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Una Road Map per le Donne al G7: alziamo la voce per conquistare pari opportunità

FIRSTonline

Si sono chiusi i battenti del Summit Women7 a Roma del quale permarrà una forte testimonianza di impegno all’interno di una governance internazionale mai sperimentata in Italia e che ha dato i suoi frutti grazie alla guida di tre Presidenti che hanno portato la loro competenza sull’Ambiente, l’imprenditorialità e i fattori sociali che guidano la corsa verso la sostenibilità di tutti i Paesi nessuno escluso.

Un summit del W7 che nasce dall’intuizione del G7 delle Donne del 2017, organizzato in maniera impeccabile da Marta Dassu’ ed Emma Bonino, e che ha visto concretizzarsi l’affermazione nel gruppo ufficiale della parità di genere del G7 con la successiva presidenza canadese del 2018.

Road map per le donne al G7: 5 temi centrali

Tutto è cominciato con il passaggio di consegne dalle colleghe giapponesi che lo scorso dicembre in un evento presso il ministero della Cultura hanno affidato a me, ad Annamaria Tartaglia e a Martina Rogato il compito di realizzare un mappa di istanze che fossero l’espressione di un approccio intersezionale su cinque temi quali: il lavoro, il Financial empowerment, la violenza, la giustizia climatica e pace e sicurezza.

La partecipazione al lavoro e la giustizia economica sono intrinsecamente legate al benessere delle donne e, quindi, a uno sviluppo globale più equo.

Al di là del breve termine, il quadro di riferimento sul quale basare azioni immediate che però incidono su un cambiamento culturale fruttuoso e duraturo non può prescindere dall’osservare ad esempio dinamiche demografiche, guardando all’invecchiamento della popolazione in Italia come in Giappone, ma non solo, anche al rallentamento della crescita della produttività e alle nuove tecnologie, come l’intelligenza artificiale, che pongono i responsabili politici di fronte a sfide significative.

Sebbene le risposte politiche debbano essere adattate alle circostanze dei singoli Paesi, vi è una necessità comune di investire nelle infrastrutture digitali e nelle competenze della forza lavoro per preservare il ruolo del G7 come motore di crescita dell’economia mondiale.

Nel nostro percorso verso la definizione di un comunicato adeguato a queste sfide, ci siamo chieste come promuovere gli investimenti per sostenere meglio le donne e le ragazze, ridurre i divari di genere verso l’uguaglianza di genere, liberare il potenziale del G7 a livello globale in collaborazione con il resto del mondo, combattere il cambiamento climatico e arginare gli effetti deleteri dei teatri bellici che ritardano raggiungimento della sostenibilità, e altre aree in cui le sfide globali sono acute. Le donne sono le prime a subire i contraccolpi di questi fenomeni e come può il G7 agire per fare la differenza anche per le donne e le ragazze?

Esistono molti esempi positivi di collaborazione tra il G7 e i Paesi del cosiddetto Global South sul tema della fragilità e della discriminazione di genere. E non è un caso che i recenti eventi significativi tenutisi a New York durante la CSW68, La 68a sessione della Commissione sullo stato delle Nazioni Unite, si siano concentrati sul tema dell’empowerment finanziario delle Donne e mi hanno permesso di osservare diversi stili di leadership e di riflettere sull’inclusione come aspetto cruciale della leadership virtuosa in alcuni Paesi.da un lato Paesi più inclusivi che hanno creato attivamente spazi in cui tutti gli individui sono stati accolti. Hanno coltivato una cultura di appartenenza in cui tutti si sono sentiti visti, valorizzati e responsabilizzati, con un impatto diretto sul loro benessere e sulla loro salute.

Al contrario, altri Paesi come l’Iran e l’Afghanistan continuano a negare i diritti fondamentali alle donne, dall’accesso all’istruzione all’occupazione, negando ogni speranza di inclusione finanziaria e sociale.

L’impegno verso una piena inclusione è moralmente giusto ed essenziale per costruire uno spazio sicuro all’interno delle organizzazioni e delle comunità, promuovendo al contempo la resilienza, la sostenibilità e lo sviluppo economico per tutti e per tutte.

Troppo spesso i politici non si chiedono di cosa hanno bisogno le donne per costruire il loro potere economico. Quali sono le loro ambizioni finanziarie e cosa ostacola la realizzazione dei loro sogni di piena cittadinanza?

Road map: l’importanza di colmare il divario finanziario di genere e di investire in politiche mirate

Se i Paesi colmano il divario finanziario di genere e investono in politiche femminili mirate, possiamo ampliare le opportunità economiche delle donne, aumentare il loro potere economico e, di conseguenza, la crescita economica. Con il nostro Communique’ frutto di sei mesi di lavoro di 72 esperti internazionali da 42 paesi, abbiamo proposto un percorso per creare un futuro più luminoso e resiliente per le donne, le comunità e i Paesi del G7 ma non solo.

Tra gli argomenti trasversali l’intelligenza artificiale e la salute. Su quest’ultimo tema permettetemi di sottolineare il fatto che la ricerca medica ha trascurato la salute delle donne per troppo tempo. Questa lacuna rappresenta un’enorme opportunità mancata che potrebbe valere 1.000 miliardi di dollari all’anno per l’economia globale. Una nuova ricerca ha identificato le aree a più alto impatto per gli investimenti nell’innovazione della salute femminile.

Non si può non notare però con sollievo che i governi stanno aumentando i finanziamenti, e si è formata un’innovativa alleanza globale per rimodellare il modo in cui le soluzioni per la salute delle donne vengono sviluppate e classificate come prioritarie. Insieme alle delegazioni del G7 Salute, ci siamo potute confrontare su come si sta trasformando il settore della salute femminile.

Durante la nostra audizione, ho sottolineato l’importanza della salute mentale e come sia legata sia evidente nelle vittime di violenza economica e stress finanziario, e come la necessità di tecniche di autostima come strumenti essenziali per costruire fiducia in se stesse e resilienza.

Queste tecniche sono particolarmente preziose negli ambienti lavorativi ad alto rischio di discriminazioni di genere tipici delle carriere STEM, come Finanza, Fintech, Cybersecurity e Ingegneria. Abbiamo anche sottolineato la necessità di una stretta alleanza e della “sponsorizzazione” maschile per far progredire l’equità di genere. Questi interventi sono essenziali per abbattere le barriere e creare spazi più inclusivi in cui le donne possano prosperare.

La conversazione ha anche esplorato come il panorama delle discipline sportive, fondamentale per l’equilibrio psicologico, e di altri campi tradizionalmente dominati dagli uomini sia cambiato nell’ultimo decennio. Condividendo la mia esperienza nei progetti di educazione finanziaria con le squadre sportive e le loro famiglie, ho illustrato i progressi e le sfide in corso, dal cyberbullismo e Cyber violenza alla valorizzazione delle disabilità, evidenziando il più ampio movimento verso l’inclusività e il riconoscimento dei risultati delle donne in tutti i settori.

Questo viaggio del W7 è stato un potente promemoria di ciò che abbiamo raggiunto e degli entusiasmanti percorsi futuri, evidenziando i progressi e il lavoro ancora necessario per raggiungere un’accurata equità di genere nell’empowerment finanziario, nella prevenzione della violenza e oltre.

Infine, secondo lo studio dell’UE, la dipendenza finanziaria è associata a diversi esiti negativi, tra cui una peggiore salute fisica e mentale e minori opportunità di istruzione, lavoro retribuito e attività imprenditoriali.

Perché la dipendenza finanziaria delle donne dai loro partner può impedire loro di abbandonare o porre fine a relazioni violente, aumentando così il rischio di subire violenza da parte del partner.

Nella ricerca Eurostat sulla violenza domestica (EU-GBV) si mostra sempre più la prevalenza della violenza economica, con il 4% – 18% delle donne che riferiscono che il loro partner vieta loro di lavorare o controlla le finanze e le spese familiari.

Il controllo eccessivo delle spese familiari porta a una spirale di altre forme di violenza, come quelle previste dalla Convenzione di Istanbul, recentemente entrata in vigore, e dalla Convenzione 199 dell’organizzazione internazionale del lavoro.(ILO)

Dal mese scorso la nuova normativa dell’UE, in via di ultimazione dell’iter di approvazione, mira a prevenire gli stupri e ad aumentare la consapevolezza del consenso, mentre le mutilazioni genitali femminili e i matrimoni forzati saranno inclusi tra i reati previsti dalla legislazione europea.

La nuova direttiva proibirà il matrimonio forzato e le mutilazioni genitali femminili e avrà norme specifiche sui crimini informatici, come il cyber-flashing e il cyber-stalking. Le vittime avranno un migliore accesso così alla giustizia e all’assistenza sanitaria, compresi i servizi sessuali e riproduttivi.

Mi sembra chiaro che l’unica cosa che manchi alle Donne sia l’opportunità, quella reale e tangibile di partecipazione sociale, ed è questo che stiamo dicendo con la nostra dichiarazione: alziamo la voce per le pari opportunità, la libertà di fare scelte e la libertà di vedere queste opportunità nella realtà delle leggi e del linguaggio, e la volontà di abbracciare un cambiamento culturale fuori dalla retorica della violenza e dagli stereotipi STEM.

È vero che possiamo essere tutto per gli altri e soprattutto con il nostro impegno al lavoro di cura ma nessuno può essere responsabile della nostra felicità, se non noi stesse.

Vogliamo assumerci questa responsabilità personale e ci impegniamo ad attivarla e a imparare come raggiungerla. Tuttavia, questo sarà possibile solo con la nostra indipendenza economica e con il riconoscimento che i diritti delle donne sono diritti umani, e tra questi il diritto di poterci esprimere liberamente , tutte e ovunque, e il diritto di essere ascoltate per il bene comune che quello di una società prospera e inclusiva.

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