Il 2025 di Unicredit sarà un vero e proprio terremoto bancario, con M&A e alleanze strategiche che promettono di ribaltare le carte in tavola. Nelle prossime settimane, secondo Milano Finanza, la banca guidata da Andrea Orcel si prepara a siglare un accordo da non sottovalutare con Prelios, destinato a rivoluzionare la gestione dei crediti deteriorati. I team di consulenti e legali stanno lavorando a ritmi serrati per definire gli ultimi dettagli e mettere la firma su una partnership che vedrà Prelios, guidata dall’ex numero uno di Unicredit Fabrizio Palenzona, prendere il posto di Dovalue, con un bel pacchetto di crediti deteriorati tra 800 milioni e un miliardo di euro. Ma la sfida non si ferma qui: risparmio gestito, la partita su Banco Bpm e la tenace resistenza di Giuseppe Castagna con Anima sono solo l’inizio. Nel frattempo, l’ombra di Mps continua a farsi sentire. Crédit Agricole osserva da vicino, BlackRock potrebbe giocare la carta decisiva, mentre il governo italiano si prepara a intervenire. Chi avrà l’ultima parola?
Prelios al posto di Dovalue: la mossa di Orcel
Il processo per arrivare a questa alleanza è stato lungo e meticoloso: dalla fine del 2023 fino alla fine dell’anno scorso, i lavori sui dettagli operativi sono stati intensi. Orcel, dal suo arrivo a Piazza Gae Aulenti, ha messo in atto un ripensamento radicale delle alleanze strategiche, con l’obiettivo di semplificare la rete di partnership e farle allineare meglio con il piano industriale del gruppo. L’accordo con Prelios, che oggi è sotto il controllo del gruppo Ion di Andrea Pignataro, rappresenta un cambio di rotta significativo. Non solo per l’importanza della gestione dei crediti deteriorati in un contesto bancario sempre più competitivo, ma anche per l’interruzione di un’alleanza lunga e consolidata con Dovalue, che affonda le radici nel 2015, quando Unicredit vendette la sua controllata Unicredit Credit Management Bank (Uccmb) a Fortress, dando vita a quello che oggi è Dovalue.
E se il mondo dei crediti deteriorati è una delle priorità per Orcel, non è certo l’unica area in cui il banchiere romano ha deciso di mettere mano. A settembre, ha annunciato l’internalizzazione delle attività di bancassurance Vita in Italia, facendo un bel passo indietro sugli accordi con Cnp Assurances e Allianz. Una mossa che dimostra come il ceo di Unicredit stia cercando di rafforzare il controllo diretto su settori chiave, a partire dal ramo vita, in un periodo di grande trasformazione per il gruppo.
Unicredit, l’accordo con Amundi: la partita che si gioca fino al 2027
Ma non è finita qui, perché c’è anche una partita che si gioca sul fronte del risparmio gestito, un capitolo complicato e tutto da scrivere. Nel 2027 scadrà l’accordo tra Unicredit e Amundi, che ha preso piede dopo l’acquisizione di Pioneer da parte del gigante francese nel 2017. Da tempo si vocifera di una possibile uscita anticipata dalla partnership, e Orcel, come sempre, sembra avere un piano in mente. La fine della collaborazione con Amundi rappresenterebbe una bella sfida per la banca francese, che perderebbe un alleato strategico nel mercato italiano. Ecco perché, nell’ambito delle trattative in corso con Crédit Agricole per l’ops su Banco Bpm, il top manager potrebbe far leva su un rinnovo degli accordi con Amundi, con modalità e tempistiche ancora tutte da definire. A metà gennaio, infatti, Orcel incontrerà Philippe Brassac, ceo di Crédit Agricole, per un colloquio che potrebbe essere cruciale per stabilire le future mosse.
A complicare ulteriormente la situazione, c’è il ritorno di Cinzia Tagliabue al vertice di Amundi Italia. Tagliabue, una manager di peso del gruppo francese, potrebbe avere un ruolo chiave nelle discussioni future, dando una marcia in più alle trattative. E non è sfuggito a nessuno che anche il governo italiano stia tenendo d’occhio la situazione. In particolare, c’è attenzione su come un eventuale rafforzamento di Crédit Agricole nelle gestioni potrebbe impattare su Anima, una Sgr che detiene una fetta rilevante del debito pubblico italiano, circa il 5%.