dividendo disponibile cospicuo, non ci aspettiamo mosse severe da parte della Bce ma dobbiamo aspettare, non è quindi un impegno ma un monte disponibile”. Il titolo, che nel pomeriggio è arrivato a guadagnare oltre il 3%, si è poi però sgonfiato in chiusura.

MENO COSTI, DIGITALE E UNA BANCA PiÙ SNELLA

Il nuovo piano prevede cinque principali linee strategiche.

In primo luogo è prevista la riduzione di circa 18.200 dipendenti, anche contando la vendita dellUcraina e la Jv con Pioneer. In particolare, il nuovo piano industriale al 2018 prevede un’accelerazione delle misure di taglio dei costi sia del personale sia delle altre spese operative, che andranno a incidere soprattutto sulla razionalizzazione dei corporate center più che sul network, con il taglio di mille unità tra i senior executive. L’obiettivo di risparmio di costi del nuovo piano, è di 1,6 miliardi per portare la nuova base dei costi a 12,9 miliardi e un cost/income al 50%.

Il secondo pilastro del piano prevede la cessione o ristrutturazione dei business a bassa redditività entro la fine del 2016.

Il terzo punta a creare un gruppo più semplice ed integrato con linee manageriali più snelle, con il business italiano che riporetrà direttamente al ceo Federico Ghizzoni.

La quarta linea strategica riguarda la focalizzazione sul business ad alta crescita e a basso assorbimento di capitale, tra cui il risparmio gestito su cui, ha detto Ghizzoni in conference call, “vediamo ancora spazio di crescita”.

Infine, il quinto pilastro spinge sul digitale con investimenti per 1,2 miliardi e il lancio, a inizio 2017, anche della nuova banca mobile “buddybank”, una banca accessibile solo da apparecchi telefonici mobili, “a basso assorbimento di capitale e con un servizio clienti live 24 ore al giorno per sette giorni alla settimana”.

LA RIPRESA SOSTERRA’ I RISULTATI DEL QUARTO TRIMESTRE

Il quarto trimestre si preannuncia poi sostenuto dalla congiuntura economica dove la crescita inizia a manifestarsi con più convinzione. “Il consolidarsi delle ripresa economica continuerà a supportare i risultati del gruppo nell’ultimo trimestre del 2015, assieme al continuo impegno del gruppo per il contenimento dei costi”, rileva Unicredit parlando delle prospettive dell’esercizio. Sul fronte dello scenario macroeconomico, la banca indica che il Pil in Italia è previstao in crescita di circa l’1,5% nel secondo semestre e che ci si attende, sul fronte Bce, l’annuncio di una espansione del programma di asset purchase e un taglio del tasso sui depositi, sebbene contenuto, prima della fine dell’anno

Nella successiva confrenza stampa di illustrazione del piano Ghizzoni ha anche colto l’occasione per ribadire che “il caso Palenzona è chiuso”.

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