Grazie alla solida posizione patrimoniale Unicredit ha deciso di anticipare quasi un terzo del buyback programmato per il 2023.
L’istituto di Piazza Gae Aulenti ha informato stamane in una nota “l’intenzione di lanciare una tranche del programma di riacquisto di azioni proprie 2023 per un massimo di 2,5 miliardi“.
E spiega: “La società beneficia di elevati livelli di capitale e di una generazione organica di capitale ai vertici della categoria, sostenuta da una performance finanziaria costantemente elevata, da una solida qualità degli attivi e da un costo del rischio strutturalmente più basso”.
“Ciò – prosegue la nota – ha posizionato la società in modo ottimale per affrontare i periodi di incertezza macroeconomica e le consente di anticipare una parte del riacquisto di azioni proprie previsto per il 2023″. Il titolo in borsa reagisce positivamente: prima delle ore 10 quota 22,65 euro in rialzo del 2,70%.
Nel 2023 buyback programmato da 6,5 miliardi
UniCredit ricorda che “l’obiettivo di distribuzione totale per il 2023 è di almeno 6,5 miliardi contro i 5,25 miliardi del 2022, che si traducono in un rendimento totale di oltre il 16%“. Ciò “sottolinea l’impegno di UniCredit a conseguire rendimenti interessanti e sostenibili per gli azionisti, preservando al contempo la solidità patrimoniale”.
Il coefficente Cet 1 della banca, considerando questa tranche di buyback, è pari al 15,8% al secondo trimestre 2023. L’avvio della tranche è ovviamente “subordinato all’approvazione da parte degli azionisti della società in occasione dell’assemblea straordinaria degli azionisti che sarà convocata per il 27 ottobre 2023 con apposito avviso che verrà pubblicato a breve, nonché all’approvazione dell’autorità di vigilanza”, dice l’istituto.
Orcel: spero potremo fare piccole M&A, ma oggi no condizioni
Intanto oggi l’a.d. di UniCredit, Andrea Orcel, intervenendo alla 28esima Bank of America financials ceo conference ha precisato la posizione dell’istituto riguardo possibili M&A. “C’è molto rumore sulle acquisizioni ed è ragionevole perché effettivamente guardiamo a molte cose, ma se i termini non sono giusti non ci muoveremo”, ha detto. “Tra un’operazione di M&A con rischio di esecuzione e la distribuzione di capitale ai soci al momento, sfortunatamente o fortunatamente, la scelta è ovvia”, in favore della distribuzione, ha aggiunto. “Spero che con le incertezze e l’andamento del ciclo economico a un certo punto si aprirà l’opportunità di fare piccole acquisizioni aggiuntive (“bolt-on M&A”) nei mercati core, in particolare nel Centro Est Europa”, ha concluso.