Aepi, una nuova Confederazione che raggruppa 31 associazioni di piccole imprese e 13 mila professionisti, ha avanzato una proposta per l’istituzione di un ministero per il Made in Italy che è stata sottoscritta e presentata in Parlamento da parlamentari di quasi tutti i partiti.
L’unico gruppo che non ha firmato è quello dei 5 Stelle probabilmente perché Di Maio, che ha appena ottenuto il trasferimento del dipartimento del Commercio con l’Estero dal ministero dello Sviluppo a quello degli Esteri, teme di perdere delle competenze che, pur non riuscendo ad esercitare, ritiene importanti per ampliare la propria sfera di influenza.
Come ha illustrato nel corso di una conferenza stampa il presidente di Aepi Mino Dinoi, non si tratta di creare un nuovo ministero per aumentare il numero delle poltrone, ma di raggruppare le competenze oggi sparse tra vari ministeri e le Regioni per organizzare in maniera più efficace sia la difesa dei nostri produttori sia la promozione delle nostre merci sui mercati internazionali. Anche dal punto di vista finanziario non si tratta di aumentare le spese la di coordinare meglio le risorse già oggi stanziate.
L’Italia è senza dubbio un paese che gode di alta creatività da parte imprenditoriale, di una eccellenza nel campo artigianale, insomma nel complesso di produzioni di qualità che il mondo ci invidia e spesso ci copia spacciando per Made in Italy prodotti che vengono fabbricati chissà dove.
Dobbiamo quindi fare sistema – ha concluso Dinoi – in modo da utilizzare al meglio le iniziative del settore pubblico e soprattutto offrire un unico interlocutore alle piccole imprese che, a differenza delle grandi, hanno maggiori difficoltà a proiettarsi sui mercati internazionali. Inoltre avendo a livello centrale un ministero, dotato di portafoglio, capace di dare indirizzi strategici, sarà più agevole coordinare le attività fatte dalle regioni che sono numerose ma che, isolate, hanno un impatto limitato sui mercati.
La proposta di legge è stata presentata da numerosi deputati di tutti i gruppi parlamentari. I primi firmatari sono le onorevoli Gelmini e Fiorini di Forza Italia, l’on. Lotti del PD, l’on. Centinaio della Lega, l’on. Ferri di Italia Viva, l’on. Rampelli di Fratelli d’ Italia, e l’on. Colucci del Gruppo Misto.
Ora la proposta di legge dovrebbe essere esaminata dalla Commissione Attività Produttive e poi approdare in Aula alla Camera. Nel contempo analoga proposta sarà presentata anche al Senato in modo da accelerare l’iter decisionale.
Certo si tratta di un cambiamento rilevante nei rapporti tra ministeri ed è chiaro che ci saranno ostacoli e gelosie da parte di tutti quei livelli burocratici che temono di perdere competenze e potere. Ma è piuttosto evidente che una maggiore efficienza del nostro sistema pubblico deputato alla difesa ed alla promozione dei nostri prodotti sui mercati internazionali potrebbe consentire alla nostre piccole imprese ( poche delle quali riescono ad avere una proiezione internazionale) di aumentare la loro presenza all’estero e quindi apportare notevoli benefici alla nostra economia nel suo insieme. Il cammino di questa proposta sarebbe più spedito se il Governo la facesse propria, ma bisognerà vedere se sarà possibile superare i contrasti che su ogni questione caratterizzano l’attuale maggioranza che sorregge in Conte 2.