In meno di 10 anni, la ricchezza finanziaria netta delle famiglie dell’Europa centro orientale (CEE) è più che raddoppiata, tra il 2004 e il 2013. Nell’anno appena concluso, si è attestata a circa 780 miliardi di euro. Eppure ancora oggi, in rapporto al Pil, questa rappresenta mediamente circa un quarto di quella dei principali Paesi sviluppati. I dati sono dell’unità CEE Strategic Analysis di Unicredit.
In generale, il divario nella penetrazione finanziaria tra i Paesi CEE e i mercati più sviluppati si avverte maggiormente guardando alle attività piuttosto che alle passività. “Nel prossimo futuro la ricchezza finanziaria netta delle famiglie dei Paesi CEE continuerà gradualmente a convergere verso gli standard dell’Europa occidentale, beneficiando in particolare dell’accelerazione di risparmi e investimenti” ha dichiarato Gianni Franco Papa, Responsabile della Divisione CEE di UniCredit.
Per quanto riguarda la composizione delle attività finanziarie, le attività liquide – che comprendono contante e depositi bancari – rappresentano ancora la maggioranza. In conseguenza della crisi finanziaria globale del 2008-2009, le famiglie dei Paesi dell’Europa centro orientale hanno infatti riallocato quote significative del proprio capitale in attività liquide. Successivamente, sono gradualmente tornati a indirizzare i risparmi verso forme d’investimento come fondi pensione, fondi di investimento e riserve tecniche assicurative, mostrando una riacquistata propensione per scelte di portafoglio con un orizzonte temporale di lungo periodo, oltre che una ripresa di fiducia verso attività finanziarie più sofisticate.
“Per i prossimi anni si prevede che continui un moderato spostamento verso investimenti con una maggiore componente gestita”, ha dichiarato Carmelina Carluzzo, Vice Responsabile dell’unità CEE Strategic Analysis presso UniCredit. “Ciononostante, le attività liquide resteranno l’asset class dominante, seppure con una certa differenziazione a livello geografico.”
In questo contesto, il rafforzamento del mercato dei capitali locale va incoraggiato, dal momento che consentirebbe alle famiglie di diversificare le proprie scelte in materia di allocazione del portafoglio e alle banche di ottimizzare le proprie fonti di finanziamento domestiche.
“Sul fronte delle passività, nonostante alcune differenze tra Paesi, negli ultimi anni abbiamo assistito in generale a una crescita più rapida dei mutui casa rispetto al credito al consumo”, ha dichiarato Gianni Franco Papa. “Riteniamo che questa tendenza possa persistere nel prossimo futuro, anche se in alcuni Paesi CEE le famiglie continueranno a ridurre il proprio livello di indebitamento.”
Dal 2004 al 2008, i mutui edilizi sono cresciuti a un tasso annuo medio composto del 37,8%, mentre nel periodo 2008-2013 lo stesso si è attestato all’8,2%. Per quanto riguarda il credito al consumo, i tassi annui medi composti di crescita sono stati rispettivamente del 31,6% e dello 0,8%. Solo nello scorso anno, i mutui casa hanno rappresentato il 57% delle passività finanziarie totali delle famiglie dei Paesi CEE1.
Nel complesso, nel 2013 le passività finanziarie totali hanno rappresentato il 21% del PIL regionale nell’Europa centro-orientale, mentre lo stesso dato ha raggiunto il 59% in Austria, Germania e Italia. Le attività finanziarie totali si sono attestate invece al 48% del PIL regionale nei Paesi CEE e al 207% in Austria, Germania e Italia.
In conclusione, le famiglie sembrano ancora fare affidamento sui tradizionali prodotti bancari. Per questa ragione le banche continueranno a essere importanti intermediari finanziari nell’Europa centro-orientale. “Per le banche c’è in effetti margine per rafforzare il proprio ruolo di consulenti finanziari delle famiglie dei Paesi CEE”, ha sintetizzato Carmelina Carluzzo. “In questo modo, le famiglie potranno trovare il giusto equilibrio tra investimenti finanziari e debito, rafforzando così un circolo virtuoso all’interno delle economie locali che solo di recente ha preso piede.”
Nonostante le numerose sfide, UniCredit ritiene ancora che i Paesi CEE rappresentino ‘il motore della crescita’ e conferma pertanto il suo impegno di investitore di lungo termine nella regione, dove gestisce un’estesa rete di quasi 3.600 filiali in 14 Paesi, capace di generare circa il 30% dei ricavi del Gruppo. Tramite i suoi International Center, UniCredit serve oltre 19.000 clienti internazionali che operano nei Paesi CEE. Grazie alle proprie conoscenze dei contesti politici locali, dei regolamenti e delle prassi di mercato, fornisce assistenza ai propri clienti nella gestione della loro attività e nell’identificazione di nuove opportunità.
“Negli ultimi due anni abbiamo acquisito circa 1,4 milioni di nuovi clienti retail nell’Europa centro- orientale”, ha spiegato Gianni Franco Papa, Responsabile della Divisione CEE di UniCredit. “Per far proseguire questo trend positivo, ci stiamo concentrando sulla sempre maggiore integrazione del canale fisico con quelli virtuali e sulla trasformazione del nostro business in un modello di banca veramente multi-canale.” Nell’ottica di instaurare rapporti sostenibili con i propri clienti, UniCredit si concentra sulla centralità del cliente, l’utilizzo di processi e prodotti semplici, oltre che sull’innovazione e le nuove tecnologie.