In Ungheria i segnali di rallentamento della fase ciclica si sono avuti all’inizio di quest’anno. Secondo le stime preliminari pubblicate da Intesa Sanpaolo, nel primo trimestre il PIL è cresciuto dello 0,9% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La dinamica tendenziale particolarmente debole del PL riflette la prima contrazione congiunturale (-0,8%) dal 2012, laddove pesano la performance debole del settore industriale (-2,4%) e la domanda estera (-3,4%), mentre nello stesso mese la dinamica delle vendite al dettaglio è rimasta su un trend positivo (4,2%). Nel complesso la fase ciclica ungherese, seppur in rallentamento, rimane positiva. Per l’intero 2016 si prevede una dinamica del PIL attorno al 2,0%, grazie alla buona dinamica dei consumi privati, favoriti dal calo della disoccupazione, e della domanda estera, soprattutto dei Paesi UE, sostenuta dalla politica monetaria espansiva.
L’inflazione è stata pari a 0,3% nella media dei primi quattro mesi del 2016, in recupero ma decisamente debole e per il 2016 gli analisti prevedono un tasso medio d’inflazione dello 0,5%. A fronte delle basse pressioni inflazionistiche e per favorire il recupero dell’economia, la Banca Centrale ha tagliato progressivamente il tasso di interesse di riferimento fino allo 0,9% di maggio. La fase di riduzione dei tassi potrebbe essere terminata, ma con una dinamica dei prezzi contenuta la politica monetaria potrà restare espansiva ancora per tutto l’anno in corso e parte del prossimo.
Nel 2015 il disavanzo pubblico è stato pari al 2,0% del PIL. Per quest’anno e per il 2017, la Commissione Europea (CE) prevede che il deficit pubblico si attesterà sulla stessa soglia per via della minore spesa sociale e degli interessi sul debito pubblico. Grazie ai contenuti deficit di bilancio, la percentuale del debito pubblico, in calo al 75,3% del PIL nel 2015, viene prevista dalla CE in ulteriore riduzione negli anni 2016 (74,3%) e 2017 (73%). Inoltre, il Paese ha registrato un avanzo del saldo di conto corrente pari a circa il 4% del PIL. Se l’avanzo corrente sarà mantenuto nei prossimi anni si potrà favorire un graduale miglioramento della posizione finanziaria estera del Paese che al momento è negativa e pari circa al 70% del PIL. Ecco allora che, tenuto conto delle condizioni migliori delle finanze pubbliche con un deficit pari al 2,0% del PIL e previsto stabilmente inferiore al 3,0% nei prossimi anni più un debito pubblico in discesa, l’agenzia di rating Fitch a maggio ha migliorato la valutazione del Paese portandola in investment grade a BBB-. Le altre agenzie, S&P e Moody’s al momento attribuiscono all’Ungheria la classe BB+ e Ba1 rispettivamente.
Lo stock di investimenti diretti esteri (IDE) in Ungheria nel 2014 è stato pari a 98,4 miliardi di dollari (71,7% del PIL). I principali settori di destinazione degli IDE sono quelli delle attività di business (53,3%), veicoli (28,3%), finanza (15,4%), gomma e plastica (3,5%). I principali Paesi investitori risultano essere Germania (24,9%), Lussemburgo (13,6%), Olanda (12,4%) e Austria (11,6%). L’Italia è al 16° posto con una quota dello 0,9%. L’industria ungherese è dominata da veicoli, macchinari elettronici e alimentari: nel marzo 2016 il 31% del valore della produzione industriale era generato da veicoli, l’11,5% da macchinari elettronici e il 10,6% dagli alimentari. Ritagliano quote importanti, seppur più contenute, gomma e plastica (8,0%), macchinari meccanici (7,5%) e metallurgia (7,3%). L’interscambio commerciale nel 2015 è stato pari a 190,5 miliardi di dollari (-1,5% rispetto l’anno precedente). La quota di export (100,2 mld, -10,7%) è stata superiore alle importazioni (90,4 mld, -12,4%). Nel 2014 gli scambi soo stati pari a 215,3 mld (+4,3%). Gli scambi commerciali sono effettuati prevalentemente con Paesi europei (86%), in particolare con Germania (26,7%), Austria (5,7%), Polonia e Italia (entrambe con il 4,6%). Tra i paesi asiatici spicca la Cina con il 3,7%. Il dettaglio merceologico delle importazioni vede la prevalenza nel 2015 di macchinari (39,9%) e mezzi di trasporto (11,1%), prodotti chimici (9,7%), minerali (8,6%) e metalli (8,4%). Le esportazioni sono rappresentate da macchinari (42,1%), mezzi di trasporto (18,4%), prodotti chimici (8,8%), dell’agro-alimentare (8,7%), gomma e plastica (6,2%).
In questo contesto, l’interscambio italiano nel 2015 è risultato pari a 8,6 mld (+9,9%). Le esportazioni (4,1 mld) hanno segnato una riduzione dell’8,6%, mentre le importazioni (4,5 mld) sono cresciute dell’11,1%. La quota ungherese sull’interscambio italiano ha raggiunto l’1,1%. Il dettaglio per categorie evidenzia un surplus per l’Italia per quanto riguarda i macchinari meccanici ed elettrici, i metalli, la gomma e la plastica, i prodotti farmaceutici, il tessile e abbigliamento e i minerali.