All’indomani della condanna definitiva di Silvio Berlusconi da parte della Cassazione per frode fiscale e della nota con la quale il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha spiegato che tocca al Pdl risolvere il problema di come quest’ultimo, nel rispetto delle regole e soprattutto della legge, possa partecipare alla vita politica, la domanda che il Centro-destra – si chiami Pdl o Forza Italia – dovrebbe porsi è se in Italia è possibile, dopo venti anni di berlusconismo, cercare di fare un partito di destra in linea con gli altri partiti che rappresentanto questo schieramento negli altri paesi democratici europei. Non è sfuggito a nessuno infatti che in questi venti anni le formazioni berlusconiane, nonostante la formale adesione al Ppe, siano state viste come un impaccio tanto dalla Cdu tedesca che dai conservatori inglesi, che dalla destra moderata francese di Sarkozy.
Insomma la destra italiana deve porsi il problema di essere omogenea a chi in Europa riesce non soltanto a rappresentare i moderati, ma ad essere loro stessi moderati. Perchè è proprio qui il problema del Centro-destra italiano: in questi anni scegliendo una sorta di nazionalpopulismo, non è riuscito a rendere credibile, neanche ai suoi alleati europei, il fatto di essere in grado di essere in sintonia con chi i moderati in Europa prova a rappresentarli non soltanto a parole. Insomma l’estremismo populista è stato un po’ il nocciolo duro e il segno distensivo dei partiti guidati da Berlusconi. In questo modo Forza Italia prima e il Pdl poi hanno mostrato una robustissima forza d’urto nella propaganda elettorale e una fallimentare capacità di esercitare una credibile e coerente azione di governo.
E’ possibile che – all’indomani della sentenza della Cassazione e della nota con la quale Napolitano rimanda allo stesso centro-destra il problema di come consentire a Berlusconi di fare, ancora una volta nel rispetto della legge e delle sentenze, attività politica – l’attuale Pdl sia in grado di porre questo tema al centro del proprio di battito interno. Qualche dirigente il problema sembra esserselo posto, magari osservando che sarebbe tempo di diventare un partito vero. Cioè un partito non soltanto carismatico e al servizio di un capo, ma un partito, che pur avendo un’impostazione presidenziale è in grado di discutere di politica e non soltanto dei problemi, raramente politici, e quasi sempre giudiziari del proprio capo. L’impressione è che questo sia possibile, ma difficilmente praticabile.
Eppure un aspetto molto importante della nota del Quirinale è proprio quello con il quale il presidente della Repubblica “privatizza” la questione dell’agibilità politica di Berlusconi, mettendo in chiaro che questo problema non si risolve ricattando lo Stato e le istituzioni, magari minacciando improvvidi Aventini per far cadere un Governo che sta facendo bene, ma con una discussione politica interna prima di tutto proprio allo schieramento che sinora è stato guidato da Berlusconi, sfruttando la finestra offerta dalla buona tenuta del Governo Letta. Questo anche perchè , come messo in chiaro da Napolitano, Berlusconi comunque non andrà in prigione, ma potrà usufruire di pene alternative (arresti domiciliari o affidamento in prova ai servizi sociali) e comunque potrà sempre se lo chiederà e prendendo atto di quello che la legge prescrive dopo una condanna definitiva, persino chiedere un atto di clemenza, di esclusiva spettanza del capo dello Stato, ferme restando le pene accessorie, e i successivi sviluppi degli eventi processuali (non di poco conto), dei quali lo stesso Berlusconi è protagonista.
Insomma ancora una volta la parola è proprio al Pdl che si appresta (forse) a ridiventare Forza Italia. Dovrà comunque dimostrare di essere in grado di fare un salto di qualità nella politica, mostrando di capire che difficilmente l’azione di una forza politica può esaurirsi nella difesa, costi quel che costi, di un capo ormai quasi ottantenne, duramente provato dal proprio curriculum giudiziario. Una mano a questo ipotetico salto di qualità potrebbe darlo proprio Berlusconi, con gli opportuni suggerimenti che gli deriverebbero da un’ormai collaudata esperienza politica, e soprattutto con un deciso passo indietro (le dimissioni da senatore?) che potrebbe a non poco favorirlo nel percorso che dovrebbe seguire una possibile e forse probabile richiesta di grazia. Ma per questo ci vorrebbe un miracolo, e i miracoli, soprattutto di Ferragosto sono merce rara. Guido Compagna