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Un miliardario aiuta 18 piccoli editori a trattare con Google e Facebook

Pixabay

In Australia ci sono novità importanti nel mondo dell’editoria online. La Minderoo Foundation, organizzazione filantropica del miliardario Andrew Forrest, ha annunciato che aiuterà 18 piccoli editori a negoziare collettivamente con Google e Facebook la licenza per la pubblicazione delle notizie. La Fondazione presenterà una domanda all’Antitrust del Paese per consentire agli editori di portare avanti la trattativa senza violare le leggi sulla concorrenza. La mossa arriva dopo che, alla fine del mese scorso, l’Autorità ha permesso a un organismo che rappresenta 261 stazioni radio di negoziare un accordo analogo sui contenuti.

In Australia, dallo scorso marzo, Facebook e Google sono tenute a concordare con i fornitori un pagamento per i contenuti che indirizzano traffico e pubblicità sui loro siti. In caso contrario, il governo potrebbe scendere in campo.

Da allora i due colossi californiani hanno siglato accordi di licenza con la maggior parte dei principali media australiani, ma molte piccole imprese sono rimaste fuori dalla trattativa. Per questo Frontier Technology, un’iniziativa di Minderoo, ha affermato che avrebbe aiutato gli editori.

“Le piccole testate australiane che producono giornalismo di interesse pubblico per le loro comunità dovrebbero avere la stessa opportunità dei grandi editori di negoziare licenze per l’uso dei loro contenuti”, afferma in una nota Emma McDonald, director of policy di Frontier Technology.

Un portavoce di Google ha risposto all’iniziativa ribadendo che “i colloqui continuano con editori di tutte le dimensioni”. Facebook ha affermato di “supportare da tempo i piccoli editori indipendenti”.

Forrest, l’uomo più ricco d’Australia, è il presidente e il maggiore azionista del gruppo minerario Fortescue Metals Group. Secondo l’Australian Financial Review, il suo patrimonio netto si aggira intorno ai 19,7 miliardi di dollari americani.

Tra i 18 piccoli editori coinvolti nell’iniziativa rientrano pubblicazioni online di carattere locale o regionale, ha aggiunto McDonald.

Dall’altra parte del pianeta, quindi, si fanno passi avanti su un tema controverso a ogni latitudine: i danni economici causati all’editoria online dagli aggregatori che utilizzano contenuti altrui per trarne profitto e senza pagare.

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