Da molti anni la ‘aspirinetta’ – una dose bassa di aspirina al giorno – ha buona stampa per quanto riguarda la prevenzione delle malattie cardiache. Per la verità, questa protezione non è stata ancora definitivamente provata, tanto è vero che è in corso – e durerà ancora tre anni – un programma quinquennale che coinvolge, in Usa e in Australia, più di ventimila volontari ultrasettantenni, alla metà dei quali viene somministrata l’aspirina (e all’altra metà un placebo, senza che il paziente sappia chi prende cosa).
Nel frattempo, tuttavia, un’altra lancia è stata spezzata in favore dell’aspirinetta. Sembra che protegga anche dai tumori dell’intestino, dello stomaco e dell’esofago. Uno studio inglese, pubblicato ieri, nella rivista ‘Annals of Oncology’, a cura di ricercatori della Queen Mary University of London (QMUL), ha passato in rassegna oltre 200 studi e test clinici, soppesando vantaggi e svantaggi (questi ultimi da emorragie nell’apparato digestivo).
Il risultato è che prendere l’aspirina per 10 anni riduce i casi di tumore all’intestino del 35%, e del 30% per i tumori allo stomaco e all’esofago. I pazienti dovrebbero cominciare a prendere l’aspirina (fra 75 e 100 mg) nella fascia di età 50-65; ma i tassi di mortalità si riducono solo dopo 5 anni di assunzione. Malgrado alcuni effetti collaterali, ha detto il prof. Jack Cuzick della QUML, “assumere l’aspirina ogni giorno sembra essere la cosa più importante che si possa fare per ridurre la mortalità da tumori, dopo lo smetter di fumare e la riduzione dell’obesità”.
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