Vendita o Ipo. Queste le due alternative allo studio di Unicredit per il futuro della controllata Pioneer, società di asset management che vale tra i 2 e i 3 miliardi di euro. Lo scrive questa mattina il sito internet del Financial Times, ricordando che la settimana scorsa l’istituto di credito ha annunciato di aver chiuso il 2013 con un rosso d 14 miliardi di euro legato principalmente a rettifiche e svalutazioni.
Dalle comunicazioni alla Consob è emerso poi che i fondi BlackRock sono saliti al 5,25% del capitale di Unicredit dal precedente 2,2%, diventando così il secondo azionista della banca guidata da Federico Ghizzoni. Nel frattempo Kepler Cheuvreux ha confermato la raccomandazione hold sul titolo, alzando il target price a 6,4 euro da 5,80 euro precedente.
Quanto all’andamento delle azioni Unicredit, questa mattina a un’ora dall’apertura guadagnano il 2,84%, a 6,335 euro, dopo aver chiuso la settimana scorsa con un rialzo del 6%, in netta controtendenza rispetto al -1% registrato dall’indice FtseMib.
L’istituto ha annunciato anche di voler quotare entro il 2014 Fineco Bank, la controllata online del gruppo. La Banca conferma di voler proseguire la gestione attiva del portafoglio di partecipazioni e di pensare alla vendita di Uccmb, UniCredit Credit Management Bank, la controllata che ha la responsabilità di gestire e incassare la parte principale dei crediti in sofferenza originati in Italia.
Il Cda di Unicredit ha varato martedì scorso anche il nuovo piano strategico 2013-2018, che prevede un utile netto di 6,6 miliardi al 2018, con un Roe di gruppo del 13% e un Cet1 Ratio al 10%, “anticipando pienamente gli effetti di Basilea3”. Nel piano si prevede anche la “distribuzione di un dividendo con un pay out medio del 40% circa”. La qualità dell’attivo, si legge nel comunicato diffuso dall’istituto, “rimane una priorità, con un tasso di copertura target al di sopra del 50% sui crediti deteriorati e un costo del rischio al di sotto di 70 punti base nel 2018”.