Può una nuova politica industriale essere la risposta alla crisi che sta stringendo l’Eurozona? In molti ambienti economici il dibattito su questo tema si sta infittendo e alcuni governi dei paesi industrializzati – Francia, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti in particolare – iniziano a guardare alla politica industriale come strumento per stimolare la crescita e favorire la creazione di posti di lavoro. Tuttavia, che lo Stato intervenga direttamente nel “governo” dell’economia rimane un tema piuttosto controverso e i tentativi in tal senso hanno avuto esiti non sempre felici, quando non hanno rappresentato costosi fallimenti.
L’East Forum in corso oggi a Roma è un momento di discussione, approfondimento e sintesi su questo tema, e raccoglie, in un’assise di alto profilo scientifico e istituzionale, le voci più rilevanti, per rispondere a una serie di interrogativi, la cui portata è strategica per l’intera economia mondiale. Qual è lo scopo e la sostanza di una nuova politica industriale oggi? Cosa abbiamo imparato dal passato? Quali sono gli strumenti essenziali per una politica industriale efficace? Quali ostacoli strutturali devono essere superati per dare nuovo impulso all’industria affinché possa essere motore per la crescita? Quali approcci sono stati utilizzati nelle economie industrializzate e quali invece nei mercati emergenti? Quali nuove politiche sono necessarie per favorire l’innovazione e la crescita in Europa?
Sullo sfondo di questi interrogativi, rimangono ben chiari alcuni punti fermi. La presente fase di crisi deve spingere a ripensare il modello di crescita delle nostre economie. Il settore industriale e manifatturiero tornano ad essere centrali per garantire una crescita sostenibile. I Paesi che negli ultimi anni hanno fatto registrare maggiori ritmi di crescita, infatti, sono quelli con un settore manifatturiero forte, spesso sostenuto da un mix di politiche vecchie e nuove che hanno però saputo dare forza al comparto industriale.
E’ quindi necessaria una nuova politica industriale che abbia una capacità di visione e di proposta di lungo periodo e un approccio di sistema – diversamente da quello top down che abbiamo visto in passato -, e coinvolga diversi livelli di governo (europeo, nazionale, regionale). Che abbia anche uno stretto legame tra settore pubblico e privato, dove l’industria del credito possa esercitare il suo ruolo chiave di partner nelle molte sfide aperte da superare.
Accanto a questo il massimo sforzo deve essere profuso sulla strada dell’innovazione. Come indica la “Innovation Strategy” dell’Ocse, partner di Unicredit nell’organizzazione dell’East Forum, “i Paesi stanno affrontando un’era di profonda crisi economica e di cambiamento. Le industrie vacillano, la disoccupazione è in forte aumento e gli investimenti, che sono vitali per l’innovazione e la futura crescita, sono a rischio. I governi hanno investito miliardi di dollari in fondi per lo stimolo dell’economia, ma l’arduo lavoro per ricostruire le economie danneggiate è appena iniziato. La chiave per ristabilire una crescita sostenibile è la nostra abilità ad innovare. Investendo intelligentemente, i governi possono tamponare la flessione, accelerare il recupero e gettare le fondamenta per una crescita forte e sostenibile”.
Una nuova politica industriale costruita sui binari dell’innovazione, quindi. La crescita economica e l’innovazione camminano mano nella mano, specialmente nei paesi sviluppati. Ora più che mai è necessaria una visione chiara per esprimere le priorità e creare le strategie che guidino la politica d’innovazione.
Ma come è possibile promuovere l’innovazione in tempi di austerità? Quali sono le principali priorità che possono ispirare oggi le strategie d’innovazione? Quali strumenti andrebbero utilizzati? Come possiamo massimizzare l’impatto degli investimenti in ricerca e sviluppo nel settore industriale? Quali finanziamenti possono essere mobilizzati a sostegno del settore? Anche questi interrogativi sono al centro del dibattito dell’East Forum, senza dimenticare un ultimo aspetto che, verosimilmente, è alla base di scelte strategiche di politica industriale e di stimolo all’innovazione che siano effettivamente sostenibili. L’industria del futuro deve essere “verde”, sia in termini di tipologia di prodotto che di sostenibilità ambientale ed energetica. Questo aspetto, che pur rappresenta una sfida nella sfida, è e deve rimanere un punto fermo nelle agende dei Governi e in tutte le road-map che vorranno ridisegnare il modello economico del nostro pianeta.