L’Europa ha bisogno di “banche più forti”. Lo ha detto il ceo di Unicredit Andrea Orcel, parlando martedì al Made in Italy Summit organizzato dal Sole 24 Ore assieme a SkyTg24 e Financial Times. Un’occasione in cui il manager ha sottolineato l’importanza per l’Europa di un “sistema di mercati dei capitali più forte e di un sistema bancario più unificato”. Orcel non ha parlato direttamente del dossier Unicredit-Commerzbank, ma il messaggio lanciato è stato comunque chiaro alla platea, ai mercati e al Governo tedesco, che si oppone duramente all’operazione, definita “ostile”, attraverso la quale la banca italiana ha acquisito una quota potenziale del 21% del secondo istituto di credito della Germania.
Orcel: “Senza campioni paneuropei non si vincono le sfide”
“Credo che l’Europa abbia bisogno di banche più grandi, forti per sostenere l’economia”, ha affermato Orcel, aggiungendo che “senza campioni paneuropei“, l’Europa “non supererà le sfide evidenziate da Mario Draghi (nel suo rapporto sulla competitività, ndr.) e da molti altri leader prima di lui”.
“La creazione di un’unione bancaria europea contribuirebbe ad affrontare le barriere che impediscono alle banche di sostenere pienamente il nostro settore in ciascuno dei Paesi dell’Unione europea”, ha spiegato Orcel rilevando che “si tratterebbe di un passo trasformativo per l’economia europea, che consentirebbe di rafforzare la crescita, la creazione di posti di lavoro, l’innovazione e, in ultima analisi, il valore e la ricchezza in tutto il continente”. Tuttavia, “l’unione bancaria da sola non basta, l’Europa ha bisogno anche dell’Unione dei mercati dei capitali per completarla”.
Il banchiere si è anche soffermato sul percorso di Unicredit che “ha radici forti e profonde in Italia, ma ha iniziato a prosperare veramente – ha ricordato – solo quando abbiamo adottato una visione europea che abbracciava tutte le nazioni che la compongono”. “Oggi siamo una banca paneuropea che gestisce un modello federale in cui 13 banche distinte si uniscono come partner. Questo modello funziona”, perché le visioni strategiche sono “unificate”, mentre l’esecuzione è “decentralizzata”. Parole che dirette direttamente a Francoforte, dove più volte i vertici di Commerzbank hanno espresso il timore di perdere “autonomia” e “indipendenza”, sottolinea il Sole 24 Ore.
La tedesca Buch (Vigilanza Bce): “Non è compito della Bce ostacolare le fusioni bancarie”
“Non è compito della Bce fermare le fusioni bancarie transfrontaliere”. Lo ha detto Claudia Buch, presidente tedesca del consiglio di vigilanza della Bce. “Qualsiasi cosa possiamo fare nell’ambito della vigilanza non deve ostacolare una maggiore integrazione transfrontaliera“, ha affermato Buch nel corso di una conferenza a Riga. “Faremo sicuramente tutto il possibile nell’ambito delle nostre competenze per assicurarci che l’attività transfrontaliere non sia ostacolata”, ha ribadito.
Parole che non saranno piaciute al governo tedesco, contrario all’operazione. All’interno del panorama politico della Germania, infatti alcuni sperano che la Bce blocchi il deal. Tuttavia, i rappresentati di alto livello delle istituzioni finanziarie, compresa la presidente della Bce Christine Lagarde, hanno sottolineano come le fusioni bancarie siano auspicabili. Ricordiamo che i 26 membri del consiglio direttivo della Banca centrale europea dovranno dare il via libera finale all’operazione, concedendo la cosiddetta procedura di ‘non obiezione’ ad un accordo di integrazione. Nel frattempo Unicredit attende che Supervisory Board della banca centrale, guidato proprio dalla tedesca Buch dia il via libera necessario che consenta alla banca italiana di salire fino al 29,9% di Commerzbank dopo aver annunciato lo scorso 23 settembre di aver acquisito una quota potenziale del 21%. La decisione potrebbe arrivare entro fine ottobre.
Unicredit-Commerzbank, sempre più consensi sul dossier
In parallelo continua a salire l’apprezzamento del mercato nei confronti dell’operazione Unicredit-Commerzbank. Il Ceo di BlackRock, Larry Fink, pur non volendo commentare direttamente l’affare, si è detto a favore delle nozze tra banche in Europa e ha esortato il Vecchio Continente a continuare a unificare il suo mercato bancario.
“L’Europa ha bisogno di un sistema di mercati dei capitali più forte e di un sistema bancario più unificato”, ha detto Fink in un’intervista alla conferenza Berlin Global Dialogue, secondo quanto riportato da Bloomberg, quando gli è stato chiesto il suo punto di vista su una possibile fusione dei due istituti di credito. BlackRock, tra l’altro, è azionista di entrambi, avendo in mano il 7,019% di Unicredit e il 7,34% di Commerzbank.
Moody’s pronta ad alzare il rating in caso di fusione, Intermonte alza il target price
L’operazione con la banca tedesca “è delicata sia dal punto strategico che industriale”, sottolineano in un report gli analisti di Intermonte, che definiscono la situazione come “una partita di poker con pochi giocatori di alto livello intorno al tavolo”. Tuttavia, la banca italiana “ha probabilmente uno dei giocatori più abili, in grado di trattare con tutte le parti”. In ogni caso, secondo gli esperti non è “una scommessa a breve termine”. Per cui, “pur ritenendo che le sinergie arriveranno, è improbabile che si concretizzino nel prossimo futuro”.
Intermonte ha anche alzato il target price su Unicredit a 43,6 euro (da 41,4), riflettendo le nuove stime su ricavi e utile alla luce di un margine di interesse (Net income interest) “resiliente, che sembra destinato a rimanere elevato”. La raccomandazione resta “Neutral” alla luce del difficile contesto macroeconomico, del taglio dei tassi, delle tensioni geopolitiche e dell’esposizione alla Russia. Intanto Moody’s ha confermato i rating del debito e dei depositi, ma si è detta pronta ad un upgrade del rating stand-alone (Baseline Credit Assessment) in caso di acquisizione di Commerzbank.
In questo contesto, in Borsa i titoli delle due banche perdono terreno in una giornata difficile per il comparto bancario: a poco più di un’ora dalla chiusura dei mercati le azioni Unicredit segnano -1,3%, quelle Commerzbank cedono il 1,6%.
(Ultimo aggiornamento: ore 16.02 di mercoledì 2 ottobre)