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Una storia per Ferragosto: Modigliani “bohémien”

Una vita bruciata quella di Modigliani, tipica figura del bohemien secondo la migliore tradizione romantica, posseduto da una frenesia di vivere la sua breve avventura terrena intensamente come l’espressione della sua arte.

Una storia per Ferragosto: Modigliani “bohémien”
Amedeo Modigliani nacque a Livorno nel 1884 e a 14 anni cominciò a studiare pittura con Guglielmo Micheli.

Nei primi anni del ‘900 si trasferì nel meridione per rimettersi dalla tisi che lo aveva colpito e una volta guarito, cominciò a viaggiare, dapprima a Roma, poi a Firenze e Venezia. In ogni luogo cercava di scoprire i suoi maestri della pittura dei secoli precedenti, al punto tale che ne fu così influenzato che trovò in se solo il desiderio di continuare a dipingere. Nel 1906 Modigliani andò a Parigi, dove conobbe l’arte di Toulouse- Lautrec, del quale amava il segno nervoso e la sintesi della caricatura d’arte.

Dapprima incantato dall’impressionismo, specialmente da Cezanne e poi da Brancusi e dalle sculture africane che cominciavano ad comparire nel mondo artistico di Parigi. Nel 1909 cominciò a condurre una vita da bohemien con un temperamento da poeta capace di esprimersi in versi, in poesia come in pennellate. Era un “decadente” con la frenesia di vivere la sua vita intensamente e passionale. Amava la poesia dantesca, e non c’era momento che ne recitasse qualche strofa della Divina Commedia. Divenne così una figura leggendaria soprattutto nei quartieri di Montparnasse e Montmartre.

Non si curava minimamente della sua malattia che invece avanzava, viveva vittima cosciente del suo male. Beveva smoderatamente e fumava, incluso l’hascisc. Tutti i soldi che recuperava da una vendita di un quadro, servivano solo per i suoi vizi, perciò era quasi sempre in bolletta e dormiva dove gli capitava, anche per strada. La sua giornata la trascorreva nei caffé dove lavorava e per mangiare spesso vendeva le sue opere a cifre irrisorie. A volte per un whisky cedeva l’ultima opera ancora fresca di colore. Un giorno, si racconta, che eseguì uno schizzo ad una turista americana e glielo offrì galantemente, lei le chiese di firmarlo e lui risentito vi scarabocchiò sopra il suo nome coprendo tutto il disegno.

Ciò che più lo irritava era quando aveva l’impressione che le persone volessero approfittare della sua povertà. Una volta offrì una cartella di disegni ad un mercante ad un prezzo irrisorio, e il mercante – forse per gioco – gli offrì la metà. Modigliani prese la cartella con i sei disegni e gli fece dono, ma prima li aveva bucati e legati con uno spago, consigliandoli di appenderli nel gabinetto. i suoi primi riconoscimenti arrivarono nel 1910 e nel 1912 quando espose al Salon des Independants. Uno degli avvenimenti più importanti della sua vita fu l’incontro con un mercante d’arte, il polacco Leopold Zborowki, che divenne anche amico-poeta delle scorribande parigine dell’artista. Ma lo aiutò anche a difendersi da se’ stesso e dalla sua vita decisamente sregolata, cercando di fargli da mercante anche per le sue opere, che cominciarono ad essere acquistate a prezzi più equi. Nel 1917 assieme allestiscono la prima mostra alla Galleria Berthe Weila.

Ma “Modì” perché é così che lo chiamavano, amava troppo le donne che anche se gli costavano lo rendevano felice, al punto che le ritraeva come muse. Dalle sue avventure ci ha lasciato degli splendidi ritratti, come quello di Beatrice Hastings o di Jeanne Hebuterne, dalla quale ebbe anche una figlia. Le ritraeva con sincerità e freschezza che furono giudicate immorali dalle autorità da fare chiudere persino una sua mostra. La sua abilità di dipingere nudi trasferiva – dicevano – una forte ed equivoca emozione. Certo che la contemplazione di quelle forme senza veli induceva nel pubblico sensazioni meno pure delle sue, per diverso tempo i suoi quadri trovarono chiuse le porte dei musei. Nel gennaio 1920 “Modì” che non aveva ancora 36 anni lasciò per sempre Montparnasse.

Nel 1922, dopo la sua morte, fu ordinata una mostra alla XII Biennale di Venezia e un critico disse “dodici brutte teste informi che avrebbero potuto essere disegnate da un bambino di cinque anni

Il suo amico Jacques Lipchitz ha scritto “Modigliani mi disse più di una volta: Voglio una vita breve e intensa”, e così fu.
Oggi le sue opere, sono in grado di scaturire scandali come improvvisi falsi messi sul mercato e opere inedite trovate casualmente, sembra quasi che sia una pagina del suo diario, tutto fatto per sorprendere, come l’aggiudicazione dell’opera “Nu Couché” venduta in asta lo scorso autunno da Christie’s per la bella cifra di 170,4 milioni di dollari. 

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