Unicredit ha chiuso il primo trimestre del 2016 con un utile netto di 406 milioni, in calo del 20,8% rispetto allo stesso periodo del 2015. Escludendo le “componenti non ricorrenti legate agli oneri di ristrutturazione in Austria e Italia” l’utile sarebbe stato di 640 milioni. Il risultato è superiore alla stima del consensus, pari a 379 milioni.
Il totale dei ricavi è sceso del 4,7% a 5,48 miliardi, con interessi netti a 2,9 miliardi (-2,9%) e commissioni nette a 1,9 miliardi (-3,4%). In calo del 3,7% a 3,3 miliardi i costi operativi, per un rapporto cost/income salito al 60,1%. Quanto alla solidità patrimoniale, a fine trimestre il coefficiente Cet1 fully loaded è pari al 10,85%, in calo di 9 punti base rispetto a fine 2015 ma in miglioramento di 75 punti base rispetto a marzo 2015. Nel trimestre sono scese del 22,9% annuo le rettifiche su crediti, a 755 milioni.
Immediata accelerazione di Unicredit in Borsa, dopo la pubblicazione dei numeri trimestrali superiori alle previsioni: il titolo si è spinto fino a +4% a 3,124 euro per poi rallentare a +2,5%, appena sopra la soglia dei 3 euro per azione.
La realizzazione del piano strategico di Unicredit “procede al ritmo previsto: sono già tangibili sia i risultati legati alla riduzione dei costi, sia quelli collegati alla trasformazione digitale della banca”: così l’ad di Unicredit, Federico Ghizzoni, commenta i conti registrati dal gruppo nel primo trimestre del 2016. “I nostri coefficienti patrimoniali – nota ancora Ghizzoni – confermano la solidità del gruppo, mentre continua a migliorare la qualità dell’attivo: scendono sensibilmente i crediti deteriorati, le sofferenze nette appaiono stabilizzate con un tasso di copertura superiore al 61%, il più alto tra le banche italiane”.
Secondo Ghizzoni, inoltre, “l’attività commerciale è più che soddisfacente, come mostra l’andamento dei depositi e dei crediti”. Su quest’ultimo fronte, in particolare, “il nuovo credito erogato nei primi tre mesi del 2016 ha raggiunto i 15 miliardi”. “Per Unicredit – conclude Ghizzoni – la dimensione europea continua a rappresentare un punto di forza in grado di dare stabilità alla propria crescita”.
“Non è previsto nessun aumento di capitale”, ha poi ribadito l’ad nel corso della conference call. Ghizzoni ha sottolineato che, come previsto dal piano industriale, per far salire il livello di patrimonializzazione l’istituto potrà considerare “vendita di asset o attività di M&A e che inoltre ci sono anche altre opzioni che stiamo considerando per i prossimi mesi”.
Ghizzoni ha poi notato che “il regolatore sta guardando al capitale, al progresso del capitale, sta parlando con la banca, ritengo non solo Unicredit, su che azioni fare per sostenere il capitale”. Unicredit sta quindi “continuando a monitorare la propria posizione patrimoniale e ad analizzare possibilità e opzioni non solo per colmare” l’impatto negativo della partecipazione ad Atlante, “ma per migliorare la posizione patrimoniale rispetto agli obiettivi del nostro piano pluriennale”.