La crescita Usa prosegue e la “fiducia dei soggetti economici è migliorata”. Ma non è ancora ora di procedere ad un nuovo aumento dei tassi. È il verdetto unanime del board della Fed al termine della prima riunione del 2017. L’economia migliora, così come è migliorato il mercato del lavoro (246 mila nuovi occupati in più contro i 160 mila previsti) e la fiducia dei consumatori. Ma Janet Yellen ha ribadito che “i rialzi vanno introdotti con gradualità”. Un modo elegante per segnalare che la Banca centrale, prima di muoversi, vuole avere indicazioni più precise sulle intenzioni della Casa Bianca, specie in materia fiscale. In campagna elettorale Donald Trump ha previsto un aumento del debito nei prossimi dieci anni fino a 7.200 miliardi di dollari. Ma Janet Yellen, soprattutto, non vuole precludersi alcuna mossa prima che si chiarisca la situazione sia all’interno che nei rapporti commerciali.
MUSTIER FISSA PER I NUOVI TITOLI UNO SCONTO DEL 38%
L’attenzione di Piazza Affari è stata concentrata fino a sera su Unicredit, in attesa delle condizioni dell’aumento di capitale di 13 miliardi che partirà lunedì 6 febbraio. L’operazione prevede l’emissione di 1,6 miliardi di nuove azioni al prezzo di sottoscrizione di 8,09 euro, offerte in opzione ai soci nel rapporto di 13 nuovi titoli ordinari ogni 5 (ordinari o di risparmio) posseduti. L’esborso per le nuove azioni, spiega una nota, implica uno sconto del 38% rispetto al prezzo al netto dello stacco del diritto (Terp), calcolato in base al prezzo ufficiale di chiusura. Cinque anni fa, l’aumento di capitale da 7,5 miliardi di euro fu ad uno sconto del 43%. I diritti di opzione saranno negoziati in Borsa dal 6 al 17 febbraio e saranno esercitabili dal 6 al 23 (dall’8 al 22 in Polonia). Le banche del consorzio garantiranno la sottoscrizione integrale dell’eventuale inoptato.
Prima del Cda il titolo ha messo a segno un rialzo del 5,7%, annullando le perdite di inizio settimana. Sempre ieri è stato finalizzato il contratto con le banche che formano il consorzio che garantisce la buona riuscita dell’operazione. Il rialzo di Unicredit si è trasmesso ieri al resto del comparto (indice di settore +2,45%). Banco Bpm +1,1%, Ubi +1,9%. Non ci sono novità sul tentativo di scalata di Intesa (+1,3%) su Generali, in calo dello 0,4%. Mediobanca ha guadagnato lo 0,8%.
DEBOLE L’ASIA, LA FED NON SPOSTA WALL STREET
Andamento riflessivo stamane sui listini asiatici. Tokyo arretra dell’1,3%, Hong Kong -0,8%. Debole anche Sidney. Ancora in vacanza le Borse cinesi. La stella di Apple (+6,1% a 130,31 dollari, dopo gli ottimi dati della trimestrale) ha illuminato il mercato Usa. Senza la Mela, la seduta di Wall Street sarebbe stata opaca. L’indice S&P 500 (-0,04) chiude la quarta seduta consecutiva in rosso. Dow Jones -0,1%. Sale solo il Nasdaq grazie alla spinta della società dell’iPhone.
Dopo la chiusura sono stati annunciati i conti di Facebook (+2,91%): il social network ha battuto le previsioni sia per gli utili (1,41 dollari per azione, +78,5% rispetto ad un anno fa) che per i ricavi (8,81 miliardi di dollari contro 8.51). La cassa della società ammonta a 29,45 miliardi di dollari.
Il petrolio Brent ha chiuso in rialzo del 2% a 56,8 dollari per poi rallentare nel corso della seduta asiatica. Rallenta dopo la trimestrale anche Exxon (-1,1%). A Piazza Affari Eni è scesa dello 0,5%.
FCA FRENA IN USA MA ACCELERA IN ITALIA
I dati delle vendite di gennaio confermano il rallentamento dell’auto sul mercato Usa. Calano del 3,8% i volumi di Gm (-1% a Wall Street) e dello 0,7% per Ford (+0,6%). Continua il brusco calo americano di Fiat Chrysler (+0,10% in Borsa), che per qualche mese di fila segna un ribasso delle vendite a doppia cifra (-11%). Ma a consolare la società sono i risultati sul mercato italiano. I marchi di proprietà del gruppo Fiat Chrysler Automobiles hanno registrato a gennaio un risultato superiore all’andamento del mercato con immatricolazioni di auto nuove cresciute del 12,3% a 50.200 unità rispetto al gennaio 2016. Migliora dunque la quota di mercato che sale al 29,3% con un incremento di 0,6 punti.
L’ECONOMIA EUROPEA TIRA, BORSE IN RIPRESA
Giornata positiva per i mercati europei, trainati dal buon andamento dei dati economici: l’indice Pmi manifatturiero dell’Eurozona si è attestato a 55,2 punti, sui massimi da 69 mesi. A Milano il Ftse Mib ha terminato le contrattazioni con un +0,81%, a 18.740 punti, rimbalzando dopo due sedute di cali. In crescita anche le altre piazze del Vecchio Continente: la Borsa di Parigi avanza dello 0,8%, Francoforte +1%. Oggi è in programma il vertice della Bank of England: non sono previste modifiche sui tassi.
Il progresso, che ha riguardato tutti i settori, è stato amplificato i buoni risultati di molte società , a partire da Siemens, salita del 5,2%.Oggi sono in arrivo, tra gli altri, i conti di Vodafone e Daimler.
ITALIA A RICHIO DI INFRAZIONE, RISALE IL RISCHIO DEFAULT
Sull’Italia incombe, sempre più concreto, il rischio dell’apertura di una procedura di infrazione Ue. La lettera inviata ieri sera dal ministro Pier Carlo Padoan, a detta di Bruxelles, è troppo ambigua sui tempi delle misure (“provvedimenti di contrasto all’evasione fiscale e di riduzione della spesa”) che il governo intende prendere. L’ultimo tentativo di evitare la bocciatura è affidato al prossimo incontro a Malta tra Jean Claude Juncker e il premier Paolo Gentiloni.
Intanto il costo per assicurarsi dal default del debito sovrano italiano (credit default swap) a 5 anni ha toccato ieri i 173 punti base, massimo dal 5 dicembre, il giorno dopo il referendum costituzionale che ha portato alle dimissioni di Matteo Renzi.
SOFFRONO I BTP, NEL MIRINO ANCHE I TITOLI FRANCESI
Debole il mercato dei titoli di Stato. Il tasso del decennale italiano è salito a2,32% da 2,28% e si tiene nei pressi del massimo dall’estate 2015 segnato nei giorni scorsi a 2,35%. Lo spread con l’analoga scadenza del Bund, dopo il picco a 190 punti base segnato lunedì, viaggia a 185 punti base.
Il rischio politico, oltre ai Btp, penalizza anche i governativi francesi in vista delle elezioni presidenziali di aprile. Lo spread nei confronti della Germania ha toccato i 66 punti base, picco da tre anni e mezzo.
PIOGGIA DI BUY PER FERRAGAMO, LVMH SPAVENTA SAFILO
A Piazza Affari la nota più positiva arriva dal lusso. Ha brillato Ferragamo, salita del 6,6% dopo avere annunciato ieri sera risultati positivi del quarto trimestre 2016. Sono piovuti i giudizi positivi dei brokers. Barclays ha aumentato il prezzo obiettivo da 23,5 euro a 25 euro (equalweight), Mediobanca Securities da 26,5 a 27 euro (outperform), Banca Akros da 22,6 a 25 euro (neutral) e JP Morgan a 22,5 da 22 euro (neutral).
Fra gli altri titoli del lusso, avanza Moncler (+1,1%): Equita e RBC rafforzano la raccomandazione Buy. Il primo alza il target a 20,70 euro da 17,70 euro, il secondo ribadisce che l’obiettivo è 20 euro. Cade Safilo (-7,5%) dopo la conferma ufficiale della joint venture fra Lvmh e Marcolin che prenderà il via nel 2018. La jv controllata al 51% dai francesi punterà allo sviluppo e alla produzione di occhiali Celine e Louis Vuitton. In ribasso anche Luxottica (-2%).
TORNA A CORRERE STM: +12% A GENNAIO
È ripresa la corsa di StM (+3,4%), che nel mese di gennaio ha guadagnato il 12%.
Tra gli industriali bene anche Prysmian (+2,5%) e Buzzi (+2,1%). Buoni rialzi per le utility: Terna +0,8%, Snam+0,6%, A2A +1,4%. Telecom Italia -0,31%: Icbpi ha confermato sul titolo la raccomandazione buy in attesa dei risultati 2016 (il Cda è fissato per venerdì).