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Unicredit, aumento sottoscritto al 99,8%: entrano Calta, De Agostini, Della Valle, Del Vecchio

Unicredit ha centrato il tutto esaurito dell’aumento di capitale da 7,5 miliardi che è terminato oggi. Un risultato tutt’altro che in discesa in un momento di forte incertezza per le banche. In Borsa il titolo perde terreno e cede il 3,30% circa a 3,696 euro (-0,83% il Ftse Mib) nell’ultimo giorno in cui è possibile esercitare i diritti. L’interesse degli operatori, e soprattutto del retail, è stato alto l’adesione è risultata pari al 99,8%.

Ma i movimenti riguardano anche i piani alti di Piazza Cordusio: con l’occasione dell’aumento diversi grandi investitori privati provenienti dal mondo dell’imprenditoria hanno deciso di mettere un chip sulla banca italiana con la maggiore vocazione europea. In entrata nel capitale c’è Francesco Gaetano Caltagirone che ha ridotto parte della propria partecipazione in Mps sotto il 2% da oltre il 4% e che, secondo le prime indiscrezioni, avrebbe spostato l’investimento su uno 0,5-1% di Unicredit. Tra l’altro, il sodalizio tra il costruttore romano e la banca senese si è interrotto anche sul fronte delle cariche: Caltagirone ha annunciato ieri l’uscita dal cda di Mps e le dimissioni dalla carica di vicepresidente a favore dell’impegno da vicepresidente di Generali. C’è poi Diego della Valle, patron della Tod’s, che secondo alcune fonti avrebbe acquistato quasi il 2%, e i De Agostini che hanno sottoscrittole opzioni collegate alle obbligazioni «cashes» acquistate nel 2009 per lo 0,11% post-aumento. Potrebbe poi aumentare la presenza dallo 0,5% già sottoscritto Leonardo del Vecchio (Luxottica) mentre contatti ci sarebbero stati con diverse altre grandi famiglie.

Un rafforzamento dello zoccolo imprenditoriale italiano che di fatto arriva a sostenere la forzata diluizione di alcune Fondazioni, che non hanno più le risorse per investire massicciamente. Scende per esempio al 3,1% dal 4,2% Cariverona, si diluisce allo 0,5% Manodori e Bds allo 0,3%. Nel complesso il fronte delle fondazioni, da sempre i soci forti di Unicredit, vedono la presa sulla banca scendere all’11-12% mentre si rafforza la presenza araba nella banca. Il fondo di Abu Dhabi (Aabar) ha annunciato che intende salire dal 4,99% al 6,5% dopo l’aumento di capitale (anche se invece la Banca Centrale libica ha ridotto la sua partecipazione al 2,8% dal 4,5%). Così come il fronte degli investitori istituzionali esteri. Capital Reaserch ha raddoppiato la quota al 5,4% mentre il colosso Blackrock mantiene le sue pedine al 3,1% senza diluirsi. D’altra parte la chiamata alle armi sulla banca è arrivata da Fabrizio Palenzona, secondo quanto scrive Repubblica. È lui che ha chiesto a Caltagirone di entrare nel capitale. Così come si è attivata la rete del salotto buono di Mediobanca, a capo assieme a BofA-Merrill Lynch e UniCredit Corporate e Investment Banking del consorzio di collocamento.

Il successo della ricapitalizzazione fa tirare il fiato a tutto il comparto. “Oggi si chiude l’aumento di capitale di Unicredit. Sono contento che si sia chiuso bene nonostante un inizio preoccupante – ha detto Giuseppe Guzzetti presidente dell’Acri e della Fondazione Cariplo, uno dei principali azionisti della concorrente Intesa Sanpaolo, l’unica banca a non dover rafforzare il capitale perché già in linea con i requisiti dell’Eba – Le nostre sono banche sane non hanno investimenti massicci in Grecia né prodotti tossici ma hanno continuato a lavorare nella tradizione”. E sulla new entry a Piazza Cordusio di Caltagirone Guzzetti ha commentato:” Perche’ dovrebbe preoccuparci? La concorrenza è l’anima del commercio”. Nel frattempo il presidente di Unicredit Dieter Rampl è già al lavoro per studiare i futuri assetti dei vertici in vista della scadenza del cda di marzo e dovrà trovare una sintesi tra i nuovi equilibri che emergeranno dall’aumento.

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