Kenneth Arrow ha vinto il premio Nobel nel 1972 anche, ma non solo, per la sua teoria delle “asimmetrie informative”. L’idea è più o meno questa: l’informazione non è condivisa integralmente tra gli agenti economici, chi ne ha di più può influenzare a proprio favore il prezzo o i termini di un contratto. La presenza di asimmetrie informative può generare comportamenti e produrre esiti non ottimali, come quelli chiamati di selezione avversa (arrivano sul mercato “i bidoni” invece che merci o titoli buoni) e di azzardo morale (è impossibile impedire comportamenti eccessivamente rischiosi, perchè i costi non ricadono esclusivamente su chi intraprende l’azione).
Invitato a far parte della commissione di economisti voluta da Sarkozy per stilare proposte da sottoporre al G20 (poi pubblicate nel Febbraio 2011), Arrow traccia i contorni della crisi attuale e offre lo spunto su come affrontare uno dei problemi che stanno alla sua radice.
Gli agenti non hanno accesso a tutta l’ informazione disponibile e quello che non sanno cercano di dedurlo dal comportamento di altri agenti. Per esempio, quando i prezzi delle azioni cominciano a salire o scendere, anche se non si sa perchè questo avvenga, si è indotti a pensare che qualcun altro abbia l’informazione rilevante e quindi ci si comporta di conseguenza. Ma il contenuto informativo dei prezzi può essere distorto proprio perchè i comportamenti che spingono, per esempio, al rialzo (o al ribasso) di un titolo riflettono un’informazione che non è uniformemente distribuita nel mercato.
L’informazione, spiega Arrow, è una merce: ha un valore e un costo, ma non ha le caratteristiche che la rendono adatta ad essere negoziata sul mercato; può essere ceduta ad altri, senza perderne il possesso; non è facilmente appropriabile e si trasmette nell’interazione sociale, senza alcuna contropartita monetaria.
Quindi ci sono forti motivi per cercare di rendere massima l’ informazione finanziaria disponibile per tutti, almeno per quanto è praticamente possibile. Quando un’ istituzione concede prestiti a brevissimo termine (di solito 24 ore) indebitandosi, l’informazione dovrebbe essere immediatamente disponibile, così che tutti possano valutare rapidamente a quali condizioni opera questa istituzione. Questo implica anche che derivati come i CDS (credit default swaps) debbano essere negoziati in mercati organizzati (come per i futures e le azioni) che prevedono regole precise di negoziazione e prezzi resi noti pubblicamente. Se i prezzi sono accessibili, l’informazione sulle probabilità di default di un titolo o di un’istituzione si diffondono immediatamente; allora sia gli investitori privati sia i regolatori pubblici hanno subito la possibilità di comportarsi di conseguenza.
Tutte le difficoltà alla radice della crisi 2008-2011 sono state moltiplicate dal livello di indebitamento delle banche e degli hedge funds. Una misura apparentemente piccola ma di grande portata, ribadisce Arrow, è che sia noto quale è di volta in volta questo livello, rendendo obbligatoria l’informazione e la regolamentazione dei mercati in cui si negoziono titoli di rischio. “Non far sapere” e “non sapere” nei mercati finanziari sarebbe allora molto, ma molto più difficile.