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Unicredit, ecco tutte le partite aperte che attendono Orcel

Imagoeconomica

Dopo la fumata bianca di ieri, Piazza Affari frena gli entusiasmi in attesa dell’investitura ufficiale di Andrea Orcel da parte del cda, preceduto dal comitato nomine e dal comitato remunerazioni. Ma dietro l’apparente calma (-1,2 alle 13) il settore è già in fibrillazione, pregustando le prime mosse del “Cristiano Ronaldo dei banchieri”, l’etichetta lusinghiera ma scomoda per il banker romano, 57 anni, con una grande esperienza in materia di M&A ma che per la prima volta si trova ad affrontare la guida di una grande struttura commerciale, per giunta in un momento assai delicato per il settore, alla vigilia delle nuove regole sulle sofferenze dettate dalla Vigilanza Europea.

Sarà questa solo una delle difficoltà che Orcel dovrà affrontare per recuperare almeno una parte del terreno perduto nella contesa che separa i due Big del sistema: il valore di libro del titolo è sprofondato a 0,3 volte, contro le 0,7 della banca guidata da Carlo Messina, un gap che riflette il buon stato di salute della banca di sistema capitanata da Carlo Messina, ma  anche le incertezze dell’istituto di piazza Gae Aulenti, frenata nell’ultimo anno da troppe incertezze, dalle cessioni (vedi la quota Fineco o l’uscita da Pioneer) più dettate dalla volontà di far cassa da girare ai soci che non a sviluppare un proprio modello di crescita, al ritardo nell’attività di banca commerciale, emerso con imbarazzante chiarezza quando Unicredit ha fatto ricorso all’Antitrust per contestare la posizione dominante che Intesa avrebbe assunto con l’acquisto di Ubi. 

Si spiega anche così la scelta di Orcel, voluta da Leonardo Del Vecchio, il primo socio privato, ma pilotata da Stefano Micossi, l’uomo forte del comitato nomine che non ha fatto mistero in passato delle sue perplessità di fronte alle scelte di Jean-Pierre Mustier, che si congederà dall’istituto in prossimo 10 febbraio consegnando il bilancio 2020. Ora la banca dovrà correre per recuperare il tempo perduto. Ma non sarà questo un problema per Orcel, famoso per i ritmi di lavoro che l’hanno accompagnato lungo tutta la carriera fino alla controversia con il Banco de Santander che Orcel si accinge a chiudere accontentandosi, si fa per dire, di un assegno da 47 milioni di euro invece dei 100 già chiesti come risarcimento per il mancato approdo alla guida della banca spagnola. Anche per questo il banchiere, che probabilmente non vede l’ora di rimettersi all’opera, si accontenterà di uno stipendio più abbordabile (non più di due milioni). Con obiettivi ben definiti.

Il primo impegno in ordine di tempo riguarda ovviamente la partita Monte Paschi, Banca che Orcel conosce assai bene per esser stato, su incarico del Santander, l’artefice della disgraziata acquisizione di Antonveneta da parte dell’istituto senese. Non è un segreto che Del Vecchio, così come buona parte dei soci internazionali di Unicredit (in maggioranza) non nascondono le perplessità di fronte all’acquisizione della banca senese, pur necessaria agli occhi del Tesoro (e del presidente dell’istituto Pier Carlo Padoan). Ci vorrà tutta l’abilità di Orcel per far quadrare il cerchio, in attesa di altri merger che possono far recuperare all’istituto una massa critica adeguata. Primo fra tutti l’incontro con Banca Bpm, la preda ideale per crescere in Italia, e con il polo emiliano rappresentato da Bper e Unipol. La norma sulle DTA è del resto destinata a rendere qualsiasi operazione di acquisizione nel 2021 maggiormente conveniente dal punto di vista del capitale.

Di tutto questo, però, si parlerà solo dopo l’insediamento di Orcel in piazza Gae Aulenti. Ma, nel frattempo, il banchiere avvierà il cambiamento della banca, garantendo nuovi stimoli ad una squadra demotivata. A partire dalla trasformazione digitale dell’istituto sulla base del modello di Bbva, altra tappa della carriera di Orcel, da cui proviene Marco Bressan, protagonista dello sviluppo della piattaforma della banca iberica.   

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Categories: Finanza e Mercati